la tecnologia della morte

8 8 NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Mercoledì 15 Giugno 1 Ogni rinvio dell'ultimo momento era considerato estremamente improbabile. Questa mattina, alle 8 italiane, David Lawson doveva essere giustiziato nella prigione di Raleigh, Carolina del Nord. Potevano scegliere fra l'iniezione letale e la camera a gas, i due sistemi in uso in quello Stato. Hanno optato per il gas e questo ha dato all'avvocato di Lawson, Marshall Dayan, un ultimo appiglio per condurre fino in fondo la sua battaglia: quello di appellarsi al passaggio della Costituzione che proibisce sistemi di punizione «crudeli e insoliti». Una battaglia praticamente senza speranza, visto che la Corte Suprema ha già avuto modo di dire in svariati casi precedenti che questo argomento del LA TECNOLOGIA DELLA MORTE UN tempo in America, quando la partecipazione della comunità alle esecuzioni capitali era diffusa, scuole e negozi chiudevano, il condannato doveva sfilare in mezzo alla gente fino al patibolo e i politici approfittavano della folla ammassata per farsi un po' di propaganda. Per l'ultima esecuzione pubblica negli Stati Uniti - un'impiccagione a Owensboro, nel Kentucky, nel 1936 - arrivarono circa 20 mila persone. Da allora le esecuzioni capitali sono state spostate all'interno delle prigioni, in minuscole stanze prive di finestre, dove vengono osservate soltanto da pochi testimoni scelti. In America la pena di morte è viva e vegeta. Lo scorso anno sono stati giustiziati 38 prigionieri, in 10 Stati: il numero più alto a partire dal 1962. Nel '92 ne sono stati uccisi 31. E dato l'irrigidimento dei giudici l'ora della morte si avvicina per i 2700 prigionieri chiusi nei bracci della morte, un numero che cresce ogni giorno. Gli americani sono esacerbati dalla violenza sempre più dilagante e cercano disperatamente di fare qualcosa per arginarla. Così, si continuano a uccidere gli assassini, sebbene sia evidente che la pena di morte non funziona come deterrente. I legislatori difendono a spada tratta la pena capitale, tentando però di renderla più efficiente, più umana e più digeribile per il grande pubblico. Dal momento che apparteniamo tutti a una società che infligge la pena di morte, non possiamo ignorare quello che di fatto accade sulle sedie elettriche, i lettini o le forche dei 36 Stati che adottano questa condanna. Le esecuzioni sono eventi pubblici, cioè eventi che coinvolgono tutti i cittadini. E per quanto sgradevole sia lo spettacolo, non possiamo esimerci dal guardare attraverso quali processi un essere vivente venga trasformato in un cadavere per la sicurezza di tutti gli americani. Nel passato si cercava di essere i più brutali possibile, ricorrendo a metodi come l'olio bollente, la graticola o la croce. Ci piace pensare che da allora di strada ne abbiamo fatta parecchia, adottando metodi «moderni» come l'impiccagione, la sedia elettrica, il gas o le iniezioni letali. Ma i racconti dei pochi testimoni autorizzati ad assistere alle moderne esecuzioni rivelano chiaramente che la tecnologia avanzata non sempre rende la pena di morte meno dolorosa da affrontare né sgradevole da vedere e che quasi tutte le esecuzioni sono spaventose. Il reverendo Joseph B. Ingle, un ministro della Chiesa Unita di Cristo che ha assistito a una ventina di esecuzioni, sostiene che il pubblico americano deve sapere bene che cosa succede: «Quando la gente capisce quello che succede là dentro, ne è sconvolta». Il problema del dolore non è secondario. Più di un secolo fa, la Corte Suprema aveva decretato che la pena di morte doveva essere «la pura estinzione della vita» e che la tortura o una «agonia prolungata» erano anticostituzionali. Nel 1972 l'Alta Corte annullò tutte le leggi che prevedevano la pena di morte proprio

Persone citate: David Lawson, Della Morte, Lawson, Marshall Dayan

Luoghi citati: America, Kentucky, New York, Raleigh, Stati Uniti