E a Fresno la polizia mena di F. Bad.
E q Fresno la polizia mena E q Fresno la polizia mena Caos a fine gara, botte agenti-cronisti FRESNO DAL NOSTRO INVIATO «Soccer chaos» titola un trafiletto delle Sportsline di Usa Today, dove si spiega che, al termine dell'incontro amichevole di Fresno vinto dal Brasile 4-0 sul Salvador, c'è stato un parapiglia generale tra i giornalisti sudamericani, la polizia e lo staff addetto alla sicurezza dell'impianto. Dalle parole grosse si sarebbe passati in fretta allo scambio di colpi proibiti, pugni e calcioni. Un episodio allarmante, ma forse enfatizzato, anche se un giornalista di Rete Globo, reagendo dopo aver ricevuto una spinta, dice di essere stato colpito con un pugno allo stomaco da un agente, che avrebbe poi subito la «vendetta» di altri cronisti brasiliani. Di certo si può dire che non si riesce a far coesistere le esigenze dei reporter* - fra i quali quelli brasilipni ^ono certamente i più maniaca", nell'inseguire i giocatori della loro Nazionale - con quelle delle forze di polizia. Ripercorriamo quanto è accaduto. Ore 12 di domenica, Bulldog Stadium di Fresno: sotto il sole cocente un centinaio di cronisti (fra cui quattro italiani) devono sobbarcarsi lunghe attese per gli accrediti, nonostante portino già sul petto le credenziali per la World Cup. Nella tribuna stampa mancano i telefoni, per allacciarne uno di fortuna vengono richiesti 500 dollari in contanti. Ci si affiderà, a turno e in coda, a un paio di telefoni pubblici. Gli spogliatoi sono a un centinaio di metri dallo stadio e per raggiungere il prato i giocatori brasiliani, scortati da pochi poliziotti in divisa, devono fendere un gruppo di tifosi che accedono allo stadio dalla stessa parte, risalendo poi le gradinate direttamente dal campo di gioco. Il caos diventa folklore agli occhi degli americani di Fresno, famiglie intere si mischiano alla torrida brasiliana. E' uno show, l'avvenimento dell'anno per Fresno. Al termine è logico che tutto diventi approssimativo come in una piazza di paese dopo un karaoke di Fiorello. I cronisti brasiliani e salvadoregni si ammassano nel recinto ricavato tra spogliatoi e pullman. Non ci sono transenne, gli scarsi controlli vengono affidati a ragazzotti e ragazzone del tutto impreparati. Qualche tifoso si inserisce nella calca e a stento gli stessi cronisti brasiliani lo respingono. Fra i giornalisti carioca, grondanti sudore, si apre poi la caccia alle dichiarazioni dei giocatori che escono fra agenti in divisa. Le spinte sono inevitabili, «lavorare così è impossibile» urla qualcuno. L'idea che tutto il Mondiale possa trasformarsi in un gomito a gomito scatena proteste, magari anche esagerate. Ma trasformare le intemperanze verbali di un dopo-partita - pur caldo e nervoso - nella demonizzazione del calcio ci sembra davvero esagerato, [f. bad.]
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