La libertà a stelle e strisce gli ex ragazzi della via Gluck

Dalla Resistenza al terrorismo *:■:■:■:•:■:•:■:■:■:•:■: :■: ■:■:•: v:-::x-:-:y:-:-:vX :y:;x-:-:-::: :^^::v:y:::^:::^:■:^■:::::■:v:■:::x:■:■: LETTERE AL GIORNALE La libertà a stelle e strisce, gli ex ragazzi della via Gluck Quale sacrificio per gli americani? Tra le varie retoriche ingenuità sfoderate in occasione della recente visita in Italia del Presidente Usa, va segnalata l'affermazione, ripetuta tante volte in discorsi e commemorazioni, che gli americani, sbarcando in Europa nel '44, si sarebbero sacrificati per la libertà, la democrazia, i diritti umani. Sappiamo invece che a spingere gli Stati Uniti ad intervenire in Europa fu soprattutto la difesa dei propri interessi nazionali, che sarebbero stati gravemente minacciati dalla supremazia della Germania in Europa e del Giappone in Asia. Che la difesa dei «diritti umani» passasse in secondo piano, lo dimostra il fatto che, per la bisogna, gli Usa non esitarono ad allearsi con l'Urss, Paese dove tali diritti erano violati non meno che nella Germania hitleriana. Francesco Marino, Torino Caro Celentano ti ricordi...? Visto che il simpatico e sempreverde Adriano nazionale ogni tanto si fa vivo, e dopo breve riflessione su ciò che qualche giorno fa egli ha detto sulle pagine di tutti i quotidiani, mi sono chiesto: quando con solidarietà di gioventù dice che anche l'on. Berlusconi è ancora uno dei ragazzi della via Gluck, avrà pensato che il Cavaliere, seppur con criterio, ha innalzato decine di quegli alberi di cemento che tanto lui detestava nella sua famosa canzone? Ugo Fa riesami, Pontecurone (Al) Le case costruite sotto il fascismo La maggior parte dei commentatori politici non riesce a capire perché Fini continui a difen¬ dere il fascismo storico e malgrado ciò aumenti i suoi voti. La risposta di questo apparente paradosso io l'ho trovata in una pagina della rivista 7'ime del 6 giugno 1994. L'Italia vi figura come il Paese che rispetto agli altri partner europei della Comunità, ha la maggiore percentuale di abitazioni (il 30%) costruita nel periodo 1919-1945. Più che di sermoni gli italiani, come me, continuano ad essere colpiti dai mattoni del regime, che fanno ancora più effetto perché privi di tangente. Giuseppe Leone, Roma Elezioni, spettacolo più che politica Confesso che aspetto le elezioni non per vedere chi vince, ma per sedermi in poltrona a godermi i commenti televisivi. E' qualcosa di straordinario: si chiudono i seggi e zac, con exit poli e altre diavolerie, cinque secondi dopo, tutti sono pronti a commentare. E tutti l'avevano detto, tutti si aspettavano che andasse così, nessuno ha perso, tutti hanno vinto o «tenuto» o conservato uno «zoccolo duro». I partiti si dividono le presenze nelle varie televisioni, i tuttologi spiegano questo e quello. Arriviamo a cose straordinarie come quella di Massimo Cacciari che spiega il perché del crollo della sinistra e un tranquillo Fassino, uomo di Occhietto, che ribadisce: «E' proprio quelle che ho sempre detto anch'io». Tutto sommato il canone tv è inferiore al prezzo di uno spettacolo di Beppe Grillo e il risultato è molto simile. Franco Ambrogi, Busto Arsizio (Va) Aborto, potere e contraccezione Il presidente Clinton, il 2 giugno mattina, ha chiarito ai seminaristi americani di Roma che la sua legge sull'aborto «sicuro, legale e raro» riguarda soltanto le «decine di milioni di aborti praticati in condizioni poco sane che mettono a rischio le donne». Lontano dal pianificare l'aborto come metodo di contraccezione. Wojtyla, dal canto suo, impedisce l'aborto delle donne sedotte e abbandonate. E' la pianificazione cattolica dell'aborto di rea¬ zione femminile, provocata dal clero, frutto della legge «criminogena» (abate