I giovani industriali scoprono il Cavaliere di Roberto Ippolito
I giovani industriali scoprono il Cavaliere I giovani industriali scoprono il Cavaliere Riello: l'impresa privata va messa alla base della nuova Italia SANTA MARGHERITA stro Paese, di cui c'è sacrosanto bisogno; ma la parola nuova non è necessariamente sinonimo di migliore, significa piuttosto diversa dalla precedente. E' prudente verificarla alla prova dei fatti». Oliva prende in contropiede la platea i cui umori berlusconiani sono dati per scontati. Tanto che da giorni si è creata una strana attesa sull'eventuale arrivo, questa mattina, dello stesso presidente del Consiglio. Il saluto poco rituale del padrone di casa riapre il dibattito sulla collocazione della Confindustria, sulla sua autonomia, sui suoi obiettivi. In altre parole: i giovani sono più sbilanciati dei padri nei confronti di Berlusconi? Certo, vedono grandi spazi da occupare dopo le elezioni di fine marzo. E perciò «si impegneranno - assicura Riello - per far emergere nel Paese tutte quelle forze che, insieme, saranno in grado di realizzare assetti istituzionali e sociali rispondenti alla logica del mercato libero, trasparente e ordina- DAL NOSTRO INVIATO Già fatto. Alessandro Riello, presidente dei giovani industriali, legge l'elenco delle richieste al governo di Berlusconi e scopre che in nemmeno un mese alcune di queste sono state subito accolte. Gli sconti fiscali alle imprese che investono sono realtà. L'incentivo alle piccole aziende che vogliono approdare in borsa è stato concesso. Così i giovani industriali si accorgono che Berlusconi è davvero uno dei loro. «Si è diffusa la voglia di voltare pagina», dice Riello. Ma prima qualcuno cerca di spiazzarlo. Si chiama Attilio Oliva, è il presidente degli industriali liguri e dovrebbe limitarsi a dare il benvenuto ai cinquecento partecipanti al convegno che ha per tema «Alleanza per costruire». Invece Oliva frena: «Non voglio abbassare il tasso di ottimismo e di rinnovata fiducia in una possibile ricostruzione morale e materiale del no¬ litica, ma avverte che bisogna fare attenzione: non esistono solo i valori d'impresa all'interno di una società. E il governo saprà tradurre in atti questi valori? «Bisogna vedere - dice Oliva - come il governo si comporterà, che senso dello Stato saprà dimostrare, se i suoi membri saranno servitori dello Stato o se come in passato l'occuperanno per difendere posizioni di potere o interessi di parte». Su un punto tutti concordano: si devono ridurre le regole per dare più libertà d'azione alle aziende. Sergio Cofferati, che a fine mese diventerà segretario della Cgil, accetta il principio, ma non alcune iniziative del governo. A Cofferati non piace proprio l'ipotizzato salario d'ingresso, cioè lo stipendio ridotto per i neoassunti: «E' roba da Terzo Mondo. E' meglio concedere più sgravi fiscali alle imprese che assumono. 0 si rischia che il figlio tolga il posto al padre». Alessandro Riello to». Alla guida del governo c'è un imprenditore e «l'impresa e il suo sistema di valori vanno collocati idealmente alla base della costruzione della nuova Italia». L'economista Mario Deaglio ritiene però che Riello si sia sbilanciato troppo. Deaglio spiega che è vero che non solo in Italia gli imprenditori si sono tuffati nella po¬ Roberto Ippolito
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