La mia squadra vada al diavolo

219 TAPPA 219 TAPPA Bugno furioso La mia squadra vada al diavolo modità, gli allenamenti leggeri e i pasti pesanti, s'avanzano con Conti e il colombiano Rodriguez. Bugno, che sull'Agnello aveva rimediato una legnata di sei minuti è, insieme a Belli, in pieno inabissamento. Chiappucci (era il guerriero che Pantani avrebbe voluto con sé!) viaggia a fianco di Berzin e di Indurain. Nella discesa a un altro russo, Tonkov, salta in mente di tagliare la corda e fallisce. A dieci chilometri dal traguardo, scalando la via che conduce alle Deux Alpes, Chiappucci si lancia all'aggancio della pattuglia d'avanguardia. Scatta Berzin, scatta Indurain e gli spengono la fantasia. Pantani, affranto, regge coi denti lo strascico del navarro. Il quale, rifiutatosi sin lì di uscire dal guscio, decide di suonarci un brano del suo repertorio di tamburo d'alta quota. Tanto perché non s'illuda di impaurirlo, Berzin gli si piazza a lato: piantala, è inutile. Vince Pulnikov. Pantani, Indurain e Berzin passano cuciti a doppio filo sotto lo striscione. r km 121 SESTRIERE LES DEUX ALPES. Povero Bugno. Oltre dieci minuti d'attesa per vederlo apparire davanti al traguardo. Stanco, strabattuto e furibondo, ha un esordio preoccupante: «Non fatemi parlare, sennò rischio la querela». E perché, che cosa è successo? Con il pochissimo fiato che gli resta in corpo, Bugno chiede notizie di un tale Allocchio, dirigente di una formazione nella quale non ha il piacere di abitare. Quest'Allocchio non si trova. Suggeriscono a Bugno di rivolgersi al suo general manager Stanga, lì nei pressi. Bugno risponde: «Mandatelo a quel paese, lui e tutta la squadra». Fine delle dichiarazioni. Il diroccato campione è convinto che tecnici e compagni della Polti l'abbiano spedito a quel paese prima ancora che lui ci spedisse loro. Bugno correrà la prossima stagione con la Mg, è quindi considerato da coloro che dovrebbero aiutarlo, aspettarlo e rilanciarlo, un elemento ornamentale, superfluo, inutile. Brutte, amarissime ore. Bugno aspirava ad un posto sul podio milanese, le montagne lo hanno retrocesso al ruolo di corridore perduto per le gare a tappe. Sul Mortirolo e ieri sul Colle dell'Agnello e sull'Izoard si è definitivamente separato dallo straordinario atleta che dominò il Giro del '90. Mentre Bugno ciclisticamente spirava in salita, un vecchio campione viveva una delle più belle giornate di montagna della sua carriera. «Senza il mio capitano Argentin io non indosserei questa maglia. Gli devo tutto», ha detto Berzin alla fine della tappa. Capitano? Ma non sei tu il capitano? «Lo sarò quando lui scenderà dalla bicicletta decidendo di non risalirci più». E Argentin, quieto come mai lo è stato, intenerito come mai lo è stato: «Altro che capitano, è un generale il mio bimbo Eugenio. E io sono un vecchietto che alla fine del Giro uscirà di scena. Mi ritiro. Mi pesano gli anni, fatico troppo. Ma Berzin dovevo portarlo all'ultima salita, non potevo lasciarlo solo», [g. ran.) r LES DEUX r - ALPES FRANC|A Briangon mW50 g> W

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