I gioielli salvati dall'export

Via libera al maxiaumento di capitale. Cingano fa quadrato sul caso-Ferruzzi Rotta ad Oriente I gioielli salvati dall'export VICENZA. Cala del 20% la domanda interna, cresce l'attacco della criminalità, regge l'export. Il punto della situazione alla mostra di Vicenza (10 chilometri di vetrine, 5754 espositori italiani e 2598 esteri) lo fa Gaetano Cavalieri, presidente della Federgrossisti. «Nel primo trimestre - dice il dottor Cavalieri - la produzione orafa ha subito una contrazione del 4% (da 97 a 93 tonnellate) dovuta al calo della domanda interna». Negli Stati Uniti i produttori italiani sono fermi al 46% del mercato (nel '93 l'export verso gli Usa era cresciuto del 42%). Migliorano i conti con Giappone ( + 44%), Germania (+46%), Regno Unito ( + 84%), Francia ( + 32%), Grecia ( + 56%), Israele ( + 85%). Accusa un calo anche la produzione dell'argento passata dalle 1300 tonnellate del 1992 alle 1000 del 1993. «La causa - spiega il presidente della federazione degli argentieri, Gianni Cacchione è il crollo del mercato interno che era il migliore del mondo. Grazie all'alta tecnologia l'Italia resta il primo produttore mondiale. Al secondo posto la Germania, con 200 tonnellate, ma è al collasso». Nell'ultimo mese si sono manifestati dei piccoli segni di ripresa ma cala ancora l'occupazione. Nel primo trimestre di quest'anno si registra un saldo negativo di 700 unità (150 aziende su ottomila e 550 negozi su ventimila). «Nel primo trimestre dell'anno - dice il dottor Cavalieri - si è registrato un ulteriore incremento delle rapine compiute ai danni delle aziende, mentre sono stabili quelle di cui sono vittime i rappresentanti che si spostano sempre di meno». Gli orafi e i portavalori pagano 400 miliardi all'anno di premi, mentre le compagnie sborsano 600 miliardi di risarcimenti.

Persone citate: Gaetano Cavalieri, Gianni Cacchione