Una spina rossa per Kohl
Una spina rossa per Kohl Una spina rossa per Kohl Postcomunisti verso il Bundestag BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'è un vincitore certo, nelle elezioni europee e comunali di domenica in Germania, e si chiama Helmut Kohl: anche se il suo trionfo - facilitato da sviluppi positivi dell'economia che hanno ridato fiducia all'elettorato moderato - non è ancora una garanzia di successo alle politiche di ottobre, come il Cancelliere ha riconosciuto dopo l'euforia della notte elettorale. Ma c'è un'altra particolarità, nel voto di domenica, che farà riflettere a lungo i partiti, nell'ultima fase di battaglia che li separa dal rinnovo del Bundestag. Questa variabile delicata e probabilmente decisiva si chiama «terza forza», e tanto all'I -t che all'Ovest si è manifestata soprattutto ai danni dell'Spd di Kudoìl Scharping. Sotto la bandiera dei Verdi (balzati dali'8,4 al 10,1% in cinque anni), in Occidente; sotto quella del Pds a Est: nelle prime europee della sua storia ha ottenuto il 4,7%, ma nelle comunali ha talvolta superato il 40%, un risultato che ha aperto la via del Bundestag c di un «rientro» clamoroso. In quelle regioni i postcomunisti si sono imposti stabilmente come partito più forte dopo Cdu e Spd. Il successo di questi due gruppi «marginali» spiega il risultato del voto europeo, ma consente anche di ipotizzare un'evoluzione interna. Con tutte le cautele .he richiedono i confronti fra eie. ioni diverse, il voto di domenica ha permesso infatti una ricognizione degli umori prevalenti: e tanto all'Est che all'Ovest e stata la migrazione di robuste frange elettorali a modificare il panorama politico. I socialdemocratici hanno perso consensi in favore dei Verdi e dei post-comunisti perché questi due partiti hanno saputo «inserirsi nei conflitti»: quelli interni all'Spd e alla sua direzione in crisi di autorità e leadership; e quelli, più generali, di un Paese diviso fra l'ottimismo della ripresa ormai alle porte e l'ansia di una disoccupazione record. Un'erosione simile - in favore della Cdu e forse perfino dell'Spd - hanno subito all'O¬ vest i liberali, tradizionale e decisiva «terza forza» nelle coalizioni di governo: l'Fdp del ministro degli Esteri Klaus Kinkel è scesa dal 5,6 al 4,1 per cento e ha perso la propria rappresentanza all'Europarlamento. L'hanno penalizzata le insistenti richieste di «deregulation»; ma soprattutto la linea seguita durante l'elezione del presidente federale, il mese scorso: una scelta che fasce consistenti dell'elettorato liberale hanno considerato troppo supina e arrendevole a Kohl. E' proprio questa doppia «mobilità marginale» a riaprire la grande partita d'autunno. Se i liberali manterranno il risultato di domenica, infatti, non entreranno neanche al Bundestag, e la coalizione che oggi guida il governo federale si troverà priva di un sostegno essenziale. I democristiani di Helmut Kohl e i cristiano-sociali di Theo Waigel hanno ottenuto insieme il 38,8 per cento: abbastanza per diventare il primo gruppo in Parlamento, non per governare. Anche sommando il 10,1 per cento dei Verdi, tuttavia, i socialdemocratici arriverebbero soltanto al 42,3 per cento: se i risultati di domenica fossero confermati, neanche l'Spd sarebbe in grado di guidare il governo federale, e la sola soluzione diventerebbe la «grande coalizione», democristiani e socialisti insieme. C'è un'ultima lezione, nel voto di domenica in Germania: fattori interni come la nuova legge sull'emigrazione hanno tolto fiato all'estrema destra dei Republikaner, che dimezzando i voti perdono la rappresentanza all'Europarlamento e si sbriciolano come forza nazionale. Ma insieme alle piccole formazioni estremiste, il partito di Franz Schoenhuber riuscirebbe ad entrare al Bundestag, e anche di questo rischio potenziale i grandi partiti dovranno tener conto nella messa a punto degli obiettivi elettorali. Soprattutto la Cdu, nel cui serbatoio si annidano frange sensibili ai richiami della destra radicale. Emanuele Novazio li Cancelliere Kohl ha sconfìtto i sondaggi che lo volevano sconfitto
Persone citate: Emanuele Novazio, Franz Schoenhuber, Helmut Kohl, Klaus Kinkel, Kohl, Kohl Postcomunisti, Scharping, Theo Waigel, Verdi
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