La cinepresa di Amos Gitai nella notte dei naziskin

Pestaggi e parole a Wuppertal, Germania Pestaggi e parole a Wuppertal, Germania La cinepresa di Amos Gif ai nella notte dei naziskin Un film inchiesta del regista ebreo sulla rinascita dell'odio razziale preso a calci con gli «stivali da paracadutista» che indossavano, avevano versato sul suo corpo una bottiglia di sambuca e poi gli avevano dato fuoco. Gitai è arrivato a Wuppertal, nella parte nord-occidentale della Germania, poco tempo dopo il delitto e ha iniziato a girare un filminchiesta che, partendo dalla ricostruzione dei fatti, delinea, scena dopo scena, intervista dopo intervista, il drammatico ritratto di un Paese minacciato dalla rinascita del neo-nazismo, dilaniato dall'odio fra diverse etnie e gruppi sociali, oscillante molto più verso il razzismo che verso i valori della solidarietà umana. Il delitto consumato nel bar «La piccola lanterna» di Wuppertal è solo un episodio, solo una tra le 1800 aggressioni naziste verificatesi sul territorio tedesco nel 1992. Il bilancio totale è di 11 morti e 423 feriti, oltre alle profanazioni di cimiteri e agli incendi di luoghi di incontro di ebrei e immigrati. E, come tutti sappiamo, Wuppertal non è lontana: è anche in Italia, a casa nostra, e in altre nazioni europee come la Spagna dove in questo momento è di gran moda fra i naziskin il gioco assassino «Razze». Purtroppo Raitre manderà in onda solo alle 23,40 di lunedì il bellissimo documento di Gitai prodotto nel '93 in collaborazione con la francese Sept e con l'inglese Channel Four. «In Germania bisognerebbe fare un vero "repulisti" - dice a un certo punto del film uno degli intervistati -. Le Pen è una brava persona, lui sa mettere il dito nella piaga e può dare un avvenire alla Francia. Lui ha gli attributi che mancano ai politici tedeschi». E se il direttore Guglielmi decidesse di anticipare la messa in onda? ROMA. Il ragazzo tatuato non ha dubbi: «Anchi'io avrei pestato quell'ebreo, magari non gli avrei dato fuoco». Anche Demmy, 17 anni, ha le idee chiare: «Sono nota per le mie posizioni di estrema destra: gli immigrati devono lasciarci tranquilli». Sandra, amica di Demmy, aggiunge: «Anche a me non piacciono gli emigrati: qualche tempo fa mio fratello è tornato a casa con il naso sanguinante e ha detto che gli emigrati lo avevano aggredito». Il fidanzato di Demmy va oltre: «Noi non possiamo permetterci di toccare le loro ragazze, loro invece possono fare quello che vogliono. Noi vogliamo solo difenderci». C'è anche un ragazzo italiano, accettato nel gruppo dei giovani tedeschi ed esibito come prova del loro non-razzismo. Dice il giovanotto: «Io sono fascista e l'altro giorno per questo ho preso un pugno in faccia da un mio compatriota. Comunque so che ai tempi di Mussolini tutta questa gente emigrata non c'era. Si stava molto meglio». La cinepresa del regista ebreo Amos Gitai, nato nel '50 ad Haifa da una famiglia di origini russe e polacche, fruga nella notte buia e piovosa della cittadina tedesca di Wuppertal dove, nella notte del 13 novembre '92, due naziskin di 18 e 24 anni hanno aggredito, picchiato e brutalizzato fino alla morte un pensionato che aveva dichiarato di essere «mezzo ebreo». Il suo corpo, martoriato da ferite e da terribili ustioni, è stato ritrovato la mattina seguente al delitto in un bosco vicino Venlo, dopo il confine olandese. Le indagini della polizia hanno fatto scoprire che la conversazione tra la vittima e i naziskin si era animata proprio per ragioni ideologiche e che a un certo punto i due giovani, dopo aver gettato a terra il pensionato e dopo averlo Fulvia Caprera

Persone citate: Amos Gif, Amos Gitai, Fulvia Caprera, Gitai, Guglielmi, Le Pen, Mussolini

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Roma, Spagna