«Contro Raniero accuse schifose» di Luca Ubaldeschi
« « Contro Raniero accuse schifose » La sorella dell'agente rapito: «Non li ha aiutati» ■$1 Ha sentito che crudeltà hanno il coraggio di dire? Noi siamo una famiglia onesta, non ci siamo mai venduti per soldi. E poi, proprio mio fratello... Lo conosco troppo bene, ho cieca fiducia in lui, non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, è solo una vittima. No, noi non ci vendiamo». Ancora singhiozzi, ancora lacrime. Poi Maria Erbì riprende a parlare, a spiegare perché nei confronti di suo fratello si sono scatenate queste «assurde accuse»: «Loro - dice - devono trovare un colpevole per quanto è accaduto. Ed è molto facile rovesciare tutto sui poveri cristi». Loro. Chi sono loro? «Loro, gli inquirenti, gli investigatori, tutti quelli che pensano soltanto a scaricare responsabilità e non si preoccupano affatto che mio fratello sia nelle mani degli evasi. Parlano tanto di servire lo Stato e poi, quando uno che lavora per lo Stato con onestà e impegno viene preso in ostaggio, lo abbandonano subito. Un'immagine dell'interno del supercarcere padovano teatro dell'evasione di ieri Non si sa ancora come siano andate davvero le cose eppure c'è subito qualcuno pronto a insultare. Abbiate rispetto, aspettate di sapere i fatti prima di emettere verdetti. Ora lo accusate. E se poi lo trovano morto, che cosa farete? Lo trasformerete subito in santo?». Nonostante il dolore, la sorella riesce anche a parlare della sorte di Raniero Erbì: «Stiamo perdendo le speranze, sono passate troppe ore da quando l'hanno portato via e ancora non si sa nulla. Troppe, troppe ore. Ho parlato anche con Gelinda, la moglie di mio fratello. E' distrutta, il loro bambino, Daniele, ha solo 5 anni e mezzo. Anche lei fatica a trovare la forza di continuare a sperare. Avrebbero già dovuto rilasciarlo, per loro Raniero è un peso. Ma se non l'hanno fatto... No, quei banditi non hanno nulla da perdere». All'interno del dramma per la scomparsa, i familiari di Raniero Erbì ne vivono un altro, legato al modo in cui hanno saputo la notizia. «Quando la televisione ha parlato della fuga - dicono - abbiamo telefonato alla polizia di Padova e ci hanno detto di chiamare il carcere, aggiungendo che non sapevano il nome dell'ostaggio. E al penitenziario sa che hanno fatto? Sa qual è stata la risposta alla nostra richiesta di informazioni? Hanno buttato giù la cornetta, ecco quello che hanno fatto». Ancora Maria Erbì: «Sono trascorse ore prima che ci avvertissero. Mio padre è partito subito per Padova, mia madre invece è rimasta in Sardegna, la nostra famiglia è originaria di lì. Per lei è stato ancora più terribile. E' malata, soffre di cuore e ha dovuto sopportare queste infamie». Luca Ubaldeschi
Persone citate: Maria Erbì, Raniero Erbì
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