L'Ital-Olanda ci aspetta in finale

34 Rijkaard, Bergkamp, Jonk, Winter e Roy sono convinti di far parecchia strada L'Ital-Olanda ci aspetta in finale L'ex milanista non rimpiange Gullit «Questa squadra è giovane e fresca» TORONTO DAL NOSTRO INVIATO Gli «italiani» d'Olanda ci credono anche se frenano il loro entusiasmo dopo il facile 3-0 sul Canada, ultimo test premondiale. Prima di volare a Orlando, in Florida, in una sorta di mini tavola rotonda abbiamo ascoltato Frank Rijkaard, Dennis Bergkamp, Wim Jonk, Aron Winter e Brian Roy sulle prospettive di un'Olanda che il et italocanadese Bob Lenarduzzi non ha esitato a definire la più forte da lui incontrata nella World Cup Exhibition, superiore a Germania e Brasile, due tra le grandi favorite, insieme con l'Italia, nella kermesse iridata. Nessuna nostalgia per Ruud Gullit anche se tutti nutrono rispetto per la sua decisione di abbandonare la squadra prima dell'avventura americana. Roy glissa sull'argomento con un «no comment» che la dice lunga, e parla di un'Olanda competitiva ai massimi livelli. Il più esplicito sul «caso Gullit» è Rijkaard. Le tempie rasate ed i riccioli pieni di gel, l'ex scudiero di Gullit nel Milan euromondiale spiega che l'aspetto importante di questa Nazionale è l'unione: «C'è molta amicizia, si lavora bene. E' un'Olanda fresca come una rosa». E questo dopo essersi tolta la spina Gullit. «Treccina» è reduce da una stagione strepitosa ma ha trentun anni suonati. Più che l'età avrebbero pesato la mentalità acquisita in Italia e il carisma. Forse Gullit voleva imporre al et Advocaat certe scelte a scapito di qualcuno dell'attuale gruppo Ajax (e degli ex del club di Amsterdam) creando malumori e tensioni nello spogliatoio. E' un'Olanda unita come nel trionfale europeo '88 in Germania? Rijkaard dribbla elegantemente la domanda, ben sapendo che in quella squadra gli uomini-chiave furono Gullit e Van Basten, i grandi assenti di Usa '94: «Niente paragoni. Il passato non conta, adesso». Ringrazia per i complimenti di Lenarduzzi ma rinvia al 20 giugno, al debutto con l'Arabia Saudita a Washington, la prima vera risposta sulla consistenza dell'Olanda. Quanto al ruolo, gradisce la posizione di laterale rispetto a quella di stopper: «Siamo tutti decisi a disputare un bel Mondiale, ma non chiedetemi se lo vinceremo, se arriveremo fra le prime quattro». E' in forma come ai bei tempi milanisti: il «tulipano nero» è rifiorito dopo una sola stagione nella sua Amsterdam. Il decentramento di Rijkaard è costato il posto a Winter. Il laziale stringe i denti ed evita di polemizzare con Advocaat: «Spero di trovare spazio più avanti. Sono convinto che l'Olanda può arrivare in finale, magari proprio contro l'Italia. Abbiamo un organico molto forte, con qualità e potenza». Il saggio Jonk, che ha ereditato da Rijkaard il ruolo di regista e frangiflutti davanti alla difesa, si limita a dire di essere pienamente soddisfatto della sua prova a Toronto: «Bene anche l'Olanda nel primo tempo. Poi ci siamo allungati troppo ed ha fatto bene il nostro et a stoppare Roy. E' inutile correre troppo ora, altrimenti si finisce per cuocere a metà percorso. In questo mondiale prevarrà non solo chi è tecnicamente più attrezzato ma chi saprà distribuire ed amministrare le forze». Discorso che vale, in special modo per capitan Koeman, trentunenne regista difensivo dalle qualità un po' appannate. Tatticamente disposta con tre rombi, con uomini intercambabili tra loro senza creare squilibri, l'Olanda si rovescia in avanti come un guanto, sfruttando molto le fasce laterali, con i frequenti sganciamenti di Rijkaard che alimenta la manovra offensiva affidata ad autentiche ali come Overmars e Roy, ad un centravanti di movimen- to come Ronald De Boer e alla creatività di Bergkamp. L'asso interista, che a Toronto ha realizzato il primo gol ed ha messo Overmars e Rijkaard in condizione di segnare gli altri due, invita i compagni alla calma: «Tutto ok ma abbiamo dilagato con un Canada molto stanco. In fondo era solo un allenamento». Però sottolinea come Advocaat abbia trovato l'assetto giusto, utilizzandolo alle spalle delle punte, come prefe¬ risce, con il compito di rifinire e di andare al tiro quando ne intravvede la possibilità: «L'unica preoccupazione è il brusco salto dal clima fresco di Toronto alla calura di Orlando». Bello, flemmatico, apparentemente distaccato dalle cose terrene, il divino Dennis, in realtà, ci tiene da morire ad essere una star della Coppa del Mondo. Bruno Bernardi Bergkamp: il Canada non fa testo ma siamo convinti di essere grandi USA'94 1 31t! Frank Rijkaard (foto grande) giocherà come laterale; a destra, Roy del Foggia; sotto, Jonk e Bergkamp in nerazzurro II laziale Winter (a destra) per ora ha perso il posto