Allemandi con orgoglio

Allemandi con orgoglio Allemandi con orgoglio domandiamo se è più orgoglioso del Beaubourg parigino o del Lingotto torinese, e lui risponde, con un ampio sorriso: «Mai pretendere di sapere da un architetto qual è l'opera del cuore. La risposta sarà sempre "l'ultima, naturalmente". Ogni edificio e ogni progetto che firmo è per me un figlio caro, ma l'ultimo figlio è sempre il preferito anche perché è il più bisognoso». Ma verso questa sua creatura, che è l'Auditorium, ha un riguardo particolare? Piano non ha esitazioni: «Beh, in effetti è stato costruito da così poco tempo che verso di lui c'è una spiccata simpatia. Vede com'è sobrio? L'ho voluto così proprio per rispettare lo spirito e le linee spartane di questo che fu un edificio nato per ospitare una fabbrica e non certo musica o convegni». Renzo Piano avanza verso il palco dove c'è il tavolo che lo aspetta per la sua chiacchierata insieme con l'editore Allemandi. Ma lei, architetto Piano, abituato a trionfi professionali e a onori di platea, non è un tantino orgoglioso per questa enorme sala affollata? «Certo che lo sono. Sa, ognuno di noi è un pochettino vanesio e comunque ama le lodi e gli applausi». Il dialogo volante si conclude con una battuta di Piano: «Non mi aspettavo tanta gente e così, per essere sicuro di non parlare a nessuno, ho portato con me i miei figli Lia e

Persone citate: Allemandi, Renzo Piano