Cenerentola al Regio chiude in bellezza
Folto pubblico per l'opera di Rossini Folto pubblico per l'opera di Rossini Cenerentola al Regio chiude in bellezza Personalità e melomani per ascoltare le acrobazie vocali di Larmore e Blake gione di Nord-Ovest, generale Silvio di Napoli. Cenerentola, la bellissima americana Jennifer Larmore, apre bocca per raccontare: «Una volta c'era un re, che a star solo s'annoiò...». Il predestinato è il principe Don Ramiro impersonato dal tenore americano Rockwell Blake, campione di gorgheggi, di trilli e agilità mozzafiato. Jennifer e Rockwell fanno a gara per strappare l'applauso al pubblico e ci riescono senza apparenti sforzi. E' una sfida all'ultimo acuto, ma fatta con stile. Bruno Campanella dal podio tiene l'orchestra leggera. Spiega prima di scendere in buca: «Quando Rossini scrisse Cenerentola e le altre sue opere, disseminava sulla partitura "forte" e "fortissimo", ma allora gli archi erano fatti con corde d'animale, e i fiati non avevano la potenza di oggi, quindi bisogna reinterpretare il dettato rossiniano ed evitare che la leggerezza delle voci, obbligate ad acrobazie incredibili, vengano coperte dall'orchestra». E l'orchestra del Regio chiude in bellezza la stagione in un crescendo che più rossiniano di così si muore. Enzo Darà apre le «ostilità» con «Miei rampolli femminini...», ma l'attesa del pubblico è tutta per il duetto «Un soave non so che», per le acrobazie e le variazioni svettanti di Larmore-Blake; per il magnifico concertato «Questo è un nodo avviluppato...» e per l'interpretazione di «Nacqui all'affanno e al pianto» con cui Cenerentola conquista il pubblico del Regio. Bravissimi tutti gli altri: dalla leggiadra e talentosa Laura Cherici che fa coppia con Daniela Caminiti, all'aitante Dandini di Pietro Spagnoli, per non parlare di Michele Pertusi che dà voce al filosofo Alidore [ar. ca.] TORINO. Se il filosofo Alidore non si fosse dato da fare per cercare la fanciulla da far sposare al principe Don Ramiro, Rossini non avrebbe scritto la sua «Cenerentola» e probabilmente Roberto De Simone, regista dell'opera (qui ripreso da Fabio Sparvoli), non avrebbe ambientata la fiaba tratta da Perrault nel palazzo Serra di Cassano che sta di fronte alla reggia di Napoli, anziché a Salerno come vorrebbe il libretto di Ferretti. La «Cenerentola», che Rossini scrisse in 24 giorni a rotta di collo per non farsi strapazzare dall'impresario che gliel'aveva commissionata, comincia nel più classico dei modi, perché De Simone «il più grande cenerentologo del mondo» non tradisce il testo: così le sorelline sono in ghingheri per andare alla festa e lei Cenerentola, poverella, è costretta a rimanere in cucina. Ad una fiaba non dicono di no neppure i filosofi, così ieri sera oltre a Norberto Bobbio, che non s'è mai perso una recita al Regio, c'era anche Gianni Vattimo; vecchi e nuovi rappresentanti della rinnovata vita politica torinese: il presidente della Regione Gian Paolo Brizio, il professor Ugo Perone assessore alla Cultura del Comune, Besso Corderò della Provincia; altre personalità: il console di Francia, madame Michelle Dantec, Franco Debenedetti, Cesare Annibaldi della Fiat, naturalmente il sovrintendente Elda Tessore accompagnata dal direttore artistico del Regio Carlo Majer, che ha voluto fortemente, insieme con il direttore d'orchestra Bruno Campanella, questa edizione di «Cenerentola»; il comandante della Scuola di Applicazione, generale Giuseppe Oro;fino; il comandante della Legione carabinieri, generale Paolo Di Noia e il comandante della Re¬
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