Via ai prepensionamenti

Via ai prepensionamenti Via ai prepensionamenti ROMA. Il ministro del lavoro, Mastella, ha sottoscritto l'accordo fra il gruppo Lucchini e le segreterie nazionali Firn, Fiom e Uilm che prevede nel triennio 1994-1996 pensionamenti anticipati per 1503 lavoratori. Il piano interessa tutte le aziende del gruppo e unità produttive situate in Piemonte, Lombardia, Toscana e Basilicata. Intanto continua lo sciopero iniziato il 9 giugno nell'acciaieria polacca acquistata dalla Lucchini nel maggio 1992, la Huta Lucchini Warszawa. Ieri i 1500 dipendenti della fabbrica hanno inscenato una manifestazione di protesta a Varsavia, davanti alla sede del governo, per sostenere le loro rivendicazioni salariali. Tra queste figurano un aumento del 30% dei salari, un ammodernamento degli impianti e la richiesta al governo di distribuire le azioni della società ai dipendenti. Carlo Sama voluto far emergere la verità in questo giallo finanziario. Si è preferito, insiste il portavoce della famiglia, attribuire ogni colpa ai Ferruzzi: «Eppure - si difende - le perdite scoperte da Deloitte in Montedison non sono attribuibili né a me né agli altri amministratori colpiti dal provvedimento di sequestro voluto da Guido Rossi». La tesi è nota. Sta alla base dell'autodifesa dei Ferruzzi dalle accuse dei magistrati che indagano sui fondi neri, sui back to back usati per dirottare in tasche diverse i quattrini delle società, sui falsi in bilancio. E puntuale, nell'autodifesa, riecco il j'accuse a Mediobanca che, anziché aiutare la famiglia a uscire dalla crisi, si sarebbe impossessata di Ferfin e Montedison. Ripete Sama: «La posta in gioco era il secondo gruppo industriale del Paese, bisognava prima espropriarlo della gestione, poi condurre una campagna scandalistica contro la famiglia fino a toglierci l'onore. Ora vor¬ rebbero anche ucciderci civilmente». Un buco da 115 miliardi. Combattono la loro battaglia legale (e d'immagine) i Ferruzzi. L'impresa è titanica. Anche perché, nel frattempo, si aprono nuove voragini nei conti della galassia societaria. Sono 115 i miliardi scoperti solo due mesi fa e ora contabilizzati nel bilancio '93 (che verrà sottoposto all'approvazione dell'assemblea di fine mese) della Ferfin che presenta una perdita civilistica di 2267,2 miliardi. Questi 115 miliardi di nuovo buco (che Sama dice «esser frutto della gestione di Schimberni») sono stati scoperti nei conti della Fenicia, una società al 100% Ferfin e che ha il controllo della Trenno: «Si tratta di finanziamenti illecitamente concessi a terzi», si legge nella bozza di bilancio. Finanziamenti concessi - ha già ammesso l'amministratore di Fenicia, Villa - dall'82 fino al marzo di quest'anno a vari costruttori tra cui anche l'immobiliarista Golio e usati per realizzare iniziative immobiliari nell'Italia nord-occidentale e nella Francia meridionale. Perdonato Berlini. Intanto, dal bilancio '93, l'ultima sorpresina: dopo l'accordo con Sergio Cragnotti (che ha restituito 78 miliardi), c'è stato l'accordo anche con Pino Berlini, l'uomo di Losanna, l'uomo dei back to back, il finanziere di casa Gardini-Ferruzzi. Berlini ha restituito contanti e titoli per 60 miliardi riconoscendone la titolarità della Ferfin. In cambio Guido Rossi e il nuovo vertice hanno accettato di far decadere ogni azione di rivalsa legale nei suo confronti. Un «perdono» che ha scatenato le ire di Sama (e di Galgano): «E' sconcertante, sono fondi della famiglia, non di Berlini». Ma che Rossi, tranquillo, spiega così: «Abbiamo avuto il consenso di Di Pietro e Iacoviello». Rapporto «nero» sul settore, serve più integrazione con l'industria

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