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Aveva 84 anni Aveva 84 anni Burle Marx è morto il re dei giardini VEVA il giardino pieno di serpenti, scorpioni e tarantole. Bestiole che lo riempivano di gioia, come le orchidee sulla veranda, le farfalle e i colibrì fra gli alberi immensi del suo parco, degna residenza di un paesaggista fra i più geniali del secolo. Roberto Burle Marx è morto proprio lì, nel «sitio» di Santo Antonio da Bica a Campo Grande, a una quarantina di chilometri da Rio de Janeiro. L'architetto brasiliano era un «patriarca» verde di 84 anni, con una voce da tenore e una capigliatura leonina e candida, alla Jorge Amado. Aveva progettato oltre duemila parchi, giardini, aree verdi e piazze in tutto il mondo, e lavorato con i più grandi architetti del suo tempo: da Oscar Niemeyer a Le Corbusier. Uno dei suoi ultimi lavori è il Biscayne Boulevard di Miami, un'altra opera famosa è il lungomare di Copacabana, dove aveva messo palme da cocco sinuose e ricurve, come le onde dell'oceano. La sua grande passione erano le piante: le allevava, le innestava fra loro, le riproduceva. Fra i primi difensori della foresta amazzonica, salvò molte specie, facendole acclimatare nel suo podere, mentre altrove erano in via di estinzione. Qualcuna porta il suo nome: «Heliconia burlemarxii», «Begonia burlemandi». L'architetto lascia una straordinaria collezione di oltre 3500 piante, scoperte nel corso di decine di spedizioni in Amazzonia e Mato Grosso; costituiscono la base di un centro di ricerca gestito dal governo brasiliano, che porta il suo nome. Roberto Burle Marx (il padre era cugino del celebre Karl) era venuto in Italia nel novembre del '92, inaugurando a Pistoia la più grande mostra antologica che gli fosse mai stata dedicata in Europa. La città toscana gli aveva attribuito la cittadinanza onoraria e la facoltà di Architettura di Firenze una laurea honoris causa. Cario Grande