Straordinaria questa «Alico», dietro c'è Tom Waits
Straordinaria questa «Alio», dietro c'è Tom Waits Messina: successo dell'opera, untata in inglese e recitata h- adesco, messa in scena con Robert Wilson e Paul Schmidt Straordinaria questa «Alio», dietro c'è Tom Waits Brava Annette Paulmann, tra gli strumenti il «Theremin» comandato a distanza MESSINA. Straordinario spettacolo questa «Alice» che gli americani Robert Wilson, Tom Waits e Paul Schmidt hanno tratto dal testo di Lewis Carroll e che il Thalia Theater di Amburgo ha presentato l'altra sera in prima nazionale al teatro «Vittorio Emanuele». Il terzetto Wilson (sceneggiatore e scenografo) Waits (musicista e autore dei testi lirici) e Schmidt (autore dei testi recitati) va citato insieme, perché lo spettacolo nasce, evidentemente, da un progetto unitario che è quello di ricostruire sulle scene l'atmosfera della fiaba di Alice e di trasmetterla a noi, uomini d'oggi, con l'immediatezza comunicativa di un racconto attuale. La rielaborazione del testo, recitato in tedesco e cantato in inglese, è molto ben condotta: gli episodi sono brevi ed essenziali e costruiscono una drammaturgia per colpi di scena su cui la fantasia e la suprema bravura tecnica di Robert Wilson si esercitano, come inebriandosi della propria capacità inventiva. L'occhio è colpito, suggestionato, eppure mai travolto da una miriade di invenzioni coloristiche, luminose e architettoniche che creano un gioco fantasmagorico in continua trasformazione. Alcuni esempi. Ecco un cantante di cui si vede solo la testa incorniciata da un grande tondo di stoffa: mentre attacca la sua arietta, da quel gigantesco collare si svolge il corpo del grande bruco verde che, gonfiandosi d'aria, occupa tutta la scena; eccone un altro imprigionato, come una figura di Bosch, in un uovo da cui escono una gamba e un braccio. La scena cambia continuamente; fondali rossi gialli blu, meravigliosamente sfumati; c'è un parallelepipedo verde, come una scatola, in cui si aprono finestre di luce rossa mentre dal fondo e dall'alto salgono o scendono, alternativamente, rami d'albero, concrezioni rocciose, lastre di ve- tro sospese sulla scena e leggermente roteanti, come una scultura di Calder. Fantastici i costumi di Frida Parmeggiani, talvolta zoomorfi con uomini-pinguini, bianchi e neri, parrucche colorate di capelli che prolungano, come nuvole di cotone grigie, rosa, azzurre, la figura degli attori che cantano in inglese, recitano in tedesco, corrono, ballano, saltano, si muovono in gruppi o da soli per il piacere di chi guarda e di chi ascolta. La parte musicale è assai estesa e aggiunge a questa suggestione visiva una compo¬ nente sempre controllata di evocazione fantastica. Tom Waits scrive canzoni che trapuntano l'azione recitata come le arie dell'«Opera da tre soldi» o quelle dell'antico «Masque» inglese che è forse il riferimento storico più utile per capire il carattere, lieve e fantastico, di questa ((Alice»; le canzoni sono leggere e melodicamente affabili. In orchestra ci sono pochi strumenti tradizionali come legni e ottoni, pianoforte e armonium, accanto a un gruppo di percussioni e a strumenti elettronici come il violino digitale, varie tastiere, e il theremin, un pannello con una antenna a cui le mani del suonatore si avvicinano e da cui si allontanano, producendo una gamma di quattro ottave e mezza con un suono simile al violino, al violoncello ed alla voce umana. Questa aura elettronica fluttua, ticchetta, sibila dolcemente attorno alle voci; oppure si effonde in momentanei uragani e tem¬ peste: ventate rapide e crudeli cui partecipano anche suoni reali, altre volte leggerissimi e alludivi, come lo sciabordìo dell'acqua contro il fondo di una barca, o il cinguettìo degli uccelli. Lo spettacolo procede così: canzoni suadenti e abbandonate, ritmi cullanti di swing, poi squarci drammatici crolli improvvisi, e di nuovo la delicatezza della fiaba: il tutto derivante dalla unità del progetto poetico-visivo-musicale che è forse il dato più rilevante e certamente l'origine diretta di questa riuscita. Risultato: il pubblico italiano, anche di fronte all'ostacolo della lingua, segue lo spettacolo con attenzione. Applauditissimi i 12 cantanti tra cui ricorderemo almeno Annette Paulmann nella parte di Alice. Dimenticavo i tre fondali-sipario dipinti da Bob Wilson in un astrattismo ruggente e sognatore. Paolo Gallarati Tom Waits ha scritto le musiche alla maniera di «L'Opera da tre soldi» o dell'antico «Masque» inglese
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