Tangenti sulla collina dei morti di Giuseppe Zaccaria

Tangenti sulla collina dei morti Tangenti sulla collina dei morti Palermo: si paga per conservare il loculo colpo ha un rialzo, presidiato dalle cappelle gentilizie: quella del duca di Cruillas, continua a svettare. Subito dopo però il terreno si inerpica verso le pendici del monte, e superata la prima balza ti trovi di fronte a una serie di terrazze da cui spuntano fiori secchi e una solva di povere croci. Ricordate, ire mesi fa, le immagini delle colline di Sarajevo? Rammentate la selva di tombe ricavate sulle pendici dei monti, intorno all'ospedale, nello stadio? Ecco, le terrazze del cimitero dei Rotoli creano un effetto simile. «Sa - spiega il soprintendente - da molti anni qui non c'è più spazio. Da molli anni cerchiamo di guadagnarne ricavando nuovi "campi" nella parte più interna. Ci sarebbe stato altro spazio, ma abbiamo scoperto che qualcuno, qualche anno fa, ha deciso di rimboschire le pendici del monte Pellegrino, e che una legge protegge gli alberi. Non si può edificare a meno di duecento metri da un'area di rimboschimento. Lo sapeva?». Se si può essere ironici anche in un cimitero, il soprintendente Conigliaro ci riesce benissimo. Sapevate che una legge a tutela degli alberi impedisce ad un'altra legge di tutelare i morti? «E' una situazione ormai comune a tutte le grandi città italiano», continuano a spiegare lo nostre guido. I cimiteri traboccano. Palermo, ad esempio, ha invaso coi suoi defunti anche le piccole necropoli di Bagheria, Isola, Cinisi, giù fin quasi alla provincia di Trapani. Sessanta morti al mese, soltanto in città. Più di 700 in un anno. Nei sei anni che, secondo le leggi vicenti, occorrerebbero por individuare una quinta area per i defunti, ci saranno più di 4000 corpi da collocare. Dove? Incredibile è come il problema della morto sia rimosso. Quanto sgradevole, iettatorio, o cos'altro ancora risulti non solo il parlarne ma anche il doverne trattare a livelli, diciamo cosi, più operativi. Ad un certo punto, ieri, nei viali del cimitero dei Rotoli la cortesia del parroco o del soprintendente si è come raggelata. E' accaduto nell'esatto momento in cui la passeggiata ci ha condotti fino alla «sezione 262», quella incriminata. Un campo che guarda le cappelle gentilizie quasi con vergogna, quello in cui sono siate registrato le prime «anomalie». Sapete cos'è successo? Che, per risolvere in qualche modo il problema, il Comune di Palermo ha chiesto al ministro della Sanità di autorizzare una deroga alla logge. Diciamo che a ciascuno di noi, per norma dello Stato, toccherebbe restare in un loculo por almeno dieci anni, per poi essere interralo fino al momento un medico legale stabilirà che siamo soltanto scheletri. Bisogna accelerare. Il Comune aveva chiesto di poter spostare i suoi corpi dai loculi alla te». Non sta dicendo, il leader della «Rete» che i Mengele di Cosa nostra abbiano messo a punto metodi per provocare in vittime o amici stati di catalessi. Immagina il cimitero dei Rotoli, i cimiteri di Palermo e della Sicilia come «uno straordinario strumento per far scomparire i cadaveri senza lasciare traccia o per far continuare a vivere, a delinquere o a latitare, falsi morti». Sarebbe bello, conclude il messaggio dettato da non si sa quale sede di campagna elettorale, «se il ministro della Sanità, Raffaele Costa, comprendesse il senso di tutto questo e sostenesse le nostre iniziative anziché opporre loro fumose dichiarazioni ad effetto». Come: un ministro della Sanità complice della mafia mortuaria? Sarà che in un cimitero molte delle polemiche terrene sembrano perdere significato, eppure l'insinuazione pare un po' forzata. Don Giuseppe, signor soprintendente: siete riusciti a spiegarvi cos'è successo tra queste lapidi? In una cosa l'amministrazione Orlando senz'altro è riuscita: adesso i viali dei quattro cimiteri di Palermo, e dunque anche quelli dei Rotoli, sono tranquilli e ben curati. Eppure man mano che li attraversi e ti avvicini allo sfondo, qualcosa sembra cambiare. Impieghi qualche attimo, a realizzare. Sapete, partendo dal muraglione che chiude la vista del mare, il cimitero dei Rotoli di fossa, e infine alla fossa comune, dopo otto anni appena. Il Consiglio Superiore della Sanità aveva detto sì. Il ministro Costa si è opposto. Tutta qui, l'essenza della storia. Una triste, povera essenza, composta com'è da elementi che tutti tendiamo a rimuovere. A proposito, e la mafia? Si sente, l'impronta della mafia nei cimiteri di Palermo. Esattamente come si sento in quelli di Napoli, o di Bari, o di Torino o Milano, o dove altro ancora. Si sente il peso di tutte le piccole, spregevoli mafie che in nome dell'affollamento fanno pagare milioni un posto per morire, o un loculo già assegnato. Che in cambio di denaro evitano alle spoglie di un parente spentosi dieci anni prima di finire, come dice la legge, nel terreno per «mineralizzarsi». Che giocano, insomma, sulla forma più profonda ed autentica del dolore. Scusate, continuiamo a metter la mafia in secondo piano. Può essere accaduto benissimo che qualcuna delle persone sepolte qui sia servita a «coprire» la latitanza di un mafioso. La questione di fondo, però, sembra un'altra: ci vuole spazio por i morti, signori, a Palermo come altrove. Qui, c'è però un sindaco che può permettersi di richiamare l'attenzione sul problema chiamando in causa la mafia. Cos'è più triste? Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Cinisi, Conigliaro, Isola, Mengele, Raffaele Costa