Un amore di Cenerentola

Torino, Rossini chiude la stagione al Regio il 14 giugno Torino, Rossini chiude la stagione al Regio il 14 giugno Un amore di Cenerentola Cast intemazionale con Jennifer Larmore e Rockwell Blake La regìa di Roberto De Simone ripresa da Fabio Sparvoli «F.T.W.» di Karbelnikoff con Rourke Mickey: il cowboy e lo bello bandito Rompling psichiatra in un film TORINO. Cenerentola ha le sembianze della bella Jennifer Larmore; Don Ramiro, principe di Salerno, la regale eleganza scenica di Rockwell Blake. La fiaba è quella di sempre, ma non ci sono fate, topini che si trasformano in bianchi destrieri, né zucche che diventano dorate carrozze. In compenso, la dimenticata Cenerentola si trasforma in una principessa che fa innamorare di sé Don Ramiro. Rossini, che avrebbe voluto bissare con un'opera buffosentimentale il successo del «Barbiere», si decise a comporre la favola in musica dopo le continue pressioni degli impresari. Da lui essi pretendevano il rispetto assoluto dei tempi di rappresentazione delle opere commissionate. Traendo ispirazione dalla celeberrima fiaba di Perrault e dal libretto di Etienne per la «Cendrillon», anche Jacopo Ferretti scrisse a tempo di record il testo. Non più magìe, però, ma travestimenti, scambi di persone, come nella migliore tradizione della commedia dell'arte. Alla corte salernitana di Don Ramiro si respira però la napoletanità voluta da Roberto De Simone, che per Cenerentola nutre particolare affetto: tanto da considerare Don Magnifico la vera donna-madre-matrigna della situazione, una sorta della sua «Gatta cenerentola», un po' cattiva se si vuole, ma comunque al centro del racconto. Al Regio, dove l'opera va in scena il 14 giugno alle 20,30, diretta dal rossiniano Bruno Campanella, la regìa sarà ripresa da Fabio Sparvoli. Si conclude così la stagione '93-94. L'azione si svolge, in questo caso, in una villa di Napoli, da dove si scorge il lago di Pozzuoli (da cui emerge a volte per effetto del bradisismo il tempio di Giove Serapide). L'impianto scenico ò quello di Bologna di due anni fa, completamente nuovo il cast, di valore internazionale. Oltre ai citati Blake e Larmore, cantano Pietro Spagnoli (Dandini, cameriere di Don Ramiro), lo straordinario Enzo Darà, unico erede dei grandi bassi buffi italiani, nel ruolo di Don Magnifico; la deliziosa, spumeggiante Laura Cherici, che deve proprio al Regio questa sua iniziale e fortunata carriera e che qui interpreta la parte di Clorinda; Daniela Caminiti è Tisbe, mentre il basso Michele Pertusi, il filosofo Alidoro, insegna a Don Ramiro anche l'arte di farsi amare. Le scene sono di Mauro Carosi, i costumi di Odette Nicoletti. PRIME CINEMA FATALE che tornino in mente i versetti d'un vecchio Carosello per la carne in scatola, «Lassù nel Montana/tra mandrie e cowboy/c'è sempre qualcuno/di troppo fra noi»: quell'uno in più pare stavolta Mickey Rourke, irriconoscibile a causa della faccia enfiata e piena di bozzi procuratisi in incontri di boxe affrontati con masochismo spavaldo, mutato malamente ma per fortuna provvisoriamente dato che adesso, dopo un'operazione per risistemare la mascella sgangherata, è già tornato a somigliare di più a se stesso. Con lo pseudonimo Sir Eddie Cook, Rourke è pure co-soggettista di questo film che prende il titolo dalle iniziali del protagonista Frank T. Wells e dalle iniziali della frase Fuck the World (affanculo il mondo) tatuate sulla pelle della protagonista Lori Singer. Come in altri film di o con Mickey Rourke, ci sono enfasi romantica, dialoghi sentenziosi, cavalli galoppanti in libertà nel grano alto, grandi paesaggi naturali (appunto del Montana, boscoso e montuoso), amicizie invitte, amori