Banderas per il «Che» non dormo più di Gian Antonio Orighi

L'attore è fra i protagonisti di «Evita», il nuovo e già criticato film di Stone L'attore è fra i protagonisti di «Evita», il nuovo e già criticato film di Stone Banderas: per il «Che» non dormo più Presidente argentino: cambia il copione Il regista si oppone: me ne andrò altrove MADRID. «Banderas, el conquistador», così l'ha definto il «Times». Antonio Dominguez Banderas, l'attore spagnolo che, nonostante la sua giovane età, 33 anni, è ormai un mito mondiale corteggiato da registi del calibro di Spielberg che lo ha scelto per il ruolo del suo prossimo «Don Juan» e temuto dagli attori americani che contro di lui vogliono indire uno sciopero. Banderas torna sul set interpretando il ruolo del guerrigliero Ernesto Guevara, il «Che», nel kolossal da 50 milioni di dollari «Evita», che Oliver Stone girerà in Argentina il febbraio prossimo. «Evita», un progetto che l'autore di «JFK» accarezza dall'87, è la trasposizione cinematografica della celebre omonima opera rock di Lloyd Webber e Rice del '78 ed è imperniato sulla vita di Eva Duarte Perón, la bellissima e popolarissima prima moglie del dittatore giustizialista argentino Juan Domingo Perón. La «pasionaria de los descamisados», morta a 33 anni e da allora autentico mito del partito giustizialista, attualmente al governo con il premier Menem, sarà interpretata dalla statunitense Michelle Pfeiffer. «Evita» aveva tentato ben sette registi, tra cui Ken Russell e Franco Zeffirelli. Le attrici candidate sono state Liza Minelli (Russell), Barbra Streisand (Zeffirelli), Madonna (Stigwood). Antonio Banderas, che «Vanity Fair», dedicandogli la copertina, ha osannato come il «latinlover ed il mito erotico degli Anni Novanta», ha festeggiato, nella notte di Madrid, il suo quarto importante impegno con la cinematografia Usa («Mambo Kings», «Philadelphia», «Intervista con il vampiro) in una terrazza di moda e con gli amici di sempre, tra cui spiccava il regista Pedro Almodóvar che, con «La legge del desiderio» (il primo film in cui Banderas interpretava un ruolo gay), lo aveva lanciato. Bevendo Cuba libre, Banderas ha raccontato come si è aggiudicato l'ambito ruolo del «Che», che inevitabilmente riaccenderà le proteste degli attori latino-americani in Usa. Recentemente a Los Angeles c'è stata una vera rivolta di tutti gli attori, i quali hanno indetto una manifestazione perché Banderas si aggiudica tutti i ruoli di personaggi latini. «E' curioso quello che mi è successo - ha detto -. Non molto tempo fa ho dichiarato che, con "Intervista con il vampiro", l'ultimo film di Neil Jordan ancora inedito, finiva una tappa del mio rapporto con il cinema americano. Ero molto contento delle occasioni che mi erano state offerte, ma anche un po' stufo di interpretare sempre ruoli secondari a cui non potevo offrire il meglio come attore. Il fatto del sex-symbol va benissimo, ma solo quando si accompagna al lavoro, altrimenti può diventare un handicap nel lungo periodo. Poi un giorno mi ha telefonato Oliver Stone e mi ha fatto cambiare idea». «Il regista mi ha detto che aveva deciso di sospendere il progetto su cui stava lavorando, un film sull'ex dittatore di Panama Noriega, per riprendere una volta per tutte la versione cinematografica di "Evita". Ho vissuto due settimane con una tensione nervosa incredibile, Stone aveva già deciso che la protagonista sarebbe stata la Pfeiffer. Me la presentò Almodóvar a Los Angeles due anni fa e lei, quando si dice il caso, si ricordava ancora di me, però doveva vederci insieme in studio e verificare che le nostre voci fossero giuste per lo spartito di Lloyd Weber. Fino a quando non mi ha offerto il contratto, ho dormito due o tre ore al giorno perché sono cosciente di quanto possa significare questo ruolo per la mia carriera internazionale. Adesso che l'ho ottenuto comincerò a farmi crescere la barba». Banderas ha interpreto anche «Il Giovane Mussolini», «ma io lo avrei intitolato "La trappola"», dice ridendo. Ora non dovrà sforzarsi tanto come per inter- pretare il Duce. Lui, nato nella «rossa» Malaga, è da sempre di sinistra. Nelle politiche dell'anno scorso appoggiò apertamente il partito socialista di Gonzàlez. E due mesi fa, al «Periodico de Cataluna», confessò: «Mi ricordo che, a vent'anni, ero un militante anarchico e organizzavo comizi. Facevo anche, con il "Gruppo Ottobre", teatro nelle piazze. Un'avventura meravigliosa». Ma «Evita» suscita accese polemiche in Argentina. Mcnem, ricevendo alla «Casa Rosada» Stone, prima gli ha promesso pieno appoggio, poi gli ha vietato di girare alcune scene negli edifici governativi. Oliver Stone si è detto esterrefatto per il voltafaccia del presidente, forse Menem ha ceduto alle pressioni di chi considerano l'opera rock, un «falso storico ed un pamphlet antiperonista», non a caso mai rappresentato a Buenos Aires. Il ministro degli Interni, Ruckauf, ha scritto a Stone chiedendogli di «rispettare la verità storica». Stone ha tagliato corto: «Mi limiterò a riformulare, per il cinema, il musical e rispetterò fedelmente il copione». Poi giovedì scorso la richiesta da parte del Presidente argentino di modificare il copione. Nello spettacolo, che nel 1979 vinse il premio Tony (l'Oscar per il teatro) e diventò in seguito un successo mondiale, Eva Peron, è raffigurata come una specie di sgualdrina. Menem ha definito l'opera di Lloyd Weber e Rice «un'infamia, il copione e i testi diffamatori, offensivi». «Se la nostra presenza non sarà gradita ha ribattuto Stone - vorrà dire che cercheremo altre soluzioni. Ma il copione non si tocca». Gian Antonio Orighi Il kolossal dovrebbe costare oltre 70 miliardi di lire Hollywood contro lo spagnolo «Si accaparra tutti i ruoli di personaggi latini» Antonio Banderas, nuovo «Che» Sotto: Oliver Stone

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