L'aggressività tra animali della stessa specie
CANI DA COMBATTIMENTO CANI DA COMBATTIMENTO Baby Killer che non conosce la pace L'aggressività tra animali della stessa specie INFINE Buck diede un balzo, colpendo in pieno con la sua spalla quella del suo avversario. Il cerchio si trasformò in una massa nera sul candore della neve mentre Spitz scompariva. Buck restò a guardare: lui, la bestia primordiale dominante che aveva ucciso traendone piacere». La suggestione che esce da questa pagina del celebre romanzo «Il richiamo della foresta» di Jack London, nella quale viene descritta la fine della lotta tra due cani, decisamente è molto forte. Tuttavia occorre sottolineare come sia scarsamente aderente alla realtà del mondo animale la concezione di una bestia primordiale che uccide un suo simile traendone piacere. In natura, infatti, l'aggressività tra animali appartenenti alla medesima specie è un fenomeno ben più pacifico di quanto si possa pensare, che tende quasi sempre a esprimersi verso livelli funzionalmente utili, sufficienti cioè a consentire l'instaurarsi dell'ordinamento gerarchico tra gli individui, senza arrivare a eccessi che intacchino l'efficienza complessiva del gruppo. Così, allo stato selvatico, ove ogni specie ha evoluto con il tempo un suo ottimale livello di aggressività intraspecifica, è entrato nel patrimonio ereditario di quasi tutti gli animali sociali un complesso di meccanismi comunicativi in grado di contenere il livello motivazionale che influenza i comportamenti aggressivi. Grazie a questo, quasi mai i rapporti di competizione arrivano a esprimersi in modo veramente cruento, in quanto le lotte tendono prevalentemente a realizzarsi attraverso innocue ritualità gestuali e, soprattutto, mediante particolari segnali di pacificazione che, attraverso l'evocazione di situazioni emotive di tenerezza, hanno la capacità di disinnescare l'aggressività dell'avversario. Tra le specie che vivono allo stato selvatico, questi sistemi comunicativi finalizzati al controllo dell'aggressività intra¬ m ; :;:£*: L'autostrada Torino-Bardonecchia, lu ce noi spenderemo venticinquemila lire al metro quadro per un totale di 700 milioni, esattamente la cifra necessaria per un'analoga operazione di rimboschimento con piante qualunque», precisa Giorgio Ardito, responsabile della divisione Ambiente della Sitaf. Non c'è rischio che le piante sature di veleni si riproducano generando una deviazione inquinata congenitamente della stessa specie perché si tratta di esemplari resi sterili con un trattamento biotecnologico. A specifica si rivelano in genere, caratterizzati da una notevole efficacia, che invece non sempre si riscontra osservando gli animali che hanno subito un processo di domesticazione. Questi, infatti, quasi sempre sono stati oggetto di pressioni selettive tese a mantenere negli individui adulti caratteristiche comportamentali fortemente infantilizzate che, se da un lato sono in grado di consentire, nei confronti sia dell'uomo sia dei propri simili, positive forme di socialità preadolescenziale, si rivelano, dall'altro, non sufficientemente mature per meccanismi comportamentali tipici dell'età adulta, come quelli legati alla sfera dell'aggressività. Il fenomeno della fissazione delle caratteristiche infantili è poi particolarmente evidente nel cane domestico, animale che si distingue per varie positive caratteristiche neoteniche, tra le quali, fondamentale, la spiccata predisposizione a instaurare nei confronti degli esseri umani rapporti di attaccamento molto simili a quelli che i m:mm il cucciolo vive nei confronti della propria madre. Sulla infantilizzata personalità del cane domestico, tuttavia, numerosi moduli comportamentali più maturi hanno in parte perso efficacia. Tra questi, anche i complessi linguaggi della lotta ritualizzata e della pacificazione che, pur continuando a manifestarsi come moduli di comportamento espressivo, in numerosi casi non arrivano più ad agire sul profondo delle spinte motivazionali. L'indebolita efficacia dei meccanismi di controllo dell'aggressività normalmente nel cane non arriva a esprimersi, proprio per gli aspetti di infantile socievolezza che caratterizzano questa specie. Tuttavia, in concomitanza con spinte selettive mirate all'incremento della reattività nei confronti degli stimoli in grado di scatenare comportamenti di lotta, può arrivare a generare soggetti in grado di combattere in modo estremamente cruento. Ovviamente, poi, l'apprendimento gioca un ruolo non secondario nella formazione dei cani da combattimento, oggi in Italia ben più diffusi di quanto si possa immaginare, in quanto sofisticate tecniche di addestramento consentono l'instaurazione tra l'animale e i propri conspecifici di un rapporto caratterizzato da un alto grado di ansia e sofferenza. In questo modo le lotte diventano lesive, perdendo ogni caratteristica di ritualità e arricchendosi, invece, di numerosi moduli comportamentali che in natura l'animale selvatico utilizzerebbe nell'abbattimento delle proprie prede. Le complesse caratteristiche psicologiche che distinguono il cane lottatore da quello normalmente socievole sembrano comunque caratterizzarsi per un'alta instabilità. Così, appena viene a mancare una consistente pressione selettiva mirata al loro mantenimento, l'animale riacquista nello spazio di poche generazioni i pacifici comportamenti sociali del cane domestico. E in questa curiosa realtà forse si può vedere una vendetta dei meccanismi selettivi naturali, che hanno espresso la loro azione per millenni, sull'uomo. Il quale, seppur bravo allevatore, ha selezionato comunque per poche, anzi pochissime, generazioni. Gic rgio Teich Alassa
Persone citate: Baby Killer, Giorgio Ardito, Jack London, Spitz, Teich
Luoghi citati: Bardonecchia, Italia, Torino
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