Il primo satellite di un asteroide

UNA FOTO STORICA UNA FOTO STORICA Il primo satellite di un asteroide Confermate le previsioni di astronomi italiani In questa eccezionale immagine ottenuta qualche mese fa l'asteroide Ida fotografato dalla navicella americana «Galileo» ha mostrato di possedere un piccolo satellite dal diametro di circa 1,5 chilometri a causa del grandissimo numero di oggetti che la popolano e delle velocità di incontro elevate (in media 5 chilometri al secondo). Gli urti sono violentissimi e distruttivi: basta un proiettile di solo poche centinaia di metri per frantumare completamente un bersaglio di anche 100 chilometri. Qual è l'esito di questi scontri? Le possibilità sono molteplici, almeno tre le principali: ogni frammento viene espulso e continua la sua corsa intorno al Sole in modo del tutto autonomo; o la gravità del corpo impattato è sufficientemente grande da ricatturare tutti i frammenti espulsi e ricostruirsi come og- bilità che non si tratti di un evento isolato? Per avere una risposta basta tornare indietro di circa 15 anni, quando una collaborazione tra l'Osservatorio Astronomico di Torino e l'Università di Pisa si era concretata in un articolo dedicato proprio alla possibile esistenza di sistemi doppi tra gli asteroidi. Già allora si erano descritte in dettaglio le modalità di formazione ed evoluzione dei sistemi binari. La formazione di sistemi doppi o multipli trova la sua logica origine nella frammentazione catastrofica degli asteroidi a seguito dei loro urti reciproci. E' un processo che è stato comunissimo nella fascia principale, ASSICO getto singolo formato da un insieme di rocce tenute insieme dalla auto-gravitazione; o infine l'espulsione dei frammenti non è molto violenta ed essi mantengono traiettorie attorno al Sole estremamente simili tra loro, formando famiglie asteroidali, a volte composte da centinaia di frammenti più o meno grandi. Quest'ultimo caso è il più adatto alla formazione di sistemi multipli. Gruppi interi di frammenti possono infatti essere espulsi nella stessa direzione, come un vero e proprio getto, e i vari pezzi, avendo velocità relative estremamente piccole, possono mettersi in orbita reciproca. Il nostro Ida fa parte di una delle più numerose famiglie asteroidali, quella di Konoris, situata a ebrea 420 milioni di chilometri dal Sole. Buon candidato quindi per poter aver catturato almeno un mini-satellite all'atto della sua formazione nello scontro originario. E, come lui, molti altri potrebbero mostrare le stesse caratteristiche. E' invece da escludere una cattura da parte di Ida di un detrito cosmico vagante. Le velocità relative di incontro nella fascia asteroidale sono troppo alte; al massimo l'intruso subirebbe un drastico cambiamento orbitale, ma non potrebbe mai inserirsi in un'orbita chiusa attorno al corpo più grande. Questo fenomeno naturale è spesso utilizzato nelle missioni spaziali, quando si vuole cambiare traiettoria alle navicelle risparmiando sul carburante. Gli asteroidi doppi, dopo 15 anni, tornano prepotentemente alla ribalta. Cosa ci possono dire? Molto, sicuramente, soprattutto se con le nuove immagmi che giungeranno sulla Terra sarà possibile determinare con accuratezza i parametri orbitali del sistema. In particolare saranno importanti l'eccentricità dell'orbita e il suo semiasse maggiore. Con questi dati sarà possibile una stima accurata della massa di Ida e di conseguenza, conoscendo già con buona precisione il volume, della sua densità. Questa è una grandezza fisica fondamentale per qualsiasi modello di frammentazione catastrofica. E' facile intuire quanto possa essere diverso il risultato di un impatto a seconda che il bersaglio (e anche il proiettile) abbia una densità più o meno elevata. Si possono poi anche trarre indicazioni sull'epoca dello scontro in quanto il satellite, a causa degli effetti mareali reciproci, ha una vita limitata. A seconda dell'attuale configurazione orbitale è possibile stabilire lo stato di evoluzione dinamica del sistema doppio e quindi l'età dell'evento originario. Più in generale, tutta la visione dell'evoluzione collisionale acquista un parametro fondamentale in più, con le ovvie ripercussioni sui modelli teorici relativi. Un commento finale. L'eccessivo stupore di oggi è forse in parte ingiustificato. Guardando non solo alle previsioni teoriche ma anche a vari fatti sotto gli occhi di tutti, come l'esistenza di crateri doppi o multipli da impatto (stranamente vicini e coetanei) su vari corpi del sistema solare, tra cui la Terra, nonché le forme allungate di molti asteroidi, talvolta difficilmente spiegabili, alcune conclusioni erano forse già deducibili. A quando il satellite di un satellite? Vincenzo Zappala Osservatorio di Torino

Persone citate: Vincenzo Zappala Osservatorio

Luoghi citati: Torino