Arriva dall'Europa la sentenza su Major

Oggi alle urne per il Parlamento di Strasburgo anche Olanda, Irlanda e Danimarca, lo spoglio solo domenica Oggi alle urne per il Parlamento di Strasburgo anche Olanda, Irlanda e Danimarca, lo spoglio solo domenica Arriva dall'Europa la sentenza su Major Si vota in 4 Paesi, un solo dubbio: quanto perderanno i Tory? LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Da oggi si vota per il Parlamento europeo. Quattro dei dodici Paesi dell'Unione europea - Gran Bretagna, Irlanda, Olanda e Danimarca - vanno infatti alle urne con tre giorni d'anticipo sugli altri. Sono Paesi nei quali il voto avviene tradizionalmente il giovedì e neppure un desiderio di uniformità europea ha suggerito un cambiamento. I risultati, come quelli degli altri Paesi, saranno noti fra domenica sera e lunedì: lo spoglio, infatti, è rinviato al momento in cui si chiuderà l'ultimo seggio europeo, la sera di domenica. Ma per l'Inghilterra l'unica incognita è la durezza della batosta per i conservatori; e uno sciopero indetto dalla Bbc priverà gli inglesi, stasera, degli exit-poli sulla misura di quella sconfitta. L'ultimo sondaggio, pubblicato ieri dal Daily Express, indica che i Tories potrebbero conquistare una ventina degli 87 seggi a disposizione; e se così fosse, nonostante il calo rispetto ai 32 conquistati nel 1989, il governo di John Major sarebbe salvo dalle insidie che ne tormentano l'impacciato cammino. Nelle scorse settimane, infatti, si era fatta strada l'ipotesi di un crollo a non più di dieci seggi, forse anche meno; e da più parti si era detto che in tal caso il primo ministro avrebbe dovuto dimettersi. Le europee inglesi sono diventate una sorta di referendum sul futuro di questo governo e del partito che da 15 anni - grazie soprattutto agli «anni d'oro» di Maggie Thatcher - occupa Downing Street. Ciò non significa che i temi europei, in una campagna elettorale caratterizzata dall'abituale combattività, siano stati sempre relegati in secondo piano. Hanno anzi avuto, a tratti, un ruolo preminente: proprio per le difficoltà di Major nello zittire i lamenti e le minacce dei suoi euroscettici, che lo hanno costretto a ribadire quelle posizioni d'intransigenza - il primato degli interessi britannici sulla voce di Bruxelles, per esempio che sono musica per le orecchie più sorde ai richiami europeistici e anatema per i federalisti. Certo, i temi di spiccato sapore interno, in quella che molti considerano una «prova generale» di future elezioni politiche, hanno prevalso. La crisi economica che l'Inghilterra si è ormai lasciata alle spalle, ma non attraverso una ripresa folgorante come i più avrebbero auspicato. Il voltafaccia dei conservatori che, dopo avere sconfitto i laboristi nel 1992 accusandoli di voler tartassare gli inglesi con le tasse, si sono visto costretti dalle realtà economiche a usare l'arma fiscale. Gli scandali grandi e piccoli che a più riprese, negli ultimi mesi, hanno travolto i Tories. «Fategli sapere che ne abbiamo avuto abbastanza», è stato il grido di battaglia del Labour Party. Ma l'improvvisa morte del loro leader John Smith, il mese scorso, ha privato i laboristi di quella marcia in più che avrebbe davvero potuto trasformare la sconfitta conservatrice in una débàcle. «Questo governo incompetente non è in grado di svolgere il suo lavoro e non merita la vostra fiducia», tuona Margaret Beckett, leader pro-tempore del partito. Ma i suoi seguaci, proiettati semmai sull'imminente battaglia per la successione a Smith per la quale il grande favorito re- sta Tony Blair, si sono adagiati sul 45 per cento del voto popolare (rispetto al 27 dei conservatori e al 22 dei liberal-democratici) che decreta il sondaggio del Daily Express. Una sconfitta umiliante, cui potrebbe contribuire anche l'ascesa - nelle circoscrizioni elettorali già di fede conservatrice - dei liberaldemocratici di Paddy Ashdown, visti come alternativa moderata ai laboristi nella protesta contro i Tory. [f. gal.] Gli ultimi sondaggi danno i laboristi al 45%. Bene anche i liberaldemocratici GRUPPO ARCOBALENO VERDI —HÉ 28 198 SOCIALISTI COALIZIONE DEMOCRATICI EUROPEI COALIZIONE DELLE SINISTRE LIBERAL DEMOCRATICI IL PARLAMENTO EUROPEO POPOLARI EUROPEI Il premier John Major è appeso a un filo: se la sconfitta alle Europee sarà disastrosa potrebbe dimettersi

Persone citate: John Major, John Smith, Maggie Thatcher, Margaret Beckett, Paddy Ashdown, Tony Blair