«Per la Malasanità ho pagato solo io»

L'ex ministro in cella: «Vittima della voglia di gogna» L'ex ministro in cella: «Vittima della voglia di gogna» «Per la Malasanità ho pagato solo io» PARLA DE LORENZO E B NAPOLI trascorso un mese da quel 12 maggio, quando i carabinieri arrivarono nella sua casa in via Stazio, sulla collina di Posillipo, per arrestarlo con accuse gravissime: associazione a delinquere, corruzione, abuso d'ufficio, finanziamento illecito dei partiti. E ora il detenuto Francesco De Lorenzo, ex ministro della Sanità, uno dei politici più invisi agli italiani, accetta di rispondere dal carcere di Poggioreale alle domande inviategli attraverso i suoi avvocati. Secondo il giudice per le indagini preliminari esistono gravissime esigenze cautelari nei suoi confronti: pericolo di inquinamento delle prove, spiccata capacità di delinquere ed elevata probabilità di commettere di nuovo gli stessi reati... «La perquisizione in casa mia fu autorizzata nel settembre '93, ma è stata eseguita solo a maggio di quest'anno, il giorno dell'arresto. Ciò, evidentemente, significa che per lo stesso magistrato il pericolo di inquinamento delle prove non era attuale, come non lo è adesso. In quanto alla pericolosità sociale, credo che la velleitarietà del gip nelle valutazioni psicologiche in base agli atti di accusa si qualifichi da sé. Quando mi hanno arrestato non ero più ministro, né svolgevo l'attività di docente universitario: come avrei potuto commettere di nuovo reati contro la pubblica amministrazione?». Dopo l'arresto si è rifiutato di rispondere alle domande del gip, sostenendo di aver già detto tutto. In realtà, secondo il giudice, in passato lei si sarebbe limitato a generiche affermazioni e a scaricare le responsabilità sulle spalle degli altri. «Ho avuto con il gip 14 incontri durati complessivamente 100 ore. Ciò che ho detto è stato sostanziato con documenti parlamentari, leggi e atti che, se fossero letti, non sarebbero certo definiti generici. Mi pare sia un diritto dell'accusato sostenere le sue tesi e contrapporre le sue ragioni. Se invece si cerca l'accettazione delle tesi dell'accusa, allora si parla di un diritto che non vige ancora nel nostro Paese ma sposa bene l'uso della custodia cautelare per questo fine. Tutto questo richiama alla memoria un uso del diritto di epoca stalinista». Si considera davvero un prigioniero politico? «Ho discusso tutti i capi di imputazione e reso a garanzia la somma che mi viene contestato di aver ricevuto. Non avevo alcuna intenzione di fuggire, altrimenti l'avrei fatto. Inoltre, in qualità di ex ministro, sono l'unico rappresentante di governo della passata legislatura ad essere finito in carcere. Come non definirsi prigioniero politico quando il carcere, come nel mio caso, diventa uno strumento per ottenere la confer- ma di un teorema politico-giudiziario? Tenendomi qui si vuole punire simbolicamente tutto il passato senza processo». Lei parla di accanimento dei giudici? «La magistratura sembra connivente con un sistema di potere che fa pagare di più chi ha meno potere. Il mio percorso politico è stato più breve di quello di tanti ex colleghi e sostenuto soprattutto dal mio attivismo legislativo, più che da posizioni di potere partitico o di gestione consolidata del potere politico. Faccia lei i confronti del caso e mi dica come mai La Malfa, indagato nello stesso "filone-sanità", nel caso Enimont e in altre vicende, può essere candidato alle europee mentre io mi trovo qui». Secrndo il suo legale, Gustavo Pansini, l'arresto è stato deciso per soddisfare la voglia di gogna della folla. «L'odio della gente è stato alimentato con la violazione sistematica del segreto istruttorio e con la complicità degli industriali farmaceutici, che hanno interesse a evitare l'allargamento delle indagini a ritroso nel tempo. E' forse cambiato qualcosa da quando non sono più ministro della