Scaffali di guerra

il caso. Bufera per l'anteprima al Salone del «volume da ascoltare» di De Crescenzo il caso. Bufera per l'anteprima al Salone del «volume da ascoltare» di De Crescenzo Scaffali di guerra Librai torinesi contro Mondadori r\ |E voi chiuderete i vostri L ' portafogli, noi non vi m manderemo più i nostri il libri». Pier Capponi ha armi più convincenti di una semplice campana. Ha titoli che diventano bestseller prima di andare in vendita. Pier Capponi si chiama Mondadori e deve fronteggiare l'ira di venticinque librai torinesi furenti perché all'ultimo Salone del Libro, al Lingotto di Torino, la casa editrice di Segrate ha venduto - prima della diffusione in libreria «qualche decina» o «molte copie» (in realtà 750, una più una meno) di Usciti in fantasia, il libro «che si legge con le orecchie», l'audiolibro di Luciano De Crescenzo da ascoltare al semaforo o in spiaggia mentre ci si abbronza. I librai dicono: concorrenza sleale, mancato guadagno, imbarazzo di fronte ai clienti. L'editore replica: qualche copia pilota, molta promozione vantaggi per tutti. Ma i librai ribelli avvertono che non pagheranno le fatture di maggio e giugno («Non noccioline, ma oltre cento milioni», dicono a Mondadori). E da Segrate, in sostanza, rispondono: «Se annunciate di non pagarci, non vi mandiamo volumi in anticipo: pagate in contanti». Elisabetta zu Stolberg, titolare della libreria Druetto, in pieno centro, presidente provinciale dell'Associazione librai, non aggiunge nulla alle lettere che ha spedito. E il resoconto dell'accaduto passa a Alessandro Bacci, direttore commerciale di Mondadori: «Al Salone volevamo presentare De Crescenzo con questa novità dell'audiolibro. Ma, purtroppo, si era in ritardo con le cassette». Lo stesso autore ammette di aver fatto pressione perché qualcuna fosse preparata e portata a Torino, così da non «presentare un prodotto fantasma». Con faticoso «lavoro notturno» (parola di De Crescenzo) vengono messe insieme sei o settecento cassette da portare al Lingotto: lì lui fa il suo ingresso in auto e spiega al pubblico che, secondo i dati Istat, gli italiani Un errore che dura da cinque secoli Mi permetto esporre qui un'osservazione in merito a un articolo comparso su codesto giornale nell'edizione del 10 giugno. L'articolo «Zarri, amplesso in Paradiso» di Domenico Del Rio è corredato della figura (particolare) del celebre dipinto di Masaccio La cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden, riguardo a tale raffigurazione mi vien fatto di domandarmi: come si può spiegare che il grande pittore (cosa già da me notata da tempo in vari altri autori, anche moderni), abbia ritratto i due personaggi biblici non generati da donna con tanto di ombelico, ben in vista anche prima del recente restauro? Nessun critico, in oltre cinque secoli, ha mai rilevato quello che mi sembra un enorme svarione, anche poi se messo in rapporto alla biblica affermazione che l'essere umano sarebbe stato creato «a immagine e simiglian za» del supremo Artefice? Esistono opere d'arte in cui non compaia su detto soggetto questa stranezza? Sarei curioso di saperlo. dott. Griva Guido, Torino Di leva, 21 mesi senza passaporto Apprendo con viva costernazione che Craxi, dalla sua modesta dimora tunisina, commenti il ritiro del passaporto sostenendo di essere vittima di una violenza assurda e della foga persecutoria dei giudici milanesi. E inoltre, che tale provvedimento leda i suoi fondamentali diritti di cittadino. Ora, tralasciando il fatto che i cittadini che si arricchiscono con i soldi nostri, con quelli dell'Onu, con le tangenti e con il traffico di armi dovrebbero stare rinchiusi in posti un po' più freschi di Hammamet, vorrei esporre la seguente vicenda, che è piuttosto illuminante riguardo alla democraticità delle nostre leggi e al rispetto dei diritti civili. Nell'agosto del 1992 sono stato chiamato alle armi. La legge pre- trascorrono in media 53 minuti al giorno su una macchina, cioè quattro settimane all'anno. E tante bastano per leggere un poco, con le orecchie anziché con gli occhi. La folla esulta, e compra le 750 copie. Fine della promozione. Ma per molti librai di città e provincia non è finita affatto. Martedì 24 maggio arrivano in Mondadori due telegrammi, uno firmato Piero Femore, che dirige l'attivissima libreria Campus, proibito offrire quello che ancora non è sul mercato». Lo dice come libraio o come anche vicepresidente del Salone? «Per tutti e due. C'erano delle regole. E gli editori devono rispettarle per rispettare la professionalità dei loro clienti, cioè i librai». Chi aveva protestato ma non ha aderito al blocco dei pagamenti è Piero Femore, della Campus: «Ho espresso solidarietà ai colleghi e disappunto alla Mondadori. Ho ricevuto un telegramma di scuse e auspico un incontro per chiarirci sul futuro. Ma una protesta di questo genere, sui pagamenti, è sbagliata. Si rischia di passare dalla parte del torto». Qualche metro più in alto di torto e ragione se ne sta De Crescenzo, ieri sera a Bologna per presentare l'audiolibro con supporto di bella ragazza che faceva lo strip sulle note della colonna sonora di 9 settimane e s/r. a fine spogliarello accende la lampada abbronzante e diventa scura ascoltando Usciti in fantasia. Dice lo scrittore: «A Torino si trattava di fare una presentazione spettacolare, con l'auto in scena. Come si faceva senza l'oggetto? Tutto lì. L'hanno presa male. Ma io non me la prendo più per niente. Dovrei arrabbiarmi perché esistono i "falsi De Crescenzo", ce n'è perfino uno al museo Cartier». E' così che cambia il mercato: dai premi «sulla fiducia» (come allo Scanno dove è stato tra i finalisti Raffaele La Capria prima che il romanzo fosse stampato) ai «falsi» e agli «scioperi» e «serrate» di librai ed editori. Ma, commenta Femore, è così la vita: «I giornali sono i primi a correre all'anteprima, ma fa parte del loro mestiere... In alto: Luciano De Crescenzo. A sinistra: Angelo Pezzana, vice presidente del Salone del Libro di Torino

Luoghi citati: Bologna, Segrate, Torino