Baggio: voglio segnare anch'io di Marco Ansaldo

Baggio: voglio segnare anelilo Baggio: voglio segnare anelilo «Faccio la sponda, tutto è più di » NEW HAVEN DAL NOSTRO INVIATO Esiste una percentuale per misurare persino gli stati d'animo. C'è chi e felice al 50 per cento, chi è ansioso all'80. Roberto Baggio «non è preoccupato al conto per cento di non arrivare al gol» e lo dice a tutti quelli che gli chiedono se non si senta sacrificato in una squadra costruita per il recupero di Signori, senza aggiungere però dove si attesti la sua soglia di preoccupazione. Non diremmo che è a zero, come vorrebbero far credere i suoi occhi trasparenti. Qualcosa si agita nel cuore del CodinTreccino: la paura di non essere più l'uomo decisivo per questa Nazionale, al 70, al 90, al 100 per cento non importa. Tutti adesso ne fanno il simbolo dell'Italia ed è normale che lo sia nel Paese dove sei mesi fa, a Las Vegas, lo votarono come il miglior giocatore del mondo per il 1993. Sarà così anche tra un mese? Ci sono in agguato sulla strada del Fenomeno gli acciacchi. L'ultimo è una tendinite che lo costringe a camminare con le scarpe scalcagnate: ieri non ha potuto allenarsi, oggi giocherà ma chissà come. Poi, anzi soprattutto, c'è la nuova formula dell'alchimista Arrigo. «Io la sposo in pieno dice Baggio -. Con il 4-4-2 abbiamo vinto le partite impor- Beppe Signori ringrazia il et per la fiducia che ripone in lui: «Sono contento che Sacchi abbia identificato in me l'uomo che può fare gol» tanti ma penso che il 4-3-3 sia ideale anche per me. Solo che non è semplice cambiare tutto in ventiquattr'ore». Infatti. Ci si chiede quale senso abbia tenere lui che è piccolo e gracile là davanti a raccogliere palloni che fatica a prendere come si è visto con la Svizzera. Il suo gioco perde di profondità, il suo estro perde lo spazio in cui esplodere. Un Codino dimezzato insomma. Lo sa Signori, che infatti ringrazia per la fiducia: «Sono contento che Sacchi abbia identificato in me l'uomo che può fare gol», sorride. E lo sa anche Baggio. «In questo modo - ammette - il vantaggio è di chi gioca all'ala e può tagliare al centro per arrivare al tiro in velocità. Io non potrò farlo, ormai sto lavorando per favorire il gol agli altri nel modo più semplice che è di fare da sponda. Un sacrificio? No. O forse sì. Del resto non ho mai avuto una squadra al mio servizio, neppure la Fiorentina o la Juve, meno che mai la Nazionale con Vicini. Sono uno che lavora molto per gli altri, però non lo sbandiero e per questo non lo riconosce nessuno». Non è esattamente così. Nella Juve di Vialli o Ravanelli c'è chi gli crea gli spazi per mimetizzarsi e andare in porta. Mentre qui dovrà costruirseli ogni tanto. Il resto è tutto in funzione di Signori, il cannoncino. Se non sono cambiate le gerarchie, si sono capovolti i ruoli. E dal momento che Baggio è diventato Paggio per i gol e non per come custruisce il gioco c'è davvero il rischio che il numero uno del mondo scenda di molti posti nella considerazione generale proprio nell'evento più importante della sua carriera, magari l'ultimo. E' difficile che tra 4 anni lo rivedremo ancora in campo. Vuole smettere prima. Lui ripete che gli sta benissimo. «Cosa è meglio - chiede -: fare cinque gol in una squadra che funziona male e non vince o sacrificarsi per permetterle di arrivare fino in fondo? Cosa può darmi più prestigio?». Sì, questo va bene a uso dell'Arrigo. Ma il ragazzo Baggio cosa spera? «Di avere anch'io le occasioni importanti per segnare, perché ho sempre fatto i gol e non riuscirci mi mancherebbe molto. Il gol è un'abitudine. In Nazionale non ci riesco più da troppo tempo». Da settembre con l'Estonia. Da allora soltanto partite grigie e senza sugo, che hanno portato la Nazionale a un premondiale sofferto. Il dubbio è che l'Arrigo abbia accettato di cambiare le proprie convinzioni storiche dopo aver visto che il Codin-Treccino si afflosciava. «La squadra può ancora aiutarmi a segnare - sostiene -. Come? Alle volte basterebbe che mi parlassero di più in campo: ad esempio se mi avvertissero che sono smarcato quando arretro a prendere la palla, così che io possa girarmi e tentare di arrivare in porta. Sono cose che stiamo migliorando. Non voglio considerare la partita con la Svizzera come un preludio al mio Mondiale, ci siamo fatti prendere dall'affanno. Chiaro che se si continua a sparare in avanti palloni alti e lunghi io divento inutile. Ma non sarà sempre cosi. Il tempo per rimediare non è stato molto, ora però mi aspetto che ci sia una squadra più brillante e più veloce a riprendere palla e a ripartire in contropiede. Qualcosa è migliorato». Purché basti. «1 piccoli problemi - aggiunge Baggio - possono essere un vantaggio perché una partenza senza fischi ci avrebbe seduto, così siamo tutti concentrati». Al cento per cento. O giù di lì. i » i Marco Ansaldo

Luoghi citati: Estonia, Italia, Las Vegas, Svizzera