Franzoni) del celibato ecclesiastico: dal celibato obbligatorio al clero che vilmente si defila nei confronti delle donne ingravidate, all'aborto della donna che da sola non ce la fa a far crescere un figlio. Se il clero presenta l'alibi del celibato per non riconoscere una sua creatura, la donna, per abortire, ha quello dell'inadempienza maschile. Se si vuole accusare la donna di mancare al suo dovere di maternità, il Papa non può sorvolare sulla grave responsabilità del maschio che si sottrae al suo dovere di paternità. In Germania i figli clandestini del clero celibe sono seimila (vedi il periodico dei preti sposati Sulla strada, 1992, n° 24, pag. 24). Ingenti e infiniti sono i disagi ed i traumi che la vita riserva a queste creature. Antonio de Angelis prete sposato dell'Associazione «Vocatio» per la disobbedienza ecclesiale Genova Le violenze nel nome di Dio Prendo atto delle accorate difese della «Chiesa santa e peccatrice» da parte dei sigg. Sangalli (9 giugno) e Ambrosio (11 giugno) a seguito della mia lettera pubblicata il 2 giugno 1994. Lo sforzo della difesa è encomiabile; tuttavia i peccati della Chiesa sono scritti nelle pagine della storia e li conosciamo bene tutti. Che la Chiesa abbia avuto i suoi santi non modifica la storia. Che cosa rimane da aggiungere? Forse il concetto di San Paolo della «purezza in favore della santità». Mi spiego meglio. Il cristianesimo storico, quello dei martiri per intenderci, era santo non perché i suoi membri erano perfetti, ma perché da esso i peccatori incorreggibili erano espulsi, prima che ne corrompessero la santità. «Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta... Togliete il malvagio di mezzo a voi!» (1 Corinzi 5, 6 e 13, Cei). Nel corso della sua storia la Chiesa ha scomunicato qualche personaggio scomodo, ma non, ad esempio, coloro che hanno brutalizzato indios, protestanti ed ebrei. Adesso ci vien detto che la Chiesa deve pentirsi di questi peccati. A me sembra una dichiarazione strumentale; lacrime di coccodrillo. Ecco perché il concetto di Chiesa santa e al tempo stesso peccatrice non mi convince. Il sig. Ambrosio parla di odio da parte dei testimoni di Geo- va nei confronti della Chiesa. Il concetto mi è estraneo e mi dispiace che abbia questa opinione. A quanto mi risulta, invece, è stata proprio la Chiesa, di recente, ad accusare i testimoni di «menzogna, falsificazioni» e ad implorare di fermarne il «contagio» {La Stampa del 24-4-1994). Che cosa devono concludere i lettori? Che quando la Chiesa parla contro le «sette» sono parole sante, mentre quando parlano le «sette» è peccato di mancanza d'amore? Alberto Bertone, Torino Il dibattito sul peccato Seguo da sempre le questioni che, in qualche modo, orbitano attorno ai misteri della fede, ed è proprio a seguito di questa passione che ho avuto modo di leggere la lettera, pubblicata dal vostro quotidiano, redatta dal sig. G. Sangalli, avente il titolo: Chiesa, non tutti sono perfetti. E' evidente in Sangalli il desiderio di giustificare comunque l'operato dei vertici della Chiesa cattolica; impressiona, invece, che la sua apologia venga espletata proprio in un momento che ha visto la più alta personalità cattolica, il vicario di Cristo, denunciare l'ambiguo comportamento della Chiesa cattolica romana nel corso della storia. Ma, al di là delle pesantissime parole pronunciate dal Santo Padre, colpiscono alcune esemplificazioni che il Sangalli fa sul concetto di «Chiesa santa e peccatrice». Lungi dalla mia persona il desiderio di rivisitare il pensiero di Donato delle Case Nere, ma, la prego sig. Sangalli, crede veramente che le manchevolezze della Chiesa cattolica romana siano da attribuire «solo» ad alcune figure di secondo piano? Roberto Simone, Torino