CENERENTOLA, OPERA DI FIABA di Armando Caruso

CENERENTOLA, OPERA DI FIABA CENERENTOLA, OPERA DI FIABA Con il melodramma di Rossini chiude la stagione della lirica MIEI rampolli, miei rampolli fermriinini» (e non come qualcuno sovente pensa... femminili) canta Don Magnifico. Gioacchino Rossini doveva scrivere in fretta per onorare un contratto mensile e nel caso specifico natalizio, un'opera per Carnevale. Ma poiché in fatto di velocità non era inferiore a nessuno, riuscì in pochi giorni a mettere nero su bianco ed a fare dell'opera giocosa, la più bella delle sue (dopo il «Barbiere», s'intende). «Cenerentola» fiaba in due atti su libretto di Ferretti, andò in scena al Valle di Roma il 28 gennaio 1817. L'opera rossiniana, che è al limite dell'esperienza neobarocca e apre nuovi orizzonti all'opera comica, va in scena al Regio il 14 giugno alle 20,30. E l'edizione torinese in questo può dirsi fortunata: per la presenza di tre artisti: Bruno Campanella, direttore d'orchestra oggi tra i più raffinati nella comprensione della leggerezza rossiniana; Rockwell Blake, che nell'arte del fraseggio, delle variazioni, semicroma per semicroma, non conosce rivali al mondo; Jennifer Larmore, che al colore morbido della voce accoppia una presenza scenica che più rossiniana di così non si può: bella, ora dolce ora triste ora scanzonata e felice. Chi ben comincia è alla metà dell'opera: Campanella &• C. (gli altri cantanti sono Pietro Spagnoli nel ruolo di Dandini), Enzo Darà (Don Magnifico), Laura Chierici (Clorinda, sua figlia), Claudia Marchi (Tisbe) e Michele Pertusi (il filosofo Alidoro) hanno dalla loro una grande esperienza rossiniana. La regia è di un altro grande del teatro buffo: Roberto De Simone, ripresa da Fabio Sparvoli, QUELLO STORICO S OGGI quando si parla di «Cenerentola», pensiamo subito, giustamente, al mezzosoprano che ascolteremo come protagonista. Eppure, al Carignano, un anno dopo l'incendio del Regio, toccò a un soprano, quasi certamente per l'ultima volta in Italia (e forse nel mondo), di impersonare Angelina. Era la famosa cantante catalana Mercedes Capsir, che prendeva il posto, dopo tre lustri, di una compatriota ancora più celebre, Conchita Supervia, destinata durante gli Anni 20 e 30 a ravvivare con la sua classe d'irterprete una sorta di pionieristica Rossini renaissance. Prima di questa ripresa (marzo 1922, auspice Tullio Serafini si deve addirittura risalire al dicembre 1855 per ritrovare un'altra edizione dell'opera rossiniana, protagonista il mezzosoprano Elena D'Angri De Abella. Era la prima volta per il Regio e seguiva di quasi un quarantennio il battesimo torinese, avvenuto ancora al Carignano, nell'ottobre 1817, pochi mesi dopo la «prima» al Valle di Roma. E' di nuovo al Carignano che «Cenerentola» sarebbe tornata le scene di Mauro Carosi, i costumi di Odette Nicoletti. Dice Bruno Campanella: «Bisogna sempre ricordare che "Cenerentola" è opera di belcanto; che privilegia la parola rispetto all'orchestra; che il sestetto "Questo è un nodo avviluppato, questo è un nodo rintrecciato..." è una delle più belle pagine di Rossini, assolutamente geniale, forse splendido come il Quartetto di Rigoletto "Bella figlia dell'amore..." ed infine, che l'opera rossiniana prelude al "Don Pasquale" donizettiano, ma appartiene al genere buffo malinconico, in cui si avverte l'approccio ad una vena quasi romantica». Straordinaria per invenzione OPRANO nel dicembre 1958, quando la Rossini renaissance «doc» aveva cominciato definitivamente ad affermarsi in Italia e altrove. Accanto a Giulietta Simionato, prima Angelina di spicco dell'età moderna, figura infatti l'irresistibile Dandini di Sesto Bruscantini, che ritroveremo undici anni più tardi - con il divertente Don Magnifico di Paolo Montarsolo e una solida protagonista come Biancamaria Casoni -, e ancora nel dicembre 1972 al Teatro Nuovo, protagonista questa volta Lucia Valentini: è la borica Angelina che ritornerà nel maggio di dieci anni più tardi avendo al suo fianco Enzo Darà, ancora oggi Don Magnifico per antonomasia, [gi. gu.] Gli «Amici del Regio» hanno attribuito la targa d'argento triennale destinata ai direttori d'orchestra del Regio al maestro Bruno Campanella, direttore dell'odierna «Cenerentola». Il riconoscimento a gli sarà consegnato lunedì 20 a San Giorgio Canavese durante una manifestazione organizzata nella splendida villa che già fu della grande cantante rossiniana Teresa Belloc. In alto, la protagonista di Cenerentola Jennifer Larmore e una scena dell'opera cromatica e architettonica «Cenerentola» vive oltre che sulla favola della protagonista, anche sulla melodia di arie, duetti, quartetti e sestetti di mirabile fattura. Si pensi a «Un soave non so che» (Don Ramiro e Cenerentola); all'aria «Nacqui all'affanno e al pianto», anticipato e seguito dal concertato, che deve essere affidata ad un'artista dalla tecnica raffinata ma anche in possesso di un forte un senso nostalgico, che può essere reso solo da un bel colore di voce: ebbene, Jennifer Larmore ha tutto questo. Il che è un buon augurio per la «Cenerentola» diretta da Bruno Campanella. Armando Caruso

Luoghi citati: Italia, Roma, San Giorgio Canavese