Addio al «Messia» di Brooklyn di Franco Pantarelli

L'ultraortodosso Schneerson riteneva l'autonomia palestinese «un abominio» L'ultraortodosso Schneerson riteneva l'autonomia palestinese «un abominio» Addio al «Messia» di Brooklyn E' morto il rabbino più potente d'America NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E' morto Menachem Schneerson, capo della setta ebraica Lubavitch meglio nota come quella degli hasidici. Aveva 92 anni e da tre mesi viveva attaccato a un respiratore artificiale. Era stato colpito da un ictus nel marzo scorso, pochi giorni dopo che alcuni suoi giovani seguaci, di ritorno da una veglia davanti all'ospedale dove lui era stato sottoposto a un intervento chirurgico agli occhi, erano stati aggrediti a colpi di fucile sul ponte di Brooklyn da un libanese che probabilmente voleva vendicare la strage di palestinesi compiuta il giorno prima nella moschea di Hebron. Uno dei giovani, Ari Halberstam, era morto, e siccome secondo molti si trattava di uno dei discepoli prediletti di Schneerson, quella morte viene considerata la causa dell'ictus che lo colpì e che ieri lo ha portato alla morte. Non appena si è diffusa la notizia, le migliaia di ebrei hasidici che vivono a Crown Heights, la sezione di Brooklyn dove si registra anche una forte presenza nera (due anni fa ci furono gravi disordini fra i due gruppi, la polizia intervenì in modo inadeguato, secondo gli ebrei, e la cosa in pratica è costata la rielezione al sindaco nero Dinkins), si sono precipitati al Beth Israel Medicai Center, nella sezione Sud di Manhattan, dove Schneerson era ricoverato. Di lì a poche ore ha avuto luogo un'immensa e strana processione (c'era chi piangeva la sua morte, ma anche chi cantava con giubilo perché lo considerava il Messia che secondo la fede ebraica il mondo aspettava da secoli) per accompagnarlo un'ultima volta al suo quartier generale, la casa di Crown Heights, dove la salma è stata sistemata nel pavimento della libreria. Lì, fuori della sua casa, sono rimasti a migliaia per tutto il giorno. Schneerson aveva preso in mano le sorti della setta nel 1950, alla morte del capo di allora che era suo suocero. Era stato già lui a stabilire a Brooklyn il quartier generale, negli anni della guerra, per sfuggire alle persecuzioni razziali. Schneerson gli era succeduto, diventando il settimo leader della setta, ed aveva continuato la sua predicazione mistica, adottando però l'uso della tecnologia (l'uso dei satelliti per le teletrasmissioni) e l'introduzione di temi di attualità nei suoi sermoni, di pari passo con gli avvenimenti politici: primo fra tutti la fondazione dello Stato di Israele. In questo modo l'influenza della setta T.ubavitch è andata sempre più estendendosi, tanto che oggi si calcola che i suoi fedeli siano almeno 300 mila in tutto il mondo. Schneerson non c'era mai stato, in Israele, perché aveva fatto voto di restarne lontano finché non fosse arrivato il Messia, ma la sua influenza nella vita politica di quel Paese era immensa. In un quartiere di Gerusalemme c'è la sua casa, costruita dai suoi seguaci, che è una copia esatta di quella di Crown Heights; e secondo molti la sua parola poteva decretare il destino dei governi succedutisi a Tel Aviv. Si racconta che nel 1990 i laboristi non riuscirono a formare il loro gabinetto proprio perché due membri della Knesset gli negarono la fiducia dopo che Schneerson aveva espresso il concetto che la concessione dell'autonomia ai palestinesi sarebbe stata un «abominio». Che succederà ora? Schneerson non aveva figli e non aveva designato alcun successore, e molti appartenenti alla setta Lubavitch temono che con lui finisca la «linea di successione». Di sicuro si scatenerà una lotta per controllare l'impero da lui costruito e consistente in 1600 centri religiosi gestiti da 3000 «emissari», con un bilancio di oltre mezzo miliardo di dollari. Nel 1990, quando Schneerson subì un primo ictus che lo lasco semiparalizzato, i suoi «assistenti» furono molto criticati dalla stampa ebraica di New York per la loro pretesa di chiudere attorno a lui una sorta di cortina che lo isolava dal resto del mondo e per le intimidazioni cui si abbandonarono nei confronti dei medici che lo avevano in cura. Allora si parlò di intrighi e di lotta per il potere, nonostante Schneerson fosse ancora vivo. A maggior ragione se ne parlerà adesso, anche se appare difficile la sostituzione di un uomo che la maggior parte dei suoi seguaci considerava il Messia in persona. Franco Pantarelli Nella foto In alto un gruppo di ebrei ultraortodossi seguaci della setta Lubavitch all'aeroporto di Tel Aviv A sinistra, Rabbi Menachem Mendel Schneerson. Sotto, donne in lacrime escono dalla sede della setta a Brooklyn

Luoghi citati: America, Gerusalemme, Israele, Manhattan, New York, Tel Aviv