La pianista erotica spia al Vittoriale?

Società' e Cui D'Annunzio e Luisa Baccarà: i misteri di un amore La pianista erotica spia al Vittoriale? m\L Vittoriale degli Italiani è I stato un bel nido di vipere 1 nei 17 anni che passano tra I la sua «nascita» nel '21 at•^•1 torno alle modeste mura di Villa Cargnacco e la morte del Vate nel '38. Nessuno ne dubita. Anche Renzo De Felice vi ha sempre visto «inevitabilmente un covo di intrighi con tutta quella gè, té che ruotava attorno a D'Annunzio e che, in buon numero, cercava di "girarselo" per i propri scopi, presumibilmente anche dal punto di vista politico...». Un covo con impronta fortemente femminile. Il piccolo regno, incoraggiato da Mussolini per isolare il pericoloso «amico» e «raccontato» giorno per giorno, come si sa, dai poliziotti fascisti nei loro rapporti a Roma, era in effetti dominato dalle donne. Due in particolare tra una miriade di «Clarisse» e di «badesse», di cuoche devote e di cameriere tuttofacenti: Luisa Baccarà, ultima fiamma ufficiale di «Ariel» e Aélis, la governanteamante, entrambe fisse a Gardone sino all'ultimo respiro del Comandante. E se Aélis, con D'Annunzio sin dai tempi di Arcachon, si sobbarcava anche il compito di smistare o propiziare al padrone le compagne d'una notte o poco più, Luisa, fine pianista e donna di classe, concluso il periodo erotico ccn il Vate, aveva finito per diventare, del Vittoriale, la grande governante o, più dannunzianamente, la vestale: ruolo, accompagnato da continue mortificazioni e gelosie e accettato in nome dell'Amore e della dedizione assoluta che Smikrà, la «piccola» in una specie di greco e così la chiamava il poeta da innamorato, aveva ampiamente dimostrato sin dall'impresa fiumana, quando diciannovenne, «sciagurata rispose» all'appello del «guerriero» accorrendo a celebrarne con la sua musica, prima le glorie e poi il disinganno. Ma è stato questo l'unico, talvolta durissimo impegno, della bella veneziana al fianco del suo idolo? L'ostinazione a restare al Vittoriale rinunciando ad un probabile avvenire artistico e a una vita personale forse meno oscura, non nasconde qualche mistero? E quale parte ha avuto la Baccarà nella famigerata caduta di D'Annunzio dalla finestra della Stanza della Musica la sera del 13 agosto 1922, pochi mesi prima della marcia su Roma? Domande che, a quanto pare, non hanno ricevuto ancora una risposta capace di soddisfare tutti e che forse l'avranno soltanto nel 2003 quando potrà essere aperto il baule di documenti lasciato al Vittoriale dalla povera Smikrà alla sua morte nell'85. C'è, comunque, una certezza: a un certo punto il poeta non ne poteva più della sua ninfa Egeria. E' vero che la Baccarà non è mai stata un grandissimo amore per D'Annunzio, non certo paragonabile a quello per la Duse e meno che mai a quello che più di ogni altro lo aveva soggiogato, la passione per Barbara Leoni. Ma il Vate è con lei almeno affettuoso e paziente nel sopportare il suo soffocante attaccamento (dal quale peraltro traeva non poco comodo). A un tratto, però, sbotta e scrive a Gian Carlo Maroni, architetto, amico, soccorritore, l'uomo che gli è più vicino negli anni di Gardone: «Bisogna che sia messo un termine alla grossolana padronanza che la signora Luisa Baccarà effettua nel Vittoriale... Non voglio musica di estranei... Avevo già espulso la sorella intrigante e vanagloriosa (Jole, detta Jo Jo, che lui non disdegnava di corteggiare, ndr). Perché anche la signora Luisa lasci questa casa, io sono disposto a darle cinquemila lire (o più) ogni mese. Ogni accordo d'un tempo è rotto irremissibilmente. Ho l'orrore di certe espressioni di quel viso». L'espulsione naturalmente non avverrà... La lettera, comunque significativa, è riportata, tra molte altre inedite, nel libro di Antonella Federici, giovanilmente scritto a ritmo di rock ma non per questo meno serio e documentato, appena uscito da Neri Pozza: Luisa Baccarà - la musicista che visse per D'Annunzio e gli sacrificò tutto, anche l'onore dove l'autrice avverte