Pds D'Alema è in pole position di Enzo Bettiza

La scelta a fine mese, il leader del Carroccio si candida come capo della sinistra La scelta a fine mese, il leader del Carroccio si candida come capo della sinistra Pds, D'Atomo è in pole position Lega divisa, Bossi attacca: Berlusconi, faremo i conti QUERCIA LE DUE DEBOLEZZE ROMA. Il pds sceglierà entro fine mese il successore di Achille Occhetto (e, per ora, è Massimo D'Alema l'uomo in pole position, anche se l'ex segretario ha un piano per bloccarne la nomina), ma il confronto interno alla Quercia non è circoscritto al solo segretario. Il risultato elettorale di domenica è passato come un ciclone sulla sinistra italiana alle prese con i problemi della riorganizzazione e della linea politica. Intanto, nella Lega prende corpo la corrente «indipendentista», anche se Bossi non spinge il piede sull'acceleratore del federalismo e cerca una mediazione con l'altra componente: quella più filogovernativa. E, tentando di individuare un fronte comune che riaggreghi le due aree, «avverte» Berlusconi: «Faremo i conti tra un anno. E, nei prossimi dodici mesi, il Carroccio gli romperà le scatole su tutto». P. Battista, A. Minzolini F. Martini ALLE PAGINE 5 e 6 CON l'uscita insieme irata e dignitosa di Occhetto dalla segreteria del pds si è chiusa non solo una prima fase nella breve vicenda di questo partito. Si chiude, per molti aspetti, la storia stessa del vecchio pei togliattiano e berlingueriano, di cui Occhetto è stato l'ultimo segretario prima di diventare il leader via via osannato, spronato, discusso, contestato e infine sconfitto della nuova formazione di sinistra derivata, nel bene e nel male, da un'antica e rigida genealogia comunista. Quanto tale tradizione, nonostante le innovazioni di Occhetto, sia rimasta vischiosamente attaccata alle radici della Quercia, lo si può desumere dall'intensità nostalgica, acritica, quasi mistica con cui i postcomunisti stanno celebrando in questi giorni la memoria di Enrico Berlinguer. Certamente, inserita nella tradizione comunista italiana e in particolare gramsciana, la figura di Berlinguer spicca per rigore storico, per coerenza ideologica, per continuismo caparbio e severo. Ma proprio in questi valori intrinsecamente comunisti, direi anzi squisitamente italocomunisti, come il mito della continuità con un passato duro e spurio, o l'altro mito della diversità quasi genetica tra partito comunista e partiti socialdemocratici, per non parlare dei giudizi così riluttanti sull'Urss e sull'imperialismo sovietico, stavano i gravi limiti di una visione anacronistica e militante del mondo moderno. Una visione che Enzo Bettiza CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA

Luoghi citati: Roma, Urss