«Ho visto Pacciani con un amico dove il mostro uccise i francesi»

Firenze, teste ritorna in aula: avevo un peso sullo stomaco Firenze, teste ritorna in aula: avevo un peso sullo stomaco «Ho visto Pacciani con un amico dove il mostro uccise i francesi» UNA SVOLTA NEL MISTERO FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Allora, erano in due vicino alla radura maledetta nei boschi di San Casciano, quella notte di settembre di nove anni fa, quando la pistola del «mostro» uccise una coppia di francesi, ultime vittime della serie, per quanto sappiamo. In due: un uomo il cui volto è sfuggito alla memoria, e Pietro Pacciani. Mezzogiorno è passato da dieci minuti quando Lorenzo Nesi lo racconta ai giudici della corte d'assise e lo fa, assicura, per togliersi «un peso dallo stomaco». Già il 23 maggio aveva, come si dice, reso testimonianza: Pacciani gli aveva raccontato, disse allora, di andare a caccia con la pistola e che i fagiani «cascavano giù dagli alberi come sassi». Ma ora vuol parlare d'altro, ci ha rimuginato su quel che deve riferire, ha esitato e, alla fine, s'è deciso. «La sera del delitto passai da Scopeti: tornavo da una gita dalle parti di Roncobilaccio e presi quella direzione perché la superstrada era chiusa da Firenze a San Casciano». Per non fargli dire quello che sta per dire, la difesa di Pacciani si batte alla disperata: «Credo che si stia inquinando il materiale probatorio», tuona l'avvocato Rosario Bevacqua. Inutile, Nesi prosegue: «A un bivio, incrociai una macchina che veniva da Chiesanuova e vidi che c'era un uomo al volante, il Pacciani, con un altro. Pensai: Pietro sarà andato dalla Sperduto, quella Trittrilla, come la chiamavano». «Lo vide bene?», chiede il pubblico ministero Paolo Canessa. Teste: «Attenzione, io sono convinto come Nesi Lorenzo che era Pacciani». P.m.: «Ma perché non l'ha detto prima?». Teste: «Perché per me sono sicuro, per il tribunale forse c'era un venti-trenta per cento di dubbio. Ma quando Pacciani, quel giorno che ho salito quei tre scalini per venir qui a testimoniare, ha fatto finta di non conoscermi, allora mi son detto: "Lo ha fatto perché temeva che raccontassi che quella sera lo avevo visto". Ecco, questo mi ha fatto perdere quel venti per cento di dubbio». Gli occhi di Pacciani vor- rebbero incenerirlo. Grida: «Ma va' ìa, va' ìa, buffone, buffone...». Teste: «Io buffone 'un me lo faccio dire, Pacciani...». E' troppo per il presidente Enrico Ognibene: «Pacciani, è la terza o quarta volta che oltraggia un testimone. Basta! Portatelo via!». L'imputato china il capo e alza le mani in gesto di resa. L'ha fatta grossa, lo sa anche lui, forse vorrebbe scusarsi, ma soprattutto vorrebbe restare ma stavolta continueranno a discutere del suo destino e lui non potrà neppure ascoltare: una tortura. E Nesi riprende: «Ecco, è stata quella la molla. Ma sia chiaro: il bivio è a circa un chilometro da dove sono stati ammazzati i francesi. E allora il tribunale ci metta ancora un dieci per cento di dubbio. Perché se Pacciani fosse stato sulla 500, beh!, la riempiva tutta e con quello sterzino che aveva pareva un fumetto, ma era su un'altra macchina, una Ford Fiesta e io quella la conoscevo meno. Però, come io ho visto lui, lui ha visto me». «Mah!», esclama l'avvocato Pietro Fioravanti, l'altro difensore, e il tono è di chi non crede una sola parola. Teste: «Avvocato, io ho tutta la stima, ma non voglio mica che lei mi prenda per il culo!». Stima o non stima, Nesi è uno che non conosce timidezza. Indossa una polo gialla, le maniche rovesciate su quelle della giacca blu, pantaloni attillati, mocassini. Lo attacca l'avvocato Bevacqua: «Ma lei ha portato dei ragazzini a Firenze, una volta?...». Teste: «Come sarebbe?!? f Vanni ogni tanto veniva da me e mi diceva: "Benzino, che vai a Firenze?" perché il Vanni è un buono, un misero, un mite...». Per la verità, Mario Vanni, il postino di San Casciano, compagno assiduo nella brigata di Pacciani, tanto buono non è sembrato quando è venuto a deporre: un giorno, ha dovuto ammettere, buttò per le scale la moglie incinta, poi gli nacque una figlia handicappata. Ma ora Nesi ripete: è un mite». «Nel mite orto solingo...», recita soave l'avvocato Bevacqua. E gli fa eco il pubblico ministero Canessa: «... rinverdì tuttorora...». Ma Nesi non ci sta. «Lei seguita a pigliarmi per il culo, avvocato». Avvocato Bevacqua: «Ma io faccio poesia...». Teste: «No, lei fa ironia. Icché voi dire: "portava i ragazzi"? Da come dice lei, pare che portassi dei ragazzini a puttane. In questo processo si scivola sempre sul truce, e soprattutto contro i testimoni che vengono a fare il su' dovere. Io accompagnai Vanni qualche volta da una prostituta e se proprio lo voi sapere ci andai anch'io...». Avvocato Bevacqua: «Lo