Re Matthaeus una linguaccia da mito di Roberto Beccantini

La stampa Usa adotta Lothar: piace per i record e la vita spericolata alla Michael Jordan La stampa Usa adotta Lothar: piace per i record e la vita spericolata alla Michael Jordan Re Matriiaeus, una linguaccia da mito E Vogts: sesso fino a domani CHICAGO DAL NOSTRO INVIATO Sono arrivati i campioni del Mondo. E' arrivato, soprattutto, Lothar Matthaeus. «The perfect soccer player», come titola il Chicago Tribune su imbeccata di Franz Beckenbauer. A differenza di Roberto Baggio che, secondo il New York Times, è «an italian hero, known for what he is not»: un eroe italiano, conosciuto per quello che non è. La stampa Usa si diverte a scavare fra le caverne del privato, alla ricerca (disperata) di un personaggione da sbattere in copertina. Matthaeus «the loudmouth», Lothar la linguaccia, è un'idea. Un atleta di primo piano che al banchetto delle (seconde) nozze, quelle con Lolita, distribuisce una maglietta con su scritto «I was there», Io c'ero, fa gola. Il capitano della Germania che, in pieno Oktoberfest, a un turista olandese che mendica una foto risponde truce «peccato che Hitler ti abbia dimenticato», fa avvampare di sdegno ma anche ingrassare le tirature. Non ha il codino e non è buddhista: calma, c'è rimedio a tutto. Venerdì, contro la Bolivia, Lothar inaugurerà il suo quarto Mondiale e staccherà Dino Zoff nella speciale graduatoria riservata ai fedelissimi: 113 presenze a 112. Il et Berti Vogts non sa più che cosa inventare per reggere il ritmo dialettico del suo Pigmalione. Il dettaglio che Basler abbia sbaragliato la concorrenza; il fatto che fra oggi e domani i tedeschi possano darsi ancora al sesso, «tanto li conosco: recuperano in fretta», valgono, al massimo, una riga di catenaccio. E le sue visioni alla Valerio Bianchini, tipo «dobbiamo salire su una nuvola e farci portare dal vento», o «tornerò a casa da eroe o da traditore», non smuovono più di tanto la scontrosa curiosità dei media Usa. In attesa che l'Evento proponga facce nuove e, magari, lingue nuovissime, Matthaeus sta ai panzer come Michael Jordan (stava) ai Bulls. Quattro Mondiali. In Germania ci sono arrivati soltanto Uwe Seeler e Karl Schnellinger. Due finali in campo, e una in tribuna. Un titolo (nel 1990) e due «argenti» (nel 1982 e nel 1986). Sedici gettoni nell'arco delle fasi finali: altre sei partite, e polverizzerà il record assoluto di Seeler e Zmuda, polacco (21). Gli americani vanno pazzi per le statistiche. A 33 anni, Matthaeus rappresenta un archivio ambulante: un mito, qui. E pazienza se ogni tanto, come borbotta Thomas Helmer, suo compagno in nazionale e al Bayern, a furia di sdottorare lascia tracce, enormi, di arroganza allo stato puro. La scorza, ruvida, nasconde un tesoro. Dal cuore al talento, dalla stamina al carisma. Piace ai giovani perché si espone. Piace ai suoi perché trascina. Piace per come mamma l'ha fatto, se è vero che, l'anno scorso, la rivista People lo inserì fra i «50 most beautiful» della Terra. Giocherà da libero, stavolta. A Città di Messico, nella finale 1986, inarcò Maradona. A Roma, nel '90, giocò a centro campo. Nel suo repertorio, l'e- clettismo è il motivo trainante. Un miliardario che passa indifferentemente dallo smoking alla tuta: Usa Today l'ha definito così. Più trucidi i rilievi del francese Onze: una personalità volgare, ma un supercampione. Pane al pane. Pallone d'oro, tre squadre (Borussia Moenchengladbach, Bayern, Inter, ancora Bayern), cinque «scudetti», due mogli, due figlie dalla prima, un figlio dalla seconda. Lothar è questo e altro. Con quella bocca, non sempre dovrebbe dire ciò che vuole, ma è più forte di lui e lo dice. I suoi favoriti: Germania, Italia, Olanda, Brasile e Argentina. Fra le certezze, cita Roberto Baggio e Andy Moeller. Fra le sorprese, Signori, Valencia (Colombia) e il rampante Guerrero (Spagna). Sacchiano di gomma nel privilegiare l'impianto al singolo, ma anche trapattoniano di ferro se c'è da parlare del suo vecchio-nuovo tutore. Lothar ha bisogno di stimoli forti, la routine lo avvilisce, le riserve sul gerontocomio tedesco gli stuzzicano l'appetito. «Ve ne accorgerete». Non c'è pratica di spogliatoio, dalla formazione ai premi, che non passi dal suo ufficio. «Ci mancherebbe pure che Vogts non si consigliasse con me», brontola. L'operazione Stati Uniti è costata complessivamente otto miliardi di lire. Matthaeus vigila sulle spese futili, e manovra la giostra de¬ gli sponsor. Nessuno, all'interno del gruppo, ha il suo ascendente. Pochi lo amano, tutti lo rispettano. E' tradizione che la Germania inauguri le sue spedizioni invitando a cena i giornalisti, tedeschi e non tedeschi. E' stato così anche ieri sera. Si mormora che l'incipit sia arrivato proprio dal Grande Boss. Lothar il chiacchierone, Lothar il ruffiano (se serve). La Germania in pugno, Lolita nel cuore, un ginocchio rifatto, l'Inter nello specchietto retrovisore, il Trap appollaiato sul Brennero. Prima, però, l'America. E la seconda Coppa. E il record di Seeler. Dio, quante cose. Roberto Beccantini 5# «ti Per Hugo Sanchez i Mondiali del 78, dell'86 e del "94 L'argentino Diego Maradona è al suo quarto Mondiale consecutivo