Piazza Affari brinda amaro

Piana Affari brinda amaro Piana Affari brinda amaro Crollo del 2,77%, in calo tutte le Borse MILANO. Più del trenta per cento a Forza Italia, meno 2,77% ieri a Piazza Affari. Il listino delude chi si aspettava un nuovo rialzo delle quotazioni sull'onda del successo elettorale di Berlusconi. Tutt'altro che un trionfo per la Borsa, anzi: fin dalle prime battute si capisce che nonostante le forze di governo escano complessivamente rafforzate dal risultato delle europee, Piazza Affari storce il naso e ingrana la marcia in giù. E così, dopo le prime battute, le cifre sono solo al ribasso. L'indice Mibtel che scende inesorabilmente fino a chiudere con il minimo della giornata a quota 11.699; gli scambi a poco meno di 800 miliardi; i futures sul Btp a dieci anni che perdono due lire secche. Solo dalla lira arriva qualche consolazione: stabile sul marco, più forte sul dollaro. Ma la sconfitta post-elettorale del Toro non è un fenomeno solo italiano, anche se Milano guida la hit parade dei ribassi. Piangono ovunque le Borse europee: Parigi chiude con il 2,11 in meno, Londra perde l'l,29%, Francoforte l'I,27%, Madrid lascia sul terreno 1' 1,59%, Amster- dam l'I,23%. Il ciclone non risparmia neppure Zurigo, che pur fuori dai problemi dell'Unione, perde lo 0,70%. Che cosa è successo? Semplice - rispondono gli operatori - la vittoria dei partiti di centro-destra nella maggioranza dei Paesi europei spinge molti a prevedere che l'Unione europea dovrà rivedere la sua tabella di marcia e frenare seccamente la corsa verso la moneta unica, sotto le spinte centrifughe delle istanze nazionaliste. E così dagli Stati Uniti e dal Giappone piombano gli ordini di vendita verso le borse di quell'Europa che sembra ora un po' meno affidabile per quel che riguarda la lotta all'inflazione e che offre prospettive meno sicure rispetto al calo dei tassi di interesse. In Italia, comunque, le cose sono andate peggio. Sarà perché, come commenta qualche operatore a Piazza Affari, il mercato ha già scontato in abbondanza il secondo trionfo berlusconiano e più che le conferme elettorali, adesso dal governo si aspettano fatti. Sarà perché gli aumenti di capitale che si stanno per abbattere sul mercato (sette in partenza dopodomani) e la nuova ondata di privatizzazioni che incomincia con l'Ina, spingono molti a smobilizzare le proprie risorse. Oppure c'entra la paura che dopo il buco nei conti dell'Inps, quei 30 mila miliardi di cui ha parlato il ministro del Lavoro Clemente Mastella, il governo si trovi costretto a preparare in tutta fretta una maxi-manovra che avrebbe effetti assai poco entusiasmanti sull'economia. Stretti fra dubbi internazionali e timori squisitamente casarecci vendono gli stranieri, va quasi deserta la risposta premi (dove si registra un 85% di abbandoni) e tutto il listino accusa il colpo, accentuando le perdite nel finale. Le Fiat cedono in media 1' 1,90%, ma perdono il 3,78 nel finale, le Generali l'l,61% (-2,29% a fine seduta), le Mediobanca il 2,33% (-5,58% l'ultimo prezzo), le Montedison il 2,11% (-4,82%), le Sip l'I,56% (-3,93%). E la paura per i conti dell'Inps, assieme alle preoccupazioni per i tassi, è quella che fa scivolare anche i titoli di Stato italiano. Dopo un avvio tiepido e qualche segnale di ripresa in apertura le parole di Mastella scatenano subito le vendite sui mercati: il Btp decennale chiude a Milano a 106,37 (contro le 108,32 di venerdì), dopo aver toccato un minimo di 106,18, consolato solo in parte da un andamento egualmente negativo del Bund tedesco. Solo nel tardo pomeriggio, sul mercato londinese, il contratto decennale recupera dal minimo di 106,03 lire per risalire a quota 106,16. [f. man.] Letta sulla legge antitrust: «Gli italiani non la vogliono» E la paura per i conti Inps fa scendere anche i Bot Sopra, il ministro Dini. A sinistra, Attilio Ventura presidente degli agenti di cambio milanesi

Persone citate: Attilio Ventura, Berlusconi, Clemente Mastella, Dini, Mastella