Cara regina ci sono i piatti da lavare

Cara regina/ ci sono i piatti da lavare Cara regina/ ci sono i piatti da lavare Elisabetta in un tugurio subisce le angherie di Filippo LONDRA. Anno zero della Repubblica inglese: la regina Elisabetta sgura i piatti in un tugurio, l'inseparabile borsetta di vernice appesa all'omero, Diana ciabatta in grembiulone su e giù per una stanzuccia nera di muffa, Filippo è talmente depresso che si inselvatichisce e sbraita alla sola vista del sapone, Carlo si rassegna e passa il tempo a piantare i paletti dei fagioli e il principino William diventa un hooligan di borgata. Quanto alla regina madre, fa comunella con una sdrucita vecchietta caraibica che l'accoglie in casa a patto che la smetta di attaccarsi alla bottiglia. Le risatacce sguaiate del pubblico hanno quasi fatto venir giù i muri del Royal Court Theatre di Londra, che si affaccia manco a farlo apposta sull'aristocraticissima Sloane Square, dove ha appena debuttato il sovversivo scenario di «The Queen and I». La commedia di Sue Townsend catapulta la fa¬ miglia reale in un cadente caseggiato popolare di periferia e lì la confina in nome del popolo repubblicano. Alla capotribù Windsor toccherà d'ora innanzi di limare i penny sul cibo per arrivare alla fine del mese, invelenirsi per farsi assegnare qualche sterlina in più nel sussidio dei poveri, andare a racimolare arance e patate vizze tra gli scarti del verduriere, insomma vivere l'inferno dei disoccupati per i quali non aveva mai mosso un dito quando stava a Buckingham Palace. Elisabetta, gran buona donna con più sale in zucca di tutti, fa del suo meglio per adattarsi e tenere insieme la famiglia. Non ha supponenza e fa amicizia con la proletaria Violet, rude e sincera come la sua parlata cockney. Si fa insegnare da lei a bollire un uovo e le confida le pene che le dà Filippo, grana numero uno: figurarsi che si alza da letto alle 4 del pomeriggio e, come un omaccio abbrutito, pretende di farsi servire di tutto punto dalla moglie. In un esilarante coretto interclassista, le donne bistrattate cantano: «Dimmi testosterone, dimmi feromone maschile, cos'è che induce 1 mariti ad andarsene di casa?». Anche Diana intona la sua strofa: «Io vado in giro con Phil (Collins) e Elton (John), lui si fa quella vecchiaccia di Camilla che lo butta giù per il regale scarico». Cominciano i guai. «Ci hanno rubato due quadri - denuncia quella sciocchina di Lady D a un poliziotto -. Uno era una roba tipo Rembrandt, l'altro, ehm, cominciava per T...». «Un Tiziano?», chiede l'ufficiale. «Che intelligenza!», si stupisce lei, che ogni tanto, pleonasticamente, ammette di essere «proprio gnocca». Ma non al punto di rinunciare a vendere il titolo di «sir» a uno spazzino per 2 sterline. La tenera Di spara gal'fes La regina Elisabetta lava i piatti tenendo appesa all'omero l'immancabile borsetta di vernice amica della regina madre. Lui la porta a far jogging e le pizzica il sedere. «Per favore, mandami un abito puttanesco», telefona Diana alla soreila. Anche Carlo non sciupa tempo: si mette con Leanne, madre single, tipo tossica redenta, dopo un corteggiamento ambientalista: «Com'è il tuo cespuglio? Vorrei potarlo vigorosamente». La povertà inasprisce gli animi: mentre Elisabetta non ha neanche i soldi per il tacchino di Natale, William si ag- a raffica. «Lei è delle SS?», chiede all'assistente sociale che è venuto a trovarla. «Dss, Department of Social Security», replica gelido lui, che però, come i macellai che le chiedono l'autografo su una salsiccia, intrattiene fantasie selvagge: sogna di stenderla «sul suo letto pieno d'umidità» e le fa domande intime. «Non mi è mai piaciuto il rapporto sessuale con nessuno», aiTossisce la dea, ma intanto fa il filo alla Mercedes di Fitzroy, lo yuppie nero figlio della vecchietta

Persone citate: Elisabetta, Filippo Londra, Rembrandt, Royal Court, Sloane, Sue Townsend, Windsor

Luoghi citati: Londra