«lega barra a sinistra» di Barbara Spinelli

Annuncio choc del leader: dobbiamo prendere in mano la bandiera laborista, altrimenti chi lo fa? Annuncio choc del leader: dobbiamo prendere in mano la bandiera laborista, altrimenti chi lo fa? «lega, barra a sinistra» Bossi: romperemo le scatole a Silvio ROMA. Bossi, ma che succede, c'è la Lega in rivolta contro il suo capo? L'Umberto, circondato dai cronisti a Montecitorio, si sfila con un ghigno: «Stupidaggini...». Certo, Bossi non 6 sotto processo, ma sulla navicella della Lega oramai è girato il vento, c'è aria da resa dei conti: il gruppo dei «governisti» - Maroni, Formentini, Speroni, gli amici di un tempo dell'Umberto - oramai demoliscono il capo con perifrasi sempre più velenose. E visto che i «governisti» scalpitano, cosa fa Bossi? Si «inventa», di punto in bianco, una autentica svolta politica, una sterzata mozzafiato: ieri sera, in una riunione a porte chiuse dei parlamentari leghisti, Bossi ha proposto una spettacolare inversione di rotta: «Tra un anno - ha detto il capo della Lega, nel silenzio della saletta - dovremo diventare la forza trainante della sinistra, dovremo prendere in mano la bandiera dei laboristi». Proprio così? La Lega si sposta a sinistra? Le parole di Bossi sono inequivocabili: «Possiamo essere soltanto noi a prendere la bandiera del liberismo laborista perché questa sinistra è orfana, soprattutto dopo le dimissioni di Occhetto». Un intervento scoppiettante quello di Bossi, seguito in un silenzio stupito dagli onorevoli leghisti e punteggiato da rari, pallidi applausi. Bossi ha annunciato grane anche per Berlusconi: «Per questa volta gli è andata bene, ma ora ci dobbiamo prepara¬ primo impatto non è stato positivo. Sull'ipotesi di una nuova corrente indipendentista all'assemblea dei parlamentari ci sono stati molti anche se alla fine, forte di qualche consenso, Bossi ha potuto annunciare: «Domenica a Pontida nasce la componente indipendentista». Ma per quanti sforzi faccia Bossi nel tentativo di governare persino la nascita di due correnti, la vera fronda che sta prendendo corpo è quella dei moderati, dei filo-governativi. Ieri il ministro Speroni ha sparato col bazooka, dicendosi «profondamente contrario» alla corrente «indipendentista» annunciata da Bossi, arrivando ad augurarsi che «l'indipendentismo si manifesti all'interno delle leggi dello Stato». E se Speroni dà quasi del fuorilegge a Bossi, il sindaco di Milano Marco Formentini non ci pensa un minuto ad allinearsi alla proposta di Roberto Maroni di un collegamento a livello locale tra Lega, Forza Italia e An, una proposta che invece il capo aveva liquidato come «un equivoco nato dalla macchina da scrivere». E così, accanto al duo Maroni-Formentini (da sempre i volti dialoganti della Lega) si sta schierando la nomenclatura leghista quasi al completo. Nella corrente «governista» della Lega sono schierati quasi tutti gli uomini di governo del Carroccio: oltre a Speroni, il ministro del Lavoro Gnutti, quello del Bilancio Pagliarini, il sotto- Non piace a nessuno «rifondazione lumbard» da Maroni a Formentini sono tutti governativi Qui accanto, il leader della Lega Nord Umberto Bossi Sotto, il ministro dell'Interno Roberto Maroni E così, da quell'animale politico che è, Bossi appena ha annusato la fronda, ha preferito il più repentino dei contropiede. Tanto più che, già da ieri mattina, aveva intuito che faticava a decollare il suo primo progetto per tenere ben salde le redini sulla Lega: quello di favorire la nascita di una corrente indipendista che controbilanciasse l'altra «corrente» quella dei filo-governativi. E, ieri sera, prima che iniziasse l'assemblea dei parlamentari, il piano dell'Umberto lo raccontava papale papale Erminio Boso, un senatore trentino