«Prete, tu sei niente e noi ti ammazziamo» di Liliana Madeo

«Prete, tu sei niente e noi ti ammazziamo» «Prete, tu sei niente e noi ti ammazziamo» i/ racconto di un sacerdote salvato dalla missione italiana ROMA OMENICA ho salutato per l'ultima volta i miei genitori e in questo momento non sono sicuro che siano ancora vivi... Dietro di me ho lasciato una scia infinita di sangue e lutti... Anche le chiese sono state bruciate, i seminari distrutti, i sacerdoti e i vescovi ammazzati... Ndera, dove sorgeva il Seminario Minore di cui ero direttore, è diventata un luogo deserto...». Padre Andrea Havugimana (che significa «Dio solo ha la parola efficace») racconta lentamente, passandosi una mano sul viso segnato dal dolore, il corpo piagato dalle ferite e un sorriso pronto a rischiarare la cupezza dei suoi ricordi. E' ricoverato al Policlinico Gemelli. Parla l'italiano che ha imparato vent'anni fa quando studiava a Roma. Fa lunghe pause. Ha appena concelebrato la messa stando seduto sulla sua sedia a rotelle. Gli erano vicini i cinque Lorenzo Mondo meroso, più importante, più determinato a uccidere, d'accordo con le milizie governative, con in pugno armi tradizionali, machete». Si sono messi a dare la caccia alla gente rifugiata nel seminario sapendo chi andava eliminato e chi no, e distruggevano tutto, rubavano, manomettevano quello che c'era in casa. Hanno incominciato a uccidere. Padre Andrea sorride: «Io non ho visto niente. Ero immerso nel sangue. Mi hanno raccontato i confratelli che a nessuno sono riusciti a dare sepoltura per quattro giorni, e che solo approfittando di un momento di disattenzione degli aggressori sono riusciti a darmi i primi soccorsi. Il seminario è stato abbandonato. Le ambasciate straniere e tutta l'autorità che i nostri vescovi sono riusciti a spendere ci hanno fatti uscire vivi dalla tragedia in cui il nostro Paese si dibatte». sacerdoti - uno italiano - che vivevano con lui a Ndera e che prima di lui sono riusciti a raggiungere il nostro Paese: «Li ho conosciuti studenti, poi sacerdoti chiamati dal vescovo al mio seminario... Mancava oggi uno del gruppo. E' stato ucciso il 9 aprile» dice. Quel giorno la guerra ha fatto irruzione violentemente nel loro istituto. «Subito - racconta padre Andrea - sono entrati in azione gli aggressori, le milizie governative, le piccole fazioni degli irregolari. E per tutti gli abitanti del comprensorio subito è incominciato l'orrore. Il seminario era vuoto. Era tempo di vacanza e gli studenti erano a casa. La gente arrivava. Arrivavano a centinaia, a migliaia. E noi accoglievamo tutti. La mattina del 9 è arrivato un gruppo di miliziani, in divisa, con le armi in mano. Li ho accolti insieme con un confratello ruandese e uno italiano. "Chi ospitate?" hanno chiesto. Cercavano quelli che sono collegati con la montagna, con gli oppositori. Eravamo diventati anche noi, ai loro occhi, dei nemici. Abbiamo avuto la pazienza di metterci a discutere. "Chi vi ha dato questo mandato?" gli ho risposto. Si sono arrabbiati moltissimo. "Ricordatevi che noi siamo i capi e voi non siete niente. Dovete cercare queste persone" hanno detto, porgendomi un elenco di nomi. L'ho guardato appena e gliel'ho restituito: "Non li conosco. Ho accolto tutti. Io conosco solo i miei professori". Hanno incominciato a sparare. Un confratello lo hanno ucciso subito, con il cervello che gli schizzava via dai fori in testa. "Hai visto? Hai capito?" di nuovo si sono rivolti a me. "Ho visto. Perché uccidete così?" è tutto quello che sono riuscito a dire. Allora hanno sparato anche a me. Erano sicuri di avermi ucciso. Se ne sono andati». Ma dopo poco un nuovo gruppo è tornato, «un gruppo più nu¬ Liliana Madeo

Persone citate: Lorenzo Mondo, Padre Andrea

Luoghi citati: Roma