LUCA DONINELLI VOCI DAL SOTTOSUOLO di Masolino D'amico
LUCA DONINELLI VOCI DAL SOTTOSUOLO LUCA DONINELLI VOCI DAL SOTTOSUOLO Nelle «Decorose memorie» il commiato da T estori mentalmente buono, di coltivare il piacere dell'onestà, di avere rinchiuso nel passato e nel sogno (avendolo in realtà oscurato) il rodio della corru¬ manzo La revoca, i residui di un furore verbale, di una astiosità, di una azzardata contaminazione tra sacro e profano che evocava l'ombra di Testori, a Doninelli carissimo ma irripetibile. Mi pare cioè di dovergli accreditare l'acquisto di una misura che è autonomia, maturità di giudizio e scrittura. Ne è cosciente lo stesso Doninelli, quando manda il figlio della vedova di via Aselli a gettarsi proprio dal ponte della Ghisolfa. Si direbbe l'appuntamento con uno dei luoghi deputati della realtà e dell'immaginazione di Testori. In una specie di omaggio postumo che rappresenta anche un affettuoso ma franco commiato. tundimento della volontà, come precipite e abbietta disperazione. La madre continua a credere alla loro sostanziale bontà, alla reversibilità del bene cui erano stati educati da ragazzi, a Dio che «combina le cose per il meglio». E davanti al suo letto di malata terminale avviene lo strappo dalla catena: un figlio corre a suicidarsi, l'altro va a farsi ammazzare in Africa come missionario. Non c'è nulla di accomodante o dolciastro ih queste «conversioni», che esigono il prezzo del sangue, dal suicidio alla morte per cancro; troppo tragico è il sentimento della vita che anima Doninelli, il suo radicalismo morale. Altro pezzo, assai notevole, è «Gli intrusi». Un professore di solidi principi, gratificato da una famiglia splendida, cede al contagio di una collega che lo distrugge attraverso una specie di vampirismo psichico. E tutto ha origine dalla sua convinzione di essere fonda¬ zione. Apocalisse borghese La secchezza del riassunto non rende merito alla qualità di racconti in cui, più che i fatti, contano le investigazioni crudeli e stupefatte dell'anima, i sottosuoli ramificati della coscienza. Va detto anche che mai come ora, sulla comune tonalità di fondo, Doninelli riesce a variare il suo registro espressivo. Nell'aria persa dell'apocalisse borghese e metropolitana trovano spazio le venature umoristiche e grottesche, l'aggiornamento del racconto nero, la riscoperta incredula, trepidante, di un amore pulito. Vengono meno poi, rispetto al precedente ro¬ Lorenzo Mondo Luca Doninelli Le decorose memorie Garzanti pp. 239, L 32.000 punteggio doppio) in quelli già setacciati dall'amico. Sir Mortimer presiede benigno e rispettato su questo cicaleccio fatto in gran parte di nomi. Uno offre una frase e gli altri cercano di attribuirla: «Grimod?», «No, il marchese di Cussy, tanto stimato da Baudelaire. Oppure era Coustine?», «Non so; assomiglia a Marmontel e a Carmontelle». «Pugin et Puget». «Sénac de Meilhan e Maine de Biran». «Orrery e Ossory». «Condillac e Condorcet». «Mahaffy e Cavafy». Come ci si aspettava il ficcanaso Stephen intuisce che Sir Mortimer è stato assassinato, e in due visite successive, sempre galleggiando in questo mare di sapere abbastanza esoterico, scopre la verità, la conclusione di Peter Levi risultando in carattere col resto. Strenuamente annotato nell'accettabile versione di Amedeo Poggi, il risultato è un maelstrom di snobismo libre sco: un certo tipo di lettore lo troverà godibile, anche se i frequentatori abituali del ro manzo poliziesco faranno forse meglio a tenersi lontani. Masolino d'Amico Cyril Connolly - Peter Levi Mistero al club trad. Amedeo Poggi Rosellina Archinto, pp. 196, L 24.000
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