autoproclamatosi «capo degli indipendentisti». Spiegava Boso: «Bossi ha sempre detto che c'è spazio per due componenti. Bene, proprio per questo deve restare il leader indiscusso, la garanzia per entrambe». Ma per il progetto di Bossi il re ad una grande battaglia: per questo dobbiamo rompere le balle a Berlusconi su tutto: federalismo, legge antitrust. Poi a maggio del 1995 faremo i conti in occasione delle amministrative...». segretario Rocchetta, il vicepresidente del Senato Staglieno. Immaginifico, come sempre, Rocchetta: «Vedo attorno a noi il deserto, salvo in alcune zone: fa male al cuore». Chi sdrammatiz- II presidente e Locatelli presentano al governo il piano triennale: no alla cassa integrazione IRENE PIVETTI presidente Camera dei deputali a la e ario to SIENA CAZZ0LA moglie di Luigi Negri, detta la pasdaran della rivoluzione ERMINIO BOSO deputato-Trentino Alto Adige PAOLO DEVECCHI deputato-Lombardia; segretario provinciale Lega. Bergamo ROBERTO CALDER0LI presidente Commissione Sanità, Camera dei deputati PAOLO BAH PO imprenditore-deputato-Veneto za è Maroni: «Contrasti con Bossi? Sciocchezze». Ma oggi, alla segreteria politica della Lega, il clima sarà incandescente. Fabio Martini eterna: nessuna nazione sconfigge per sempre i propri demoni. Cresce anche qui un nuovo risentimento verso l'Europa, e il desiderio di fare da sé, come nazione finalmente sovrana. Lo si è visto durante le celebrazioni del D-Day: quasi soli in Europa, i giornali tedeschi hanno denunciato indispettiti il mancano invito a Eltsin, e hanno giustamente ricordato che lo sbarco sarebbe stato impossibile se il grosso delle truppe tedesche non avesse combattuto sul fronte russo. Si è creata così una strana complicità fra Germania e Russia: esclusa la prima per motivi più comprensibili, la seconda per pura imbecillità. Più di altri Paesi, i tedeschi sanno cosa può nascere da una nazione offesa, umiliata. Lo sono stati anche loro, dopo la guerra del '14-'18, e ora vedono con spavento un rancore simile gonfiarsi in Russia. Sia Kohl che gli europeisti francesi sanno queste fragilità. Sanno che l'Europa, se si farà, non sarà una somma fra tutta la Francia, e tutta la nazione tedesca. In Germania orientale i neocomunisti sono forti, e ostili all'Europa. Le regioni occidentali della Francia (la Vandea soprattutto) si chiudono. L'unica Europa che può nascere sarà un'altra: non nuova, ma più vecchia ancora delle due nazioni. Sarà l'antichissima Lotaringia, nata fra il regno franco e l'impero germanico dopo la morte dell'Europa carolingia. L'impero di Lotario era una striscia lunga di terra, in mezzo all'Europa, che dal Mare del Nord si estendeva a Belgio, Lussemburgo, Olanda, Svizzera, che comprendeva la Germania occidentale e la Francia alsaziana, giungendo sino all'Italia del Nord, fino a Siena. La Lotaringia per mille anni è stata contesa tra Francia e Germania, si è dilaniata in guerre, e oggi ha imparato istintivamente a convivere, trascinando dietro di sé le riottose periferie. Lo storico Paul Belien ricorda che in quest'Europa sono nati, nel Medio Evo: le città, la prima borghesia, l'individuo. Hanno cominciato per primi gli italiani, con la forza dei loro Comuni e condottieri. E poi sono seguiti gli altri, dall'Alsazia alle Fiandre. Quest'Europa ha dovuto inventare mille stratagemmi per proteggersi dagli Stati centralizzati e dalle loro burocrazie, ha inventato le Confederazioni, le leghe fra le città, il capitalismo. Di quest'Europa prima Lotaringia e poi Renana, gli italiani fanno parte per storia, cultura, e per temperamento individuale. Sarebbe un peccato che i prìncipi che ci governano lo dimenticassero, e si inventassero chissà quali nuovi muri per non vederla più. L'EUROPA CHE SOGNA LA GERMANIA Barbara Spinelli