Coppi Castellitto una bici per due

Incontro con l'attore sul set del film tv «Il grande Fausto», che andrà in onda su Raiuno Incontro con l'attore sul set del film tv «Il grande Fausto», che andrà in onda su Raiuno una bici per due ASTELLITTO LAGO DI VTVERONE. «Un uomo solo è al comando della corsa. La sua maglia è bianco-celeste. Il suo nome è Fausto Coppi». Le parole del radiocronista Ferretti sono entrate nella leggenda insieme con le imprese del Campionissimo. Sergio Castellitto per rappresentai* «Il grande Fausto», il film diretto da Alberto Sironi (prodotto da Angelo Rizzoli in collaborazione con Raiuno, la Tfi/Sfp-Francia e la Beta film-Germania), di sicuro non pedala in salita perché è entrato nella parte con grande levità. Spiega: «Ma ho anche letto e visto tutto ciò che c'era da leggere e da vedere su Coppi. Mi sono messo a dieta per sei mesi, ho dovuto prepararmi atleticamente e spingere sui pedali con lo stile inconfondibile di Fausto». Sul set, una officina della Bianchi allestita in un capannone, osserviamo Castellitto «in borghese»: la sua forte magrezza nervosa dentro un largo abito grigio scuro. Gira nell'aria la ruota della sua bicicletta mentre ne accarezza i raggi con amore e tecnica. E la sua somiglianza con Coppi fa impressione. E' un uomo gentile, Sergio Castellitto: parla volentieri di Coppi, della Dama Bianca, di sé, «dell'ordinatissimo caos che regola il mestiere d'attore, dove è necessario riconoscere il proprio talento e poi saperlo governare». E studiare? Forse copiare? «Ha detto bene Michael Caine: "Quando vedi una buona cosa cerca di rifarla pari pari, tanto lui l'avrà copiata da qualcun altro"». Una professione difficile? «L'attore è un esecutore. Ma perché mai il primo violino dovrebbe sentirsi sminuito se esegue perfettamente una musica non sua?». Con il personaggio di Coppi si è comportato alla De Niro? «Non proprio così. L'attore è un osservatore, uno scrutatore d'anime che mutua il mondo poetico di altri. Per Coppi ho cercato di carpire la chiave fisica del personaggio. Perché era un atleta e la parte fisica è preponderante. Ma non ho copiato Coppi, ne ho dato la rappresentazione». In lui che cosa l'ha impressionato? «La sua personalità, "dotata" di timidezza». Quando ha iniziato la sua carriera d'attore? «Ho 40 anni. Tutto è successo tempo fa. Un caso particolare. Lavoravo in una azienda ma non sapevo che cosa chiedere alla vita. Sapevo però bene che cosa non intendevo fare: non volevo lavorare in una azienda. Fino ad allora l'unico mio parto artistico era stato quello di suonare fra amici le maracas. Però avevo degli amici allievi attori e così per caso sono entrato in Accademia. Se invece di amici attori avessi conosciuto allievi di musica forse avrei rincorso la carriera musicale. Poi mi sono reso conto che alcune cose mi venivano bene». Falsa modestia? «No. E' la verità. Dopo, ho preso via via il vero contatto con me e con la professione». E adesso sa d'essere bravo? E si vuole bene? «So d'essere bravo. Ho una grande stima di me. E l'amore che nutro per me è profondissimo, ma ho conservato lo stupore». Stupore di che cosa? «E' come se una parte di me si vedesse mentre recito. E mi dico: "Ma guarda che cosa sto facendo. Ma sono davvero io a trovarmi in questa condizione di privilegio?". La penso come l'amico Mastroianni che è un uomo saggio e dice: "Ti vengono a prendere a casa in auto, ti fanno girare il mondo, conosci un mucchio di gente, entri nella personalità di altri che ti fanno anche guarire dalle tue paure se le hai, e in più ti pagano anche. Come si può non essere contenti di fare il cinema?"». Non fosse attore quale altro mestiere sceglierebbe? «Farei l'attrice». Guadagna bene col cinema? «Guadagno bene, i soldi però non so mai come spenderli. Non sono un consumista. Ogni tanto mi dico che dovrei comprare qualcosa, ma che cosa? Mi butto sui libri, dischi e mi sono anche fatto la casa, ma poi?». Viaggi niente? «Sono un turista di me stesso. Non sono mai stato fuori d'Europa. Non appena posso sto con mia moglie Margaret Mazzantini e mio figlio Pietro di due anni e mezzo. Ecco, è questo il bel film che continuo a girare senza fine». E i suoi difetti? «L'attore sa nascondere meglio di altri le proprie miserie. Ma un difetto c'è: non so fare niente in casa, ma niente di niente, eppure mi sento contento di come sono. Ogni tanto sento qualcuno del mestiere che lamenta: "Ah se fossi nato in America!". Già bravo fesso dico, e se invece tu fossi nato in Turchia o in Ruanda? Io godo di ciò che ho». Dopo Coppi sa già che cosa interpreterà? «Me ne torno a casa per stare con la mia famiglia. Ma un progetto c'è, è una proposta d'un film in Francia. Non è che dovrà rappresentare Bobet? «Per carità. Ne ho abbastanza di diete. E basta pedalare». Si è innamorato della Dama Bianca? «Coppi lo era. In questo bel romanzo popolare, Ornella Muti come Dama Bianca incarna tutta la desiderabilità femminile. Ma io e lei siamo come fratello e sorella. Io sono innamorato di mia moglie». Lei ha girato con Francesca Dellera il film «La carne» di Ferreri. La carne è debole? «La carne è sempre debole, ma io, come ho detto, conservo ancora la capacità di stupirmi per ciò che faccio. Con la Dellera nuda fra le mie braccia mi dicevo: "Ma sono proprio io che sto abbracciando Francesca?". E in questo film quando per esigenze di scena, bacio Ornella, mi folgora un pensiero: "Ma ti rendi conto Sergio che stai baciando la Muti?"». Nevio Boni «Sono stato a dieta per 6 mesi, mi sono preparato da atleta. Ma non come De Niro» A sinistra Fausto Coppi, qui sotto Sergio Castellitto, a destra Castellitto con Ornella Muti-Dama Bianca in alto ancora Castellitto, in gara nei panni di Coppi

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