Attenti al leone, è un re di denari di Giuseppe Ballaris

Attenti al leone, è un re di denari New York: debutta «The Lion King», il nuovo cartoon Disney, un business miliardario Attenti al leone, è un re di denari Cade un tabù: nel film ci sono dm personaggi omosex NEW YORK. Il celebre Radio City di Manhattan, coi suoi seimila posti, ospita oggi la prima mondiale di «The Lion King» (Il re leone), il nuovo lungometraggio animato della Disney. Da domani e per nove giorni il film resterà in esclusiva a New York e Los Angeles, e le proiezioni saranno precedute da uno spettacolo coreografico con i più famosi personaggi disneyani. I posti, numerati, costano dai 21 ai 25 dollari: c'è un settore Vip, non sono previsti sconti per i bambini. «The Lion King» uscirà nel normale circuito Usa il 24 giugno. Decollano così alla grande le avventure dei leoni ruggenti costate 45 milioni di dollari: la realizzazione del film ha richiesto tre anni di lavoro per seicento persone tra artisti, animatori e tecnici; oltre un milione i disegni, con sofisticate videocomputerizzazioni. Pare ci siano voluti due anni per una scena di due minuti e mezzo, impensabile senza computer, dove migliaia di gnu in fuga riempiono lo schermo. Il film, diretto da Rob Minkoff e Roger Allers, s'inizia con i festeggiamenti per la nascita di Simba, figlio di Mufasa, il patriarca-re leone, ucciso dal malvagio fratello Scar. Simba cresce sapendo di avere diritto al trono: c'è però sempre zio Scar ad osteggiarlo. Simba e il compagno Naia diventano adulti sotto la guida di Pumbaa, un facocero petomane, e Timon, un lupo della prateria che assomiglia più ad un chihuahua, e pare essere ebreo. Rafiki, il saggio vecchio babbuino, ripete: «Asante sana. Squash banana». Per la prima volta, in casa Disney, la storia non si basa su una fiaba, ma è una creazione originale, pur se influenzata dai racconti degli eroi mitici di Joseph Campbell, da storie bibliche, dal «Libro delle giungla» di Kipling già «rivisitato» dagli animatori disneyani, e persino dall'((Amleto» e dall'«Enrico IV» di Shakespeare. C'è pure un riferimento al documentario hitleriano «Triumph of the Will» di Leni Riefenstahl, quando le iene sfilano in parata per il loro dittatore. Diversi elementi psicologici, filosofici, spirituali e metafisici rendono la «fiaba» un tantino adulta. «The Lion King» è pure il primo dei trentadue lungometraggi animati della Disney, sin dai tempi di «Bambi» ('42), a non avere tra i protagonisti un solo essere umano o antropomorfizzato: gli ani¬ mali non indossano abiti, non assumono sembianze umane, camminano su quattro e non su due zampe. Ma nella storia si trovano comunque molti riferimenti al genere umano: dal rapporto padrefiglio alle violenze sui bambini. I disegnatori della Disney sono stati in Africa orientale a trarre ispirazione per gli scenari, e hanno visitato parecchie volte lo zoo di San Diego per osservare la fauna più strana. Leoni veri sono finiti negli studios per essere meticolosamente «studiati» dai cartoonist. Gli «animali-interpreti» principali sono stati disegnati avendo ben chiari in mente gli attori che prestano le voci. Per Scar, l'animatore Andreas Deja (specializzato in cattivi) ha osservato attentamente i movimenti delle labbra di Jeremy Irons (il quale nel film doppia pure alcune canzoni) ne «Il mistero von Bùlow». Scar viene già indicato come il miglior cattivo Disney, sin dai tempi di Crudelia de Mon ne «La carica dei 101». Jonathan Taylor Thomas dà la voce a Simba cucciolo; all'adulto ci pensa Matthew Broderick; James Earl Jones per Mufasa, Whoopi Goldberg per una iena. Troviamo perfino due attori di Broadway, Nathan Lane (di «Bulli e pupe») per Pumbaa, ed Ernie Sabella per Timon: parlando di questi due personaggi, Lane osserva: «I nostri sono i primi due omosex disneyani a raggiungere il grande schermo!». La colonna sonora non è di stampo Broadway, come per «La Bella e la Bestia»: stavolta si è puntato sulla world music, con un coro sudafricano che canta il gospel iniziale «The Circle of Life». Le altre canzoni sono composte ed eseguite da Elton John. Tini Rice firma le liriche. Il single è «Can You Feel the Love Tonight». «Inizialmente si pensava a una pellicola seria, dal titolo "Il re della giungla", e senza musica», spiega il produttore Don Hahn. Il ed, fatto abbastanza inconsueto, è arrivato nei negozi americani con molto anticipo sull'uscita del cartoon: ne sono state prodotte due milioni di copie. E si è pure scatenato l'immancabile merchandising: T-shirts, peluche, giochi, pupazzetti, sacchi a pelo, e via discorrendo. Nei giocattoli, Mattel, Douglas e Just Toys si ritagliano una gran fetta di mercato; non mancano concorsi e sponsorizzazioni, dagli hamburger Burger King a Kodak. Sono in molti a pensare che, nel mercato dei gadget, il leone disneyano batterà gli Antenati, al momento richiestissimi grazie al film attualmente campione d'incassi. Ma come andrà «The Lion King» ai botteghini? Nelle previsioni degli esperti ha tutte le carte in regola per rivelarsi il numero uno dell'estate '94; anche se dovrà sopportare la forte concorrenza appunto degli ((Antenati» e di Schwarzenegger in «True Lies». La campagna promozionale, la più estesa allestita finora dalla Disney, dovrebbe far incassare almeno cento milioni di dollari entro l'inizio di settembre. Giuseppe Ballaris Due milioni di copie della colonna sonora firmata da Elton John Fotogramma di «The Lion King»: tre anni di lavoro per 600 tecnici e disegnatori

Luoghi citati: Los Angeles, Manhattan, New York, San Diego, Usa