Sulla formazione l'Italia fanalino di coda nella Cee

Sulla formazione l'Italia fanalino di coda nella Cee La Confìndustria all'attacco: cambiamo strada Sulla formazione l'Italia fanalino di coda nella Cee ROMA. La Confìndustria è per il ribaltamento della logica sinora seguita, «quella cioè che ha sempre privilegiato il risarcimento rispetto alla prevenzione, l'indennità di disoccupazione rispetto alla promozione di capacità innovativa» e, nell'ultimo numero della «Lettera dall'industria», sottolinea come la formazione sia un investimento vincente. Il periodico indica in 24 milioni di persone il potenziale bacino di utenza della formazione permanente e sottolinea che «il fondo sociale europeo destina cospicue risorse alla valorizzazione delle risorse umane, ma, anno dopo anno, l'Italia vede la sua quota cumulare residui assolutamente incoerenti con il fabbisogno formativo espresso dal Paese». La «Lettera dall'industria» rimarca anche che «nonostante l'interesse e l'impegno delle imprese, l'italia resta comunque il fanalino di coda dell'Europa per la formazione» e sottolinea quindi che «è proprio in questa direzione che occorre procedere per assicurare alle imprese competitività e ai lavoratori più ampie prospettive di carriera e di inserimento sul mercato del lavoro europeo, che è il vero spazio di azione cui tutti dobbiamo guardare». Il periodico degli industriali ricorda anche il ruolo di traino dello sviluppo svolto dalle imprese minori e dalle stesse parti sociali che, a questo fine, hanno concordato di istituire commissioni bilaterali per la formazione professionale. Proprio questo tema sarà al centro di una due giorni, prevista per il 23 e 24 giugno, all'Auditorium della Confìndustria a Roma, «per ribadire che il futuro dell'unione europea, in termini di crescita, di competitività e di occupazione, è largamente affidato alla quantità e alla qualità degli investimenti nella valorizzazione delle risorse umane e soprattutto nella formazione professionale continua all'interno delle imprese».

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