«Il giudice favoriva i boss» di Fulvio Milone

e' stato arrestato il procuratore di Vallo della Lucania e' stato arrestato il procuratore di Vallo della Lucania «Il giudice favoriva i boss» Napoli, si allarga lo scandalo NAPOLI. Dieci anni di malaffare nascosti sotto la toga di un magistrato rovinato dalla febbre del gioco. Dopo mesi di indagini gli uomini della Dia di Napoli hanno fatto scattare le manette ai polsi di Nicola Boccassini, procuratore capo della Repubblica di Vallo della Lucania. Nei suoi confronti il giudice per le indagini preliminari Luigi Esposito ha emesso un ordine di custodia cautelare per reati molto gravi: corruzione, concussione, favoreggiamento e abuso d'ufficio. Secondo l'accusa, Boccassini, che perdeva cifre da capogiro al tavolo verde, si era legato ad uno stuolo di faccendieri salernitani, servendosi della sua carica per coprire una lunga serie di abusi edilizi e altri affari poco chiari. Cosa avrebbe ottenuto in cambio? Numerose «mini-bustarelle» da poche decine di milioni, che gli avrebbero però consentito di tenere a bada i creditori e condurre una vita relativamente agiata. Con Boccassini sono finite in carcere altre sei persone: l'avvocato Mario Siniscalco, ex consigliere comunale del psi di Salerno, Angelo discuoio, sindaco del comune di Ascea e presidente della comunità Montana «Lambro e Mingardo», le sorelle Laura e Liliana Clarizia, titolari con una figlia di Boccassini della società di pubblicità «First Agency», e i procacciatori d'affari Franco Ferolla e Antonio Sabìa. L'elenco PALERMO. Al processo per associazione mafiosa al questore del Sisde, Bruno Contrada, un alto magistrato assicura: Giovanni Falcone «non si fidava» di Contrada. Prima di lui l'avevano sostenuto altri testi. Ieri è stato il turno del sostituto procuratore generale della Cassazione, ex membro del Csm, Vito D'Ambrosio, che ha precisato di essere stato «in fraterna, strettissima amicizia» con il magistrato assassinato nella strage di Capaci il 23 maggio 1992 e che con lui aveva fondato la corrente dei giudici verdi. D'Ambrosio ha parlato di diffidenza nutrita da Falcone «in rapporti diffìcili» con Domenico Sica allora alto commissario antimafia, anche verso altri, come il giudice Vincenzo Geraci (pure lui ex del Csm) e, per la sua linea politica, di Leoluca Orlando, già allora sindaco di Palermo. Immediata la replica di Geraci che ha precisato di essere stato sempre in pessimi rapporti con D'Ambrosio con il quale non si salutava e non si saluta neanche oggi. [a. r.] degli indagati, però, potrebbe allungarsi nei prossimi giorni. I magistrati napoletani, infatti, hanno firmato altri sette avvisi di garanzia. Fra i destinatari vi è un altro magistrato: il procuratore aggiunto di Vallo della Lucania Anacleto Dolce. Suo fratello, Romano Dolce, procuratore a Como, è stato arrestato il mese scorso per associazione a delinquere per ordine della magistratura bresciana. L'inchiesta su Nicola Boccassini, già da tempo sotto accusa da parte del Csm che gli aveva sospeso lo stipendio, è partita grazie alle confessioni di due pentiti della camorra: Pasquale Galasso e Mario Pepe. Furono loro ad in¬ CONTRADA tre due condanne per abuso edilizio e per un incidente in fabbrica costato la vita ad un operaio. Per evitare sentenze troppo dure, Elio Graziano avrebbe fatto una serie di favori a Boccassini. Prestò trenta milioni senza pretendere alcun interesse ad una figlia del magistrato, e poi l'assunse in fabbrica. Ma soprattutto, fu costretto a pagare i debiti di gioco del procuratore e di un altro appassionato del tavolo verde, l'avvocato Siniscalco. «Pretendevano sempre di più - ha ammesso l'industriale -. Una volta dovetti sborsare i soldi che quei due avevano perso al Casino di SaintVincent. Vollero che provvedessi anche al conto dell'albergo». Ma l'elenco dellle accuse contro il capo della procura di Vallo della Lucania non finisce qui. C'è il capitolo intitolato alla comunità montana «Lambro e Mingardo». Per farsi propaganda, l'ente affidò alla «First Agency» l'appalto per la produzione di ventimila depliants pubblicitari. L'operazione passò con il placet del magistrato, che aveva una figlia nel consiglio di amministrazione della società. Non basta: Nicola Boccassini, che aveva lavorato nella procura generale di Salerno, è stato fino a due anni fa componente della commissione per i condoni edilizi di quella città: un'altra occasione d'oro per arrotondare lo stipendio. Fulvio Milone