«Una scelta che può farti impazzire» di Emanuela Minucci

«Uno scelta che può farti impazzire» «Uno scelta che può farti impazzire» Parla chi ha detto sì all'espianto: aiutati dalla fede prendere non è nemmeno durata un giorno - racconta la madre -; morte cerebrale, c'era scritto sul referto, ma io e mio marito Luigi non ci siamo arresi subito, abbiamo voluto sentire più pareri». Il giorno successivo, i genitori di Donata sono stati convocati dai sanitari: «Hanno spiegato che stavano per farci un discorso difficile. Luigi mi ha stretto forte la mano: a quel punto ho capito che le speranze erano finite». Puntuale è arrivata la domanda che non avrebbero mai voluto sentire: «Vostra figlia è ancora molto giovane, per la sua vita, purtroppo, non c'è più niente da fare: ma basta una vostra autorizzazione perché la sua morte non sia stata inutile». Autorizzare l'espianto? «Non ho parole per definire la difficoltà di quella scelta, nonostante ciò, io e mio marito abbiamo deciso in una manciata di ore: Donata doveva rivivere in qualche modo». Per avere la forza di Firmare l'autorizzazione dovevano togliersi l'ultimo dramma- tico dubbio: «Volevamo essere certi che nostra figlia fosse morta per sempre». Prima di «staccare la spina» all'organismo di Donata i suoi genitori hanno chiesto l'intervento di un altro specialista di loro fiducia. «Dovevamo sentirci dire da più persone che pei- lei non c'era più nulla da fare». Così è stato. E oggi, grazie a quella firma che tanta fatica è Donata Del Piano morta l'anno scorso a 20 anni in un incidente stradale Il suo cuore è stato espiantato costata ai genitori della sfortunata ventenne, sono usciti dall'incubo della malattia altre tre ragazze più o meno della sua età. «Questa è l'unica, non piccola consolazione - dice la mamma di Donata -, quando mi sembra di avere esaurito le ragioni di vita, mi rifugio neil'idea che il suo cuore, in qualche modo, batta ancora». Combattuti di fronte a una scelta che nessuno mai, quando tutto fila liscio, pensa di dover affrontare nella vita: «Donata era la più piccola di tre figlie, tutte il ritratto della salute - ricorda con voce rotta Michela Del Piano -, mai avrei pensato che un giorno mi sarei dovuta interrogare su ima loro disponibilità a donare gli organi». Ma lei, Donata, avrebbe firmata quell'autorizzazione? «Ero sua madre, conoscevo ogni piega del suo carattere e, sulla sua generosità, non ho dubbi». Almeno da questo punto di vista, lei e suo marito, non potrete avere rimorsi: «Penso sarebbe stata favorevole alla donazione, o forse devo convincermene per tirare avanti». Il conforto più grande, i coniugi Del Piano lo traggono dalla fede: «Se non avessimo fatta nostra l'idea cristiana della vita come puro involucro di un'anima che sopravvive anche attraverso il corpo di altri, saremmo impazziti». Emanuela Minucci

Persone citate: Del Piano, Michela Del