E' battaglia sull'eredità di Occhetto di Augusto Minzolini

Solo a fine mese il nuovo leader del pds, fra i candidati ora ci sono anche Trentin e Napolitano Solo a fine mese il nuovo leader del pds, fra i candidati ora ci sono anche Trentin e Napolitano E' battaglia sull'eredità di Occhetto L'ex segretario punta su Imbeni per bloccare D'Alema tario del pds adesso non si decide solo nell'apparato del partito ma anche all'esterno. E Massimo ha un problema d'immagine. Per questo secondo me i giochi sono tutti aperti». Turci annuisce a tutte le argomentazioni, balza sulla sedia solo quando Macaluso ipotizza un Napolitano portato al Bottegone dagli occhettiani. «Ma su - dice - non scherzare. Io capisco che Achille voglia interpretare il ruolo del muoia Sansone con tutti i filistei, ma se fa una mossa del genere si trasforma nel barone di Mùnchhausen, che per non affogare si tirava su per i capelli. No, casomai D'Alema potrebbe avere altri problemi dagli occhettiani: Veltroni, ad esempio, per evitare la spaccatura del partito alla fine potrebbe decidere di scendere in campo? O, magari, ci potrebbe essere una candidatura al di sopra delle parti come quella di Bruno Trentin? E perché no un giovane come il sindaco di Bologna Vitali?». Ah, gli «occhettiani». Vengono evocati e puntualmente arrivano. «State complottando contro la classe operaia?», chiedono Petruccioli, Fassino e Mussi mentre passano davanti al tavolo dei miglioristi. Poi, si siedono nell'ultimo tavolo, quello della saletta che sta in fondo al corridoio. Non una parola, non un sospiro. «Al massimo vi dò il mio numero di tessera», dice Petruccioli. Ma anche quel silenzio ha un suo significato: dal suo ritiro l'ex segretario continua a tessere la tela, quella che dovrebbe impedire a D'Alema di diventa- re il numero uno. Questi sono i discorsi, le congetture che si ascoltano mentre nel «coordinamento» del partito ci sono le scaramucce sulle procedure. Alla fine, a tarda sera, viene deciso che il nuovo segretario uscirà da un consiglio nazionale che si terrà tra il 28 e il 29 giugno. Intanto, un comitato con dentro il presidente del Cn, Giglia Tedesco, Giuseppe Chiarante e forse qualche altro sonderà le diverse rappresentanze del partito (direzione, federazioni e gruppi parlamentari) sulle possibili soluzioni. Ma la partita che sarà giocata con queste regole per ora ha un solo «protagonista» in campo, Massimo D'Alema, nel ruolo della lepre. E' l'unico che è partito davvero. Ora bisognerà vedere se arriverà fino al traguardo. I suoi fedelissimi sono sicuri. Sventolano sotto gli occhi di tutti i risultati di un sondaggio condotto dalla Swg tra gli elettori del pds che indica D'Alema come il preferito (36% dei consensi). Dicono di avere 250 voti in consiglio nazionale là dove, per eleggere il nuovo segretario, ne basterebbero 241. Addirittura già hanno deciso chi sarà il nuovo capo ufficio stampa, quel Claudio Ligas che adesso è il numero 2 di Massimo De Angelis, l'uomo ombra di Occhetto. Chiuso nella sua stanzetta al sesto piano di Botteghe Oscure, guardando i tetti della Roma cinquecentesca, D'Alema stringe rapporti e arruola truppe. C'è Minopoli che fa sapere che è con lui. Anche Tortorella telefona. Continua il «feeling» con Napolitano. E, soprattutto, l'ex capogruppo è convinto di avere un'intesa con Veltroni: il direttore dell'Unità non presenterà mai una candidatura contro di lui. Allora tutto fatto? Tutto a posto? A parole sì, nei fatti no. Basta guardare alle voci di corridoio che si susseguono. Nel pomeriggio la «velina rossa», il foglio che riporta i tam-tam semiufficiosi del Bottegone, conferma che il patto tra D'Alema e il direttore dell' Unità è stato siglato. A sera, l'agenzia Asca, invece, assicura esattamente il contrario. Per non parlare di A sinistra, Massimo D'Alema, Piero Fassino e Franco Bassanini alla riunione del coordinamento politico del pds quel fondo di Veltroni sull' Unità di ieri, che lascia aperte tante porte. Fin qui Veltroni. Poi ritorna a galla un vecchio «vizio» dei vecchi del partito che a ogni cambio di guardia si innamorano della figura del «garante» che deve guidare la transizione. Una «sindrome» che in queste ore ha già contagiato - ma gli interessati sono attenti nel nasconderne i sintomi - i vari Tortorella, Napolitano e Reichlin e Trentin. Per non parlare di Luigi Berlinguer che davanti al portone di Botteghe Oscure, a gli chiede se per la segreteria è stato fatto anche il suo nome, risponde con voce candida: «Sì, come segretario di transizione». E addirittura c'è chi i professorale di Natta: «Site boni cum Occhetto, cercate oculus vostrus claudere cum isso». Sei anni dopo, i pidiessini non saranno proprio «boni cum isso». Ancora un giugno di fuoco. Pierluigi Battista immagina di fare di ogni male virtù, come il filosofo Cacciari che, nel ruolo inedito di candidato «esterno», propone l'idea di un «direttorio»: «Un organismo spiega - che dovrebbe portare il partito al congresso con dentro tutti i leader e un padre della patria come Napolitano e Trentin». Ma D'Alema deve guardarsi soprattutto dall'uomo che gliel'ha giurata, da quell'Achille Occhetto che se ne è andato sbattendo la porta. L'ex segretario, infatti, ha in serbo una serie di mosse per sbarrargli la strada. L'argomento che userà è quello di trasformare l'attuale partito in un partito federale. Come l'Spd. Non per nulla se le cose non fossero andate così malamente alle elezioni, Occhetto aveva intenzione di diventare presidente del partito, affidando il ruolo di segretario organizzativo a Renzo Imbeni, ex sindaco di Bologna. Ora, però, Imbeni potrebbe ritornare utile per essere contrapposto a D'Alema nella votazione del consiglio nazionale. L'obiettivo è quello di impedire all'ex capogruppo l'elezione visto che il quorum previsto è particolarmente alto (la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto). Altrimenti, l'ex segretario potrebbe accettare anche l'idea di un comitato di garanzia presieduto da Napolitano o quella di un segretario di transizione, magari come Luigi Berlinguer che almeno ha il nome «doc». Insomma, tutti fuorché D'Alema. Augusto Minzolini L'ex segretai'io del pds Achille Occhetto

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