«Il mondo salvi il Ruanda»

Le Nazioni Unite a Italia e Francia: lasciate gli orfani ai parenti, non sradicateli dal Paese Le Nazioni Unite a Italia e Francia: lasciate gli orfani ai parenti, non sradicateli dal Paese «Il mondo salvi il Ruanda» // comandante Onit: siamo impotenti «Se non arrivano subito rinforzi ci attendono altri massacri» RIGALI. L'incubo del Ruanda continua e il comandante delle forze dell'Orni è convinto che nelle prossime settimane vi saranno altri massacri, altre atrocità. «Lo spettacolo dell'orrore va avanti. La gente ci scrive, ci implora di offrirle protezione. E noi siamo costretti a dire che non siamo in grado di garantirla. Non cesserà fin quando non arriveremo al cessate-il-fuoco e non avremo truppe sul campo per poterne verificare il rispetto», ha dichiarato il generale Romeo Dallaire, nel corso di una conferenza stampa a Nairobi. L'alto ufficiale canadese ha molto insistito sul fatto che i suoi 450 uomini sono insufficienti a prevenire eccidi come quelli in cui sono stati barbaramente assassinati l'arcivescovo di Rigali e altri 12 rappresentanti della Chiesa cattolica. E ha insistito anche sul ritardo con cui arriveranno i 5500 Caschi blu. Dallaire è in sostanza dell'opinione che le cose continueranno a peggiorare su tutti i fronti. La situazione di insicurezza ha indotto la maggior parte delle organizzazioni umanitarie ad abbandonare il Ruanda e i circa due milioni e mezzo di profughi che vagano per il Paese stanno per rimanere senza assistenza. Le scorte di viveri sono minime e molti dei 500.000 bambini rimasti abbandonati a se stessi cominciano a mostrare segni di denutrizione. «Dobbiamo racco¬ SPAGNA gliere cibo», ha affermato Dallaire sottolineando che il porto più vicino è quello di Mombasa, in Kenya, a più di 1000 chilometri di distanza. E gli operatori umanitari sostengono che sarà difficilissimo organizzare i soccorsi fin quando la marea umana dei profughi continuerà a spostarsi da un posto all'altro. E l'Onu ammonisce Italia, Francia e gli altri Paesi occidentali mobilitatisi per la tragedia in Ruanda a evitare di portar via BUROCRAZIA E IPOCRISIA WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Amministrazione Clinton ha mostrato incertezza e indecisione in molti casi, ma in questo, se non altro, le istruzioni sono chiare. Tutti i portavoce della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato hanno ricevuto la direttiva di non usare mai il termine «genocidio» riferendosi ai massacri in corso in Ruanda. La ragione è semplice ed è spiegata piuttosto bene da queste parole di un alto funzionario della dal Paese i 500 mila orfani provocati dalla guerra civile. «Gli orfani sono in una situazione disperata, ma l'evacuazione deve essere solo una misura di emergenza - ha dichiarato a Nairobi il responsabile dell'Onu per gli aiuti umanitari in Ruanda, Arturo Hein -. Non si tratta di un paio di centinaia di bambini, ma di mezzo milione, ed è meglio lasciarli con i parenti, piuttosto che trasferirli in un Paese straniero e sradicarli». [e. st.] Una bambina con la sua bambola attende di essere portata via da Kigali liziani governativi hutu hanno puntato all'annientamento fisico di un intero popolo. Pertanto non è difficile trovare, alla Casa Bianca o al Dipartimento di Stato, qualcuno disposto ad ammettere che, in effetti, la distinzione tra «genocidio» e «atti di genocidio» è capziosa e che la direttiva ai portavoce e ai diplomatici «è un po' carente sul piano della sincerità». Qualcuno sostiene anche che l'ipocrisia poteva essere tranquillamente evitata, dal momento che, secondo la Convenzione sul Genocidio del '48, gli Usa non sarebbero automaticamente tenuti a agire per bloccare un «genocidio». Ma i funzionari della Casa Bianca si ritengono più sicuri nel poter rispondere che, comunque, «un'azione» è già in corso: l'investigazione di un'ipotesi. Paolo Passarmi

Persone citate: Arturo Hein, Clinton, Dallaire, Rigali, Romeo Dallaire