Dalle urne svizzere un altro no al mondo
.7 Non ci saranno Caschi blu elvetici Dalle urne svizzere un altro no al mondo // 57,7% ha bocciato il referendum Lega e sinistre si dividono la vittoria BERNA NOSTRO SERVIZIO Ancora una volta gli svizzeri hanno detto di «no» al mondo. Per 57,7 a 42,3 per cento il popolo ha infatti bocciato la proposta del governo di istituire un contingente di caschi blu da inviare nelle zone calde del nostro pianeta. Solo in 4 Cantoni su ventitré hanno prevalso i sì, e sono i cantoni francesi di Ginevra, Neuchatel, Giura e Vaud. Una brutta giornata per i 7 ministri del Consiglio federale, che fino all'ultimo hanno sperato di invertire la rotta isolazionistica che da oltre 4 secoli contraddistingue la politca estera di questo Paese. I sondaggi sembravano dar ragione al cauto ottimismo del ministro della Difesa, Kaspar Villiger, e di quello degli Esteri, Flavio Cotti. Alla vigilia del referendum, a sorpresa, il 45 per cento degli svizzeri si era dichiarato favorevole ad un contingente elvetico di soldati Onu; solo il 37 contrario e il 16 per cento ancora indeciso. Ma evidentemente nel segreto delle urne il fragile senso di solidarietà internazionale appena intravisto nei sondaggi è stato sconfitto. Esultano i promotori del referendum: i leghisti, i verdi, i movimenti pacifisti e di sinistra. II deputato ticinese Flavio Maspoli, presidente della Lega e promotore del referendum contro la proposta del governo, ha vinto con la sua campagna elettorale dura ed aggressiva. «Il consiglio federale - ha detto alla vigilia del voto - usa luoghi comuni e illude la gente con false speranze per trascinare la Svizzera nell'Onu e nell'Unione Europea». Evidentemente sono valse a poco le rettifiche dei ministri chiamati in causa, che hanno negato con veemenza qualsiasi nesso tra l'invio di Caschi blu e l'Europa. «E' in gioco - hanno affermato più volte Villiger e Cotti solo il principio della solidarietà universale. Come mandiamo medici della Croce Rossa possiamo pensare di inviare soldati volontari a difendere una tregua o ad aiutare popoli che soffrono». Ma la gente non ci ha creduto. E così come nel 1989, quando respinse l'adesione all'Orni, e nel '92 quando rifiutò quella allo Spazio economico europeo, il popolo svizzero ha ribadito il suo «no» ad una proposta ancora più nobile. Secondo Ernest Rueesch, presidente del comitato dei «sì», hanno giocato contro al progetto «fattori emotivi». La paura di perdere la propria storica neutralità (l'ultima battaglia degli elvetici fu quella di Melegnano nel XVI secolo), la paura di lasciarsi coinvolgere dai guai del mondo, come se oggi si potesse ancora stare al sicuro semplicemente ignorando i problemi degli altri. Le prime dichiarazioni ufficiali dell'Onu sono del direttore generale per l'Europa, il russo Pretrovski. «C'è grande delusione per il risultato - ha detto - ma non vi saranno conseguenze negative sulla collaborazione tra le Nazioni Uni- te e Berna». Insomma Ginevra continuerà ad ospitare i lavori delle commissioni internazionali, anche se già anni fa l'Austria, dopo il gran rifiuto elvetico di entrare nell'Onu, si era fatta avanti per proporre Vienna come possibile finestra sul mondo. Ora soprattutto il lavoro del ministro ticinese Cotti sarà tutto in salita. Anche se in Svizzera un governo battuto non è tenuto alle dimissioni, di certo i promotori della legge escono da questa vicenda senza immediate speranze. La grande idea di fare della Svizzera uno Stato meno solo e meno anacronistico si allontana e ci vorranno almeno cinque anni prima di poter ripresentare un progetto bocciato dal popolo. I tre «no» secchi di questi anni danno scacco matto ad una Svizzera in Europa e nel mondo. Fino a quando la Confederazione potrà contare solo sul suo cioccolato, sulle banche e sugli orologi? La crisi economica, come ha spesso ripetuto il ministro Cotti, non ha risparmiato questa isoletta tra le Alpi, dove la disoccupazione ha toccato, con il 6 per cento, punte mai immaginate. Mandare 600 caschi blu (tanti ne prevedeva il progetto) poteva essere una buona occasione per dimostrare al mondo non solo un po' di altruismo, ma anche di esistere. Donata Belossi
Persone citate: Belossi, Cantoni, Cotti, Ernest Rueesch, Flavio Cotti, Flavio Maspoli, Giura, Kaspar Villiger, Villiger
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