« Anche il sesso è sotto scorta » di Liliana Madeo

E: pnm « Anche il sesso è sotto scorta » Vita d'inferno per le mogli degli ex boss MATRIMONI BLINDATI E: pensare che era un leone!» Gaetana Baglio, la moglie di Leonardo Messina, esce dal carcere di San Cataldo dopo un colloquio che il marito aveva chiesto con urgenza, e inghiotte lacrime di rabbia e di delusione. E' il 26 giugno '92. Narduzzu si prepara a raccontare al giudice Borsellino i misfatti di Cosa Nostra di cui è stato protagonista e testimone, lui che era l'interlocutore prediletto di Giuseppe Madonia, capo indiscusso delle cosche nissene e alter ego di Riina. Anche Leonardo Messina - come tutti, proprio tutti i boss che stanno per tradire la Famiglia cui un giorno hanno giurato fedeltà a vita - prima di compiere il grande e terribile salto ha voluto parlare con la moglie. Per spiegare, giustificarsi, forse convincerla che non c'è altra soluzione possibile per sovravvivere. E Tanina è venuta con le due figlie adolescenti, con la sua cultura di donna di mafia cresciuta in una famiglia che vanta esponenti di spicco nel gotha dell'organizzazione, con la sua storia di privilegi, riguardi, superiorità goduti fino ad allora a San Cataldo, il riconoscimento che in terra di mafia viene tributato ai mafiosi vincenti. Tanina è furiosa e offesa. Non è la moglie-ombra del boss, la figura femminile tradizionale che delega all'autorità maschile ogni decisione. E' giovane, impersona un nuovo modello di mafiosità al femminile. Ma non sceglie per sé una strada diversa da quella del marito. Ingoia le sue lacrime e si separa dal ruolo di donna del boss che aveva per anni impersonato. Incomincia così la vita dei collaboratori di giustizia. Lui viene chiuso in una struttura extracarceraria, protetto e vigilato dai servizi antimafia. Lei e le figlie vengono portate via dalla Sicilia, lontano anche dagli altri Baglio e Messina (ci vorrà un pullman e una notte intera per raccogliere tutti i parenti di Narduzzu e metterli in salvo), spostate via via da un residence a un appartamentino affittato dal ministero dell'interno. Diventano un tassello appena del vasto popolo - seisettemila persone - dei familiari dei pentiti che hanno consegnato allo stato il loro destino. Le ragazze a scuola non si iscriveranno col loro vero nome, ma con un'identità di copertura frutto di accordi discrezionali fra direzione scolastica e servizi di protezione. Per andare da un medico devono aspettare che per vie complicate e presso ambulatori predisposti - gli si fissi un appuntamento. I soldi gli arrivano ogni mese, ma spesso in ritardo, magari dopo aver dovuto fare qualche sollecito, e sempre comunque pochissimi rispetto alle esigenze e alle passate abitudini. A nessuno devono dire chi sono. A nessuno che conoscono devono dire dove abitano. Narduzzu lo incontrano con regolarità: sono incontri predisposti, con scorta, accompa¬ gnamento, permessi, accordi. La vita ruota intorno alle ragioni di sicurezza che riguardano tutti loro, e le vicende processuali che vedono lui protagonista. In questo limbo - che non è la libertà e la sicurezza, e non è neppure gli affetti e i valori già sperimentati - si consumano passioni smisurate. Si infrangono famiglie. Si spezzano legami antichi. Il nuovo diventa difficile da affrontare, per i più fragili: un mafioso catanese di piccolo rango si porta a Roma la sua giovane compagna, e la picchia, la minaccia quando lei vorrebbe andarsene, le fa fare un figlio; quando la bimba nasce, lui riprende a drogarsi e un giorno uccide la neonata. Anche l'amore e il sesso - ora che il mondo degli interessi e delle relazioni si è frantumato, do- po che gli omicidi commessi o da eseguire sembrano lontani - acquistano un posto diverso nell'immaginario del boss. La donna diventa persona. Da lei dipendono la continuità degli affetti, la speranza del futuro, la possibilità di fare progetti. Diventa, forse per la prima volta, la centralità della vita. La famiglia, cui nel passato il mafioso in carriera ha dedicato i momenti marginali del giorno, è un universo in cui la donna introduce, media, restituendo dignità e autorevolezza al capofamiglia. Si dispera chi è rimasto senza legami familiari, rinnegato dal suo clan. Si tormenta Pino Marchese, killer di fiducia di Riina, che abbandonò la ragazza che amava per non infrangere le norme di Cosa Nostra secondo cui si sarebbe rovinato a sposare la figlia di genitori separati. Ha fatto l'impossibile Giovanni Drago l'assassino, fra gli altri omicidi commessi, della madre, la sorella e la zia di Francesco Marino Mannoia - per avere con sé, quando incominciò 1'«avventura» del pentimento, la sua ragazza. E con una difficile telefonata, in un incontro rocambolesco predisposto dalla Dia, con l'amore e le promesse, ha convinto Rosy Lorito a giocare la sua vita per essere la sua compagna. Era una giovane commessa in una pelletteria di Palermo. Lavorava come la sorella e un fratello. Era giovane, carina. Poteva essere libera. Non sapeva - ha sempre detto - chi era davvero quel suo «fidanzato». Ma ha puntato sulle massime incertezze che lui le offriva. Coinvolgendo così la famiglia intera, è entrata nell'anonimato protetto, nella solitudine, nel timore di ogni figura sconosciuta che si avvicini a loro. Mentre lui entrava in una caserma e ai magistrati si metteva a raccontare i suoi misfatti e quelli del suo clan. L'amore e la fascinazione perversa che l'uomo violento esercita, sono stati più forti di ogni discorso fatto dai parenti a Rosy. E Rosy nella primavera '93 si è sposata con Drago. Hanno già avuto un figlio. Che lui incontra fra un permesso e una visita scortata. La presenza costante della morte - in questo pianeta scandisce ogni evento, sia quelli minimi della quotidianità sia quelli più straordinari. E rende radicale, ma anche carico di infinite ambiguità, ogni gesto. La moglie e le figlie di Vincenzo Calcara, del clan di Castelvetrano, non vogliono più vederlo da quando si è pentito. Per antichi conflitti? Per punirlo? Perché receda dalla sua scelta? 0 perché solo questa dissociazione può consentire loro di non fuggire, di non dover cambiare nome, di non essere bersaglio delle vendette trasversali? Per Calcara è inspiegabile il loro comportamento. E il suo problema è un problema che riguarda lo sviluppo delle indagini in corso. Liliana Madeo llllìlllìlt Dopo il pentimento dei mariti, costrette a continui cambiamenti di casa e identità ■ m «#1 A sinistra la moglie di Riina insieme alla figlia. A destra Giuseppe Marchese

Luoghi citati: Castelvetrano, Messina, Palermo, Roma, San Cataldo