Tra Freud e Jung l'ombra di Sabina

«Questa non è una storia d'amore: lo spettro che divorò tutti i protagonisti non fu un essere ma una teoria» «Questa non è una storia d'amore: lo spettro che divorò tutti i protagonisti non fu un essere ma una teoria» Tra Freud e Jung l'ombra di Sabina Studio, rivalità e amanti: Sigmund con la cognata, Karl Gustav con la paziente na Jung scoprì un segreto di Freud, segreto che anche dopo che fu reso pubblico nessuno ha mai voluto discutere. E cioè la seconda «storia d'amore», ovvero quella tra Sigmund Freud e la sua graziosa cognata Minna Bernays, grave agli occhi del discepolo per 2 suo evidente elemento incestuoso. A quell'epoca, a Zurigo, Sabina Spielrein era già travolta in pieno dalla passione per Jung che l'avrebbe resa infelicissima, e spinta a cercare rifugio e vendetta nelle cure di Freud a Vienna. Nel 1907 Jung aveva scritto a Freud di una ragazza che stava incominciando a identificarsi con lui, che desiderava guarire gli altri attraverso la psicanalisi, e anche dargli un figlio. Quella ragazza diventa in realtà la sua amante a partire dal giugno 1908. Ci sono molti incontri segreti. Poi Jung comincia a rendersi conto dei rischi che questo comporta per la propria reputazione. E cerca di rompere. Da principio con le buone: «Ridai a me, in questo momento in cui ne ho bisogno, un poco dell'amore e colpa e altruismo che sono stato capace di dare a te al tempo in cui eri malata. Sono io ora il malato». Non sia fuorviato, il lettore, dal ritratto poco onorevole di un Jung sentimentale e pasticcione che emerge da tutto questo. Perché parallelamente John Kerr non perde occasione per correggere molti punti a suo sfavore. Dimostrando, per esempio, che in virtù della sua associazione alla clinica Burghòlzli e delle sue pubblicazioni, era Jung a «mettere Freud sulla mappa scientifica», e non viceversa. In questa prospettiva, Zurigo era un centro importante almeno quanto Vienna, e su quest'asse le teorie di Jung si rivelerebbero le più empiriche. Detto questo, ciò che segue in effetti non è edificante. La madre di Sabina viene allertata da una lettera anonima - scritta quasi certamente dalla moglie di Jung, Emma - e chiede spiegazioni. Jung le risponde ricordandole che se doveva vedere Sabina da medico e non da amico, questo significava che si doveva pagarlo («la mia tariffa è di 10 franchi per seduta»). Infelicissima mossa difensiva, interpretata al peggio dai posteri. Ma quel che è interessante è che ora Jung confronti Sabina secondo la medesima linea di difesa adottata con i genitori: era stato troppo buono con lei, lei voleva troppo, i suoi sintomi erano desideri frustrati, ecc., proponendole di tornare all'analisi. Poi la versione per Freud: la donna che ha curato «pianificava sistematicamente la mia seduzione... Ora cerca la vendetta... Sta spargendo la voce che intendo divorziare da mia moglie». E Freud, a cui scrive anche Sabina, risponde magnanimo: «Il modo in cui queste donne cercano di affascinarci... è uno dei grandi spettacoli della natura». Ma no. Non è vero che era una tempesta in un bicchier d'acqua. Anche se secondo Kerr sbaglia chi crede che sia stata una condanna inespressa - di Freud a far precipitare i rapporti tra i due studiosi, da questo momento in poi. Che Jung fosse andato a letto con una sua paziente non era certo motivo di grande scandalo. Il suo collega Ferenczi aveva fatto di peggio: aveva preso in cura la figlia della donna che amava e poi si era innamorato della ragazza. Freud aveva dovuto soccorrerla psichiatricamente per salvare la situazione. No, il problema era un altro: ed era che Jung, nei suoi orientamenti teorici sempre più divergenti da quelli del mae¬

Luoghi citati: Sabina, Vienna, Zurigo