subito di «sentirsi assolutamente dalla parte di Lui» e dove il sottotitolo può rinfocolare qualche dubbio. Perché la Baccarà si sarebbe giocata, nella partita con il Vate, anche l'onore? Antonella Federici sembra riferirsi piuttosto all'annullamento di sé di questa donna dagli orizzonti limitati, una che in fondo sognava un'esistenza borghese, un mondo lunarmente lontano da quello del poeta. Invece Paola Sorge, da lungo tempo impegnata su D'Annunzio, una biografia nell'88 e ora all'opera proprio attorno alle donne del Vittoriale, ha più di un sospetto. La Baccarà potrebbe essere stata una spia? «Non proprio una spia - precisa la Sorge -, ma certo i suoi rapporti con il Vittoriale furono molto più complicati di quanto si pensi. Donna fredda, capace, non è escluso sia stata ingaggiata all'epoca di Fiume addirittura da Nitti, diventando una sorta di emissario del governo come risulta da parecchie testimonianze tra cui quella del funzionario di pubblica sicurezza Giuseppe Dossi. Al Vittoriale, la sua stretta sorveglianza su D'Annunzio può poi essere stata manovrata dagli uomini di Mussolini. Ed è possibile che il poeta se ne sia accorto e abbia agito con lei come con Rizzo «l'occhiuto carceriere»: tenerseli e controllarli a sua volta. E' certo che succedevano coso strane a Gardone: perché, per esempio, la Baccarà è stata liquidata il giorno stesso dei funerali del poeta, come si fa con qualcuno che, ormai, non serve più?». «Ma no - ribatte Francesco Perfetti, presidente della Fondazione del Vittoriale - non esistono misteri attorno alla Baccarà, una figura dolente, non di grande spicco, con un amore smisurato per D'Annunzio anche nei 47 anni di "vedovanza" passati ir. un modesto quartierino della sua Venezia, quasi in indigenza. Una sorta di sublimazione romantica anche nei suoi lati più cupi. Nessun ruolo politico, neppure indiretto, è ipotizzabile. Quanto alla caduta non è, invece, impossibile che una delle due signore, Luisa o la sorella, abbiano potuto involontariamente provocarla, così come si può d'altronde pensare a una vera e propria fatalità, un capogiro del poeta sotto l'effetto di eccitanti». Da più parti, tuttavia, si è voluto vedere in questa caduta (tre giorni prima dell'incontro Mussolini-Nitti-D'Annunzio che doveva avvenire in una villa toscana), il «provvidenziale evento» con il quale il capo del fascismo avrebbe potuto mettere fuori gioco il poeta per qualche tempo evitando così una sua incontrollabile presenza sulla scena politica. Di qui l'ipotesi di una mano per così dire armata, si chiami o no Baccarà, quel 13 agosto '22 nella Stanza della Musica. «Illazioni prive di consistenza», è la risposta di Perfetti in totale assonanza, del resto, con Renzo De Felice, il quale aggiunge: «Escludo che D'Annunzio possa essere stato buttato dalla finestra, mi è più facile immaginare un incidente dovuto alla eccitazione, al Vate declamante che non si accorge del pericolo e cade». Per lo storico, poi, la «faccenda Baccarà» è senz'altro marginale, ma non gli dispiace ristabilire un certo equilibrio: «La posizione di questa donna era talmente concordante con quella del poeta che a me sembra impossibile farne una delatrice. Né esistono elementi documentari in questo senso. Certo, come tutti sanno, Mussolini, arrivato al potere, temette i sogni dannunziani sull'Adriatico e prese le sue precauzioni; ma poi, dopo il '24-'25, il Vate non fu più considerato un vero pericolo e anche nel periodo del delitto Matteotti si vide che D'Annunzio non aveva più nessuna vera intenzione di muoversi, nonostante le speranze di parecchi». Un capitolo della nostra storia che, comunque, potrà essere ulteriormente chiarito. E, Baccarà a parte, Renzo De Felice aggiunge: «Ho l'impressione che a Gardone sia saltato fuori qualcosa di nuovo...». Mirella Appiottì Una lettera inedita del Vate: «Le darei 5 mila lire al mese purché se ne vada» cietà' e Cui e Luisa Baccarà e (a lato) una caricatura di D'Annunzio Sotto: Renzo De Felice

Luoghi citati: Arcachon, Fiume, Roma, Venezia