UNA MEMORIA DEL FASCISMO

UNA MEMORIA DEL FASCISMO UNA MEMORIA DEL FASCISMO SIULIANA Segre Giorgi è il suo linguaggio, frugale, ma non disadorno, morale, ma non predicatorio. In Piccolo memoriale antifascista, la signora narra una vita «ingenua», etimologicamente, naturalmente libera, ricca (finora) di ottantadue capitoli. Pagine destinate ai «nipotini», tra i venti e i quarant'anni, ansiosi di conoscere «un passato concluso ma da non dimenticare». E soprattutto rivolte (la testimone non lo dice, epperò è così) a quanti pur sapendo mentono (come non ricordare la sentenza shakespeariana: «Chi conosce la verità e dice che è bugia è un malfattore»?). A Torino, la città natale, Giuliana Segre Giorgi ha fatto ritorno dopo un lungo altalenare «di qua e di là dall'oceano»: Ponza, Sào Paulo, Parigi, Roma. Nel quartiere dov'è cresciuta, vicino al Po, evoca i familiari, gli amici, i luoghi, gli episodi di un'esistenza all'impiedi, estranea alla nostalgia, alle geremiadi, alla lacrima. E anche all'odio: più forte, sino a imporsi come esclusiva, è la serenità irradiata dalla dignità ovunque salvata. Nel tempo si raccolgono nomi noti intorno a Giuliana Segre Giorgi. E' nipote di Claudio Treves, il deputato socialista, cugina di Carlo Levi, compagna di liceo di Luisotta Monti, allieva di Lionello Venturi, ospite della giellista casa di Barbara Allason (con Pavese, Antonicelli, Alberto Rossi), corteggiata da Leone Ginzburg... Nel marzo 1934 prima operazione di polizia contro GL - è arrestata col padre (e Ginzburg, Mila, Antonicelli, Sion Segre...). Lascerà le «Nuove» in aprile. Il padre lo rivedrà in autunno, a Ponza, l'isola del confino, un angolo di Italia civile che pulsa nelle pagine di Giorgio Amendola. Nella colonia, Giuliana Segre co¬ Luciano Curino Avete conservato i vostri diari? Scrivete poesie, racconti, ricette? Avete ancora le lettere dei vostri fidanzati? Avete fatto la vostra biografia? Volete farne un libro «anche una copia sola?». Allora inviate con raccomandata i testi a Blue Service e dopo pochi giorni riceverete il simpatico libro tutto scritto da voi «anche una sola copia». BLUE SERVICE è a SANREMO (IM) in via DUCA degli ABRUZZI 43 tel. 0184/54.29.48 - 53.55.22 ti e devoti. Gli ufficiali austroungarici (ma anche boemi, ceki, italiani, croati bosniaci, sloveni, polacchi) avevano perso tutte le guerre, almeno da Napoleone in avanti; eppure ogni volta il loro esercito ne usciva rafforzato nella sua vitale unità. Deàk ha scavato negli archivi, decifrato migliaia di carriere, stipendi, scandali, episodi di valore e squallide storie di caserma, decoro borghese e bassi stipendi. E alla fine ha scoperto che la medicina contro il nazionalismo erano la disciplina e l'ideologia. Il tedesco era la lingua base, ma solo perché serviva per il campo di battaglia. Gli ufficiali dovevano imparare le lingue dei loro soldati e gli esami di ungherese o croato rallentavano o acceleravano le carriere. Era, in fondo, un esercito da operetta, addestrato sommariamente e in ritardo rispetto alle vere potenze dell'epoca (peggio stava soltanto l'Italia). Ma come confidava Francesco Giuseppe, una parata e un concerto in piazza ogni domenica in tutte le città del grande impero valevano di più che una battaglia vinta. Domenico Quirico Istvàan Deàk Gli ufficiali della monarchia asburgica Editrice Goriziana, pp. 380. L. 40.000 nosce Bruno Giorgi, doppia nazionalità (italiana e brasiliana, essendo originario di Campinosi, comunista, scultore (è suo il monumento «Os Candangos», simbolo di Brasilia). Di lì ad alcuni mesi, il matrimonio. Subito oscurato dall'arresto e dalla detenzione di lui, a Napoli. Ne uscirà grazie all'accoglimento della richiesta di rimpatrio in Brasile. E' il gennaio 1936 quando con la moglie s'imbarca per l'avventura transatlantica. A Sào Paulo, data la situazione politica, la coppia non resta molto. Torna in Europa, a Marsiglia. Togliatti ordina a Giorgi di svolgere attività di propaganda fra gli artisti nella Parigi di Leon Blum. Riecco Carlo Levi, Lionello Venturi, Giorgio Amendola. E i funerali dei Rosselli, Jean Dubuffet, il tristo Pitigrilli... E ancora Sào Paulo. E, nel dopoguerra, Torino, Ferrara (la città materna), Roma. E ancora il Brasile. Un andirivieni scandito dalla passione (e dalla necessità) di tradurre. Due titoli, in particolare: Macunaima di Mario de Andrade (Adelphi) e Teresa Batista stanca di guerra (Einaudi). «E' il discorso dell'esilio e del ritorno dall'esilio» osserva Vittorio Foa nella lettera che suggella il Piccolo memoriale antifascista. Antifascismo che, definitivamente tramontata quell'epoca nera, sopravvive - ancora Foa - come «lotta contro la negazione degli altri». E' la religione della libertà la lezione, la fede infrangibile di Giuliana Segre Giorgi. Bruno Quaranta Giuliana Segre Giorgi Piccolo memoriale Lindau pp. 96, L. 12.000 Piccolo memoriale antifascista