dannati, Luna Park simbolico, destino invincibile: tutto così ridondante, esagerato e autenticamente appassionato, che un po' fa ridere, un po' stanca e un po' ispira simpatia. Nella storia, lui è un campione dei rodeo di cowboys, appena uscito di prigione dopo dieci anni di detenzione per omicidio; lei è una fuorilegge inseguita dalla polizia dopo aver partecipato a una sanguinosa rapina insieme con il fratello-amante che ha visto ammazzare a freddo da un poliziotto. Lui vuol riprendere a gareggiare nei rodeo, reinserirsi nella società. Lei non sa dimenticare il proprio passato criminale. S'incontrano, si amano moltissimo, si scontrano, si proteggono, viaggiano verso la morte. Opera fatta di leggerezze, di aeree agilità, obbliga soprattutto tenore e soprano ad acrobazie mozzafiato. Meno male che Blake chiarisce: «Finora non ho mai avuto difficoltà nei gorgheggi, frutto di una mia disposizione naturale, ma anche dell'intenso studio a cui mi sono sottoposto». Concorda pienamente Jennifer Larmore. Bruno Campanella dà atto a Claudio Abbado di essere stato un po' il fautore delle renaissance rossiniana. Nove le repliche, due i cast con un altro grande nome: Susanne Mentzer. Il mezzosoprano Jennifer Larmore Mickey Rourke Armando Caruso Bellissimo concerto di «Colonna & Friends» all'Auditorium per il Sermig LONDRA. Appena uscita da un'intensissima psicoterapia, Charlotte Rampling è stata subito scritturata per interpretare la parte d'una psichiatra sull'orlo di una crisi nervosa, in un film per la Bbc. Naturalmente l'attrice, che si dichiara guarita, è entusiasta della parte: «Chi meglio di me potrebbe rendere vero un personaggio del genere, dopo tutto quello che ho passato?». La bella moglie del musicista Jean-Michel Jarre e indimenticabile interprete de «Il portiere di notte» si è dichiarata compiaciuta per la scelta. Ha spiegato: «Non credevo che non mi si desse neppure il tempo di guardarmi intorno. Si sono ricordati di me e la cosa non può che farmi piacere». Nel film che avrà come titolo «Murder in mind» («Assassinio nella mente»), la Rampling sarà circondata da pazienti che non fanno che pensare al suicidio, come è accaduto a lei per un lungo periodo prima di guarire completamente dalla depressione. Ha detto la Rampling: «Ho vissuto in un inferno mentale. Adesso ne sono uscita e mi sento pronta a tornare sul set». A chi le ha domandato se ripetere quel percorso terribile, seppure nella finzione, non potesse provocarle un fenomeno di regressione della guarigione, ha risposto: «Non credo. Fa parte della terapia riuscire a guardarsi dentro per trovare le motivazioni dello squilibrio. Io questo cammino l'ho percorso una volta nella realtà. Ripeterlo una seconda mi farà stare ancora meglio». L'attrice, che ha 48 anni, si è sottoposta a lunghe cure in una clinica londinese specializzata in malattie nervose. Tanto i rodeo quanto le strette amorose sono filmati al rallentatore; sui coiti (anche dentro l'acqua), sulle gare e sull'agonia spesso cade una pioggia da diluvio, guizzano i fulmini e brontola il tuono; ogni frase lapidaria è emblematica, ogni pallottola apre nei corpi grandi buchi impressionanti. Il film acquista stranezza dalla faccia sconosciuta di Rourke, e dalla singolare femminilità di Lori Singer: ragazza asciutta, muscolosa, meccanica esperta di motori, bravissima al volante dell'automobile, veloce e letale con la pistola, ossessionata dal ricordo del fratelloamante, dura e vulnerabile. Lietta Tomabuoni F. T. W. di Michael Karbelnikoff con Mickey Rourke, Lori Singer Rodney A. Grant, Peter Berg Drammatico. Usa 1993 Cinema Ambrosio 1, Charlie Chaplin 1 di Torino Cavour, Odeon di Milano Cola di Rienzo, Eurcine King, Savoy di Roma