Sanità? L'unica novità è che tutti, a cominciare dal nuovo ministro, propongono cambiamenti nel solco della riforma sanitaria che proprio io ho portato all'approvazione del Parlamento». In passato ha detto di essere stato minacciato e insultato. Cosa le dicevano? «La suggestione dei mezzi d'informazione ha provocato molti episodi di intolleranza, ma sta avendo effetti opposti oggi che sono punito: ricevo lettere di sconosciuti che mi chiedono perché non sono fuggito e perché, dei tanti arresti annunciati, è stato eseguito solo il mio» Se lo aspettava, il carcere? «Illustri giuristi, fra i quali ex magistrati, erano sicuri che ciò non sarebbe mai accaduto. Ma io temevo il peggio: sono prevalsi i motivi politici». Come trascorre le sue giornate da detenuto? «La vita qui dentro è difficile da sopportare. Sopra ogni cosa c'è la privazione della libertà, poi c'è l'ossessività delle regole e delle limitazioni che a volte valicano i confini del rispetto della dignità umana. Mi creda, una cosa è visitare un carcere, ben altra è viverci anche per un solo giorno. Passo le ore leggendo molto: scelgo i libri nella biblioteca perchè è difficile farli arrivare dall'esterno. Mi distraggo con un buon romanzo di Herman Hesse, ma serve a poco. Solo chi è detenuto può rendersi conto delle atroci condizioni cui si è sottoposti, soprattutto se si è in attesa di giudizio. Si vive solo nella speranza che un giorno trionfi la verità. Ma c'è un lato positivo: il dolore comune favorisce la solidarietà. Le giornate sono scandite da regolamenti antiquati e da lunghe ore di meditazione che, se non uccidono, scatenano una disperata energia di sopravvivenza». Cosa dice ai suoi familiari quando vengono a trovarla? «Li vedo perchè lo desiderano, e sono molto fiero della dignità che li distingue. Ci scriviamo anche molto, e ho scoperto solo ora quanto abbia sacrificato per le scelte di vita che ho fatto». Lei e l'ex vicesegretario del psi, Giulio Di Donato, anche lui arrestato, eravate considerati gli uomini politici più potenti di Napoli. Che effetto le ha fatto incontrarvi in carcere? «Dimentica qualcun altro: i giornali hanno sempre detto che Napoli era dominata da una trinità e non da un semplice duo. Di uomini potenti Napoli ne ha espressi tanti, pure inquisiti, ma dei quali i mass-media non si occupano molto. Vedo Di Donato solo nell'ora d'aria, non eravamo amici né siamo coimputati in alcuna inchiesta. Lo stimo come uomo, per il modo in cui regge questa dura esperienza». Chi è, oggi, Francesco De Lorenzo? «Uno di cui si è distrutto il passato politico e ora si vuole annientare anche la dignità. E' come sparare sulla Croce Rossa, visto che non ci sono difese corporative dietro di me, ma contro di me. Come ministro avevo le idee chiare su come scardinare un sistema lobbistico e riorganizzare il sistema sanitario. L'errore imperdonabile, ma inevitabile, è stato quello di utilizzare i sistemi vigenti per avere la forza di realizzare i miei progetti». Lei e Poggiolini siete indicati come i principali responsabili della corruzione e dello sfascio della Sanità. E' certo di non avere alcuna colpa? «Sono stato ministro per tre anni, ho condotto a termine una serie di iniziative legislative recepite anche dalla Comunità Europea. Lo sfascio esisteva da un pezzo. Poggiolini era alla Sanità da 20 anni, lo conoscevo poco e non tocca a me esprimere alcun giudizio in merito». Fulvio Milone «Sopravvivere in cella è molto duro stimo Di Donato per come resiste» «In cento ore col gip ho risposto a tutto Questo è stalinismo Mi considero un detenuto politico gogna» nto ore col gip posto a tutto o è stalinismo nsidero enuto politico di Poggioreale enuto l'ex ministro De Lorenzo Il carcere di Poggioreale dove è detenuto l'ex ministro Francesco De Lorenzo La moglie di Francesco De Lorenzo e l'ex dirigente della Sanità Duilio Poggiolini

Luoghi citati: Napoli, Posillipo