Dino Baggio di F. Ver.

Pino Baggio Pino Baggio «Centrocampo che problema» MARTINSVILLE DAL NOSTRO INVIATO Tanti dubbi, poche certezze. A quattro giorni dal debutto arrivano segnali inquietanti dai centrocampisti, ovvero dai giocatori del settore che può essere paragonato a un grande laboratorio, dove si compiono gli esperimenti più disparati e coraggiosi. C'è disorientamento, i continui test di Sacchi sembra abbiano creato più confusione che altro in chi è chiamato a mettere in pratica il calcio cerebrale dell'Arrigo. Così chi aveva certezze, oggi non ne ha più. Dino Baggio, per esempio, che fatica a districarsi nella ragnatela degli schemi sacchiani. Il 4-3-3, che dovrebbe essere la massima espressione del calcio moderno, rischia invece di diventare un boomerang per gli azzurri. In sostanza, si pensa troppo e si perde di vista tutto il resto. E al di là dei pronunciamenti, la nostalgia del 4-4-2 si fa sentire. Dino Baggio parte da una certezza che certo non farà coraggio al et: «Il problema di questa squadra è il centrocampo. Con questo modulo diventa più difficile conquistare palloni e ripartire. Eravamo abituati a giocare con due centrali, io e Albertini. Oggi ce n'è uno solo e si soffre, anche se Berti e Signori tornano ad aiutarci quando gli avversari attaccano». Sacchi non rinuncerà a Baggiodue e proprio per questo l'ha provato al centro come a destra, per utilizzarlo nel modo migliore. Spiega: «Dovessi scegliere preferirei giocare al centro, ma è anche vero che a destra ho più possibilità di inserirmi in avanti e di segnare. E a me piace molto fare gol. Contro la Svizzera ho sbagliato troppo, ho avuto eccessiva fretta a giocare la palla. Per accontentare Sacchi devi muoverti in velocità ed è più facile sbagliare anche passaggi che sembramo semplicissimi. Contro la Costa Rica pensavo soprattutto a tenere la posizione e ho perso in aggressività. Vedremo. Intanto sono qui ed è la cosa più gratificante. Un posto fra i ventidue del Mondiale è un'occasione da sfruttare a ogni costo». Sta a vedere che se la Nazionale funziona a singhiozzo la colpa è proprio di Sacchi. Un paradosso, ma i problemi restano. Dino Baggio, che oggi riceverà la visita del procuratore Fornaro per discutere il proprio futuro, è sicuro: «Chi sta meglio e saprà mettere in pratica in modo efficace gli schemi, giocherà. Succede un fatto strano: prima ero tranquillo, adesso il 4-3-3 mi ha rimesso in dubbio». Da Baggio a Donadoni, il ritornello non cambia. Il martellamento di Sacchi, neppure. Spiega il centrocampista del Milan: «Il et ci chiede di essere disciplinati in campo, l'ha fatto anche sabato contro la Costa Rica. Il problema è che per essere precisi nei movimenti, abbiamo trascurato un dettaglio: fare gol». Chissà se nei pochi giorni che rimangono al grande evento, arriveranno i giusti correttivi. Ma la strada imboccata è questa e indietro non si toma. Ancora Donadoni: «Sacchi crede in un calcio che può portarci a risultati importanti, ma ci vorrà il sacrificio di tutti. Dovremo essere veloci, la palla dovrà scottarci fra i piedi». Gli dicono: ma qui c'è mezzo Milan, com'è possibile che la Nazionale sia ancora così in difficolà avendo giocatori abituati da anni a stare insieme? Donadoni prende le distanze da affermazioni che non condivide: «Milan ce n'è tanto, ma in difesa e, in parte, a centrocampo. L'attacco, invece, punta su Roberto Baggio e Signori che non conoscono bene i nostri meccanismi di gioco. Se Sacchi si è convinto a usare questo modulo è perché è convinto che per integrare le due punte con gli altri sia necessaria una tattica di questo tipo, magari rischiosa, ma indispensabile per rendere al massimo», [f. ver.]

Luoghi citati: Costa Rica, Svizzera