accompagnò, accompagnò i ragazzi, quelli del 99, che so, quelli dell'85. E questo è un reato: favoreggiamento della prostituzione». Teste: «Ma mi faccia il piace¬ re...». E' il caos. Difensori e pubblico ministero si azzuffano, il presidente che vuol riportare la calma non lo ascolta nessuno. E allora vien deciso un quarto d'ora di break. Difficile smontare questo testimone, ma bisogna pur tentare. Così quando si riprende Bevacqua chiede: «Di che colore era l'auto su cui sarebbe stato Pacciani?». Teste: «'Un me lo ricordo, forse sul rosso chiaro, insomma più chiaro che scuro: e poi guardai chi guidava, non la Fiesta». Avvocato Bevacqua: «Ma come fece a vederlo, se era notte?». Teste: «Con la luce dei fari». Avvocato Bevacqua: «Quella sera ha detto di essersi fermato a man¬ giare una pizza. Che pizza era?». Teste: «0 avvocato, non me lo ricordo che pizza ho mangiato. La mi domanda che pizza ho mangiato dieci anni fa... Guardi che sono domande ridicole, son cose d'acqua calda, lei sogna». Un ultimo tentativo: «Insomma, perché ce l'ha tanto con Pacciani?», chiede l'avvocato Bevacqua. «Ma nemmen per idea. Era una persona simpaticissima, affabile, i' Pacciani. Dopo è venuta fuori la storia delle violenze alle figlie. Io sapevo solo che lui aveva tirato una coltellata in un braccio a uno». Avvocato Fioravanti: «Ma lei ha nel cervello Pacciami». Teste: «Ma no che non ce l'ho ni' cervello, Pacciani!». In quella gita lo accompagnavano altri: saranno tutti sentiti, naturalmente. Una giornata pessima, per il Pacciani Pietro, imputato di sedici omicidi, e pessima anche per il Bruni Gino, testimone. L'ex guardacaccia avrebbe raccontato di come Pacciani avesse una Beretta calibro 22. Alla corte l'avevano riferito Giampaolo Cairoli, impresario milanese, e la sua compagna, Emanuela Consigli. Ci avevano pensato a lungo, i due, prima di fare il racconto al magistrato. Ed erano apparsi subito sinceri e credibili. Anche ieri hanno confermato quell'impressione. Bruni, che ha 85 anni ed è malato di tumore, ha raccontato di aver avuto un litigio con Pacciani che lo aveva picchiato selvaggiamente. «Se mi denunci e vado in galera, se esco la mattina ti ammazzo alla sera, se esco la sera ti ammazzo la mattina», gli aveva detto l'imputato. Ieri il Bruni ha però negato di aver mai parlato della pistola, di aver mai parlato con Cairoli. Cocciuto come un mulo ha resistito al confronto con l'impresario, ma non ha convinto nessuno. E il presidente Ognibene è sbottato: «Va bene, lei ha 85 anni, ma non dice la verità e non la vuol dire. E' sconfortante, è grave». Poi era arrivato Nesi a testimoniare: la Corte lo ha ascoltato con attenzione, non è però rimasta convinta. Ma un dubbio, Nesi, l'ha gettato in mezzo all'aula: con chi era Pacciani, quella notte? Vincenzo Tessandori «Era la sera del delitto, lo vidi bene» L'imputato s'infuria: «Sei un buffone» e il presidente lo espelle dal tribunale 1 A SFAVORE EX AGENTI ITALO-AMERICANO Mister Joseph Bevilacqua ha detto davanti ai giudici: «Ho visto Pacciani nei luoghi in cui fu uccisa la coppia francese pochi giorni prima del delitto». 2u FIGLIE Graziella e Teresa Pacciani, con le loro testimonianze, hanno cambiato il profilo che di sé l'agricoltore voleva dare ai giudici: un poveruomo. 3 IL MOTORINO Più di un testimone ha visto al Galluzzo, dove furono uccisi nell'83 i due tedeschi, un motorino rosso: stesso modello di quello di Pacciani, che c'è l'ha giallo e blu. In realtà, lo ha ridipinto: originariamente era rosso. 4 MISURE DEL CORPO Se l'altezza «assolve» Pacciani, altre misure lo «condannano»: i fori sul furgone dei tedeschi variano fra 137 e i 144 centimetri, la distanza fra la terra e il braccio destro e la terra e la spalla di Pacciani corrispondono. 5 MINACCE Al TESTI In più di un'occasione, Pacciani ha insultato i testimoni che, con le loro dichiarazioni,. lo hanno messo in difficoltà. E alcuni testi hanno raccontato in aula di altre minacce ricevute dall'agricoltore. Pie e lu STATURA Negli anni del delitto era alto 1,68: 12 centimetri in meno dell'altezza del mostro, indicata dagli esperti dell'istituto di criminologia di Modena. 2 L'EX FIDANZATA Miranda, la donna per la quale Pacciani uccise 43 anni fa, gli ha dato una mano, testimoniando: «Dopo l'omicidio l'ho rivisto una sola volta». L'accusa sosteneva che lui, dopo il delitto del '51, ha continuato a inseguirla e, correndole dietro, ha continuato ad ammazzare, tanto da diventare «il mostro». 3 IL GUARDACACCIA Gino Bruni, 85 anni, anche ieri ha negato che Pacciani gli avesse confidato di avere una pistola Beretta 22, quella che ha sparato in tutti i delitti del «mostro». Pietro Pacciani e, in alto, Lorenzo Nesi, il supertestimone che lo ha messo nei guai

Luoghi citati: Chiesanuova, Firenze, Modena, San Casciano