Miliardi che vanno e forse non tornano più di Marco Ansaldo

Gli 11 sponsor ufficiali, che hanno investito nel Mondiale 20 milioni di dollari a testa, sembrano pentiti Gli 11 sponsor ufficiali, che hanno investito nel Mondiale 20 milioni di dollari a testa, sembrano pentiti Miliardi che vanno e forse non tornano più «Il calcio ha poche pause e non si riescono a inserire gli spot» MARTINSVILLE DAL NOSTRO INVIATO multinazionali, perché sfrutteranno l'impatto del calcio in tutto il mondo e, per quanto riguarda gli altri, le aziende che in America si rivolgono a un mercato molto ben definito che punta sui consumatori di madrelingua spagnola, sui giovanissimi e sulle città che ospiteranno il Mondiale. «Secondo le nostre rilevazioni i sedici milioni di ragazzini e ragazzine che giocano al soccer in questo Paese sono molto più interessati ai Mondiali della maggioranza degli adulti», sostengono le agenzie di sondaggi pagate dalle industrie. E gli ispanici garantiscono un altro mercato interessante. Tutte le previsioni di business si giocano sulle cifre dell'ascolto televisivo molto più che sulla partecipazione diretta all'evento. Le televisioni americane non si attendono comunque uno share straordinario in termini di ascolto. Arrivare all' 11 per cento viene considerato un trionfo, ma ci si accontenterebbe della metà. «In ogni caso dal 18 luglio la gente in America si occuperà di altri avvenimenti e non più del calcio: è tipico della nostra cultura», ha dichiarato a Usa Today un dirigente della Reebok, Peter Moore. Qualcuno già teme di aver gettato molti miliardi dalla finestra. Ma sono palliativi. A conti fatti l'impressione è che l'investimento degli undici sponsor, dei molti partners e delle trecento aziende che hanno ottenuto il diritto di utilizzare il logo dei Mondiali non produrrà quel miliardo di dollari di profitti (1600 miliardi di lire) che era nelle prospettive. Secondo gli esperti di marketing ne trarranno giovamento soltanto le Il messaggio insomma potrebbe arrivare debole ai consumatori, soprattutto a quelli americani. Le tv hanno cercato di ovviare al problema, anche perché gli spazi di contorno restano invenduti: tutti vogliono che i propri spot siano una parte dell'evento, altrimenti non comprano. Non potendo interrompere la partita con le pubblicità, l'Abc e la Espn (il canale sportivo) inseriranno sul video un orologino segnatempo sponsorizzato a rotazione da cinque marchi, ciascuno dei quali totalizzerà una presenza di diciassette minuti. Il canale in spagnolo Univision farà scorrere nella parte bassa dello schermo una figurina animata che pubblicizzerà Reebok, Budweiser, Coca-Cola, Chevrolet, At&T e McDonald's. Marco Ansaldo

Persone citate: Peter Moore

Luoghi citati: America, Usa