Paperino per sempre il bambino che è in noi di Guido Tiberga

16. Paperino per sempre il bambino che è in noi EHI io? Oh no, io ho un gran mal di pancia». Le prime, storiche parole di Paperino, esattamente sessant'anni fa, furono queste. Parole da ascoltare, non da leggere: come tutti i personaggi creati dalla fantasia di Walt Disney, anche il grande Donald Duck è prima dì tutto un cartone animato, e solo in seguito diventa un fumetto. Il «mal di pancia» di Donald Duck, nome originale del personaggio, era naturalmente una scusa per non lavorare. Era il 9 giugno 1934, e in un cinema della California si proiettava La gallinella saggia, nuovo episodio delle Silly Simphonies. Storie brevi, senza protagonisti fissi, in cui Disney metteva in musica favolette edificanti a sfondo morale. La «gallinella saggia» è la versione americana della formichina operosa. Paperino, insieme con un altro comprimario presto dimenticato, tale Meo Porcello, era la cicala imprevidente e lavativa. Era un Paperino diverso da quello di oggi: il becco più lungo e appuntito, il collo più alto sulle spalle, i piedoni palmati più sporgenti. Persino più basso di statura: nel secondo cartoon della carriera, il nostro recita per la prima volta al fianco di Topolino, e gli arriva più o meno alla cintola. Il carattere, se possibile, era ancora peggio di quello di oggi: pigro, irascibile, indolente. Senza gli slanci di bontà e generosità che siamo abituati a vedere soprattutto nelle sue avventure «made in Italy». Il primo Paperino, disegnato dagli animatori Dick Huemer e Art Babbit, ebbe presto una versione «minore» a fumetti. La Disney, in quegli anni, usava le strisce sui quotidiani come uno strumento di marketing per sostenere i cartoons. La sua fortuna fu quella di essere assegnato a disegnatori che avrebbero scritto pagine importanti nella storia del fumetto: Al Taliaferro, il creatore di Paperina, e Floyd Gottfredson. La «carriera» del Paperino a strisce fu rapida. In Italia prima che altrove: già nel 1937 Federi- co Pedrocchi gli dedica una testata, facendone l'eroe di una lunga serie di storie a metà strada tra la comicità e l'avventura. Negli Stati Uniti, intanto, il povero Donald si conquista uno spazio da protagonista sui quotidiani, e nel 1939 raggiunge il traguardo dei grandi: la tavola domenicale. Il «vero» successo di Paperino, paradossalmente, è la guerra: Walt Disney concede al Dipartimento per la Difesa l'uso gratuito del personaggio per la campagna di arruolamento. Immagini «guerriere» del Papero più mite del mondo finiscono di- pinte sulle ali dei caccia americani e cucite sulle mostrine dei militari. Si moltiplicano i film di propaganda: uno di questi, Der Fuehrer's Face, arrivò all'Oscar. Nel cartone - dove compaiono anche le caricature di Hitler, Hirohito e Mussolini - Paperino sogna di essere un tedesco, costretto a fare il saluto romano e il passo dell'oca. L'incubo diventa insopportabile quando Paperino ha una visione di se stesso nei panni di Hitler, con tanto di baffetti e occhio spiritato. E' troppo: e al risveglio, Paperino bacia la riproduzione della statua della Libertà che tiene sul comodino e ringrazia Dio di essere nato negli Stati Uniti... Durante la guerra, nel 1942, accade un fatto apparentemente secondario, ma destinato a cambiare radicalmente la sorte editoriale di Paperino. Cari Barks, un intercalatore che dal 1926 lavorava ai cartoni animati, lascia gli studios. «Non mi piaceva che ci fossero tanti capetti che ti sorvegliavano da dietro le spalle per controllare come lavoravi, criticando di continuo quello che facevi», racconterà più tardi in una intervista. Barks, prima di andarsene, aveva lavorato a una lunga storia a fumetti, Paperino trova l'oro dei pirati, sul soggetto di un cartone animato messo in cantiere e mai portato a termine. Proprio in quel momento la casa editrice Western aveva ottenuto l'autorizzazione a pubblicare avventure con i personaggi Disney: ingaggiò Barks, e in breve Paperino divenne la stella di un vero e proprio universo di paperi. Barks inventò Paperon de' Paperoni, la banda Bassotti, costruì dal niente una intera città: Duckburg, in italiano Paperopoli. «Barks - dice lo storico del fumetto Franco Fossati - dà vita a un personaggio a tutto tondo, modellandolo un po' a propria immagine e somiglianza e mettendo nelle storie molte delle sue esperienze, dei suoi sogni, delle sue simpatie e antipatie». E' il trionfo di Paperino, cui collaborano anche molti autori italiani: Luciano Bottaro, Giovanni Battista Carpi, Romano Scarpa. Nasce quasi una contrapposizione con Topolino, il simpatico arruffone contro il perfettino che non sbaglia mai. Paperino piace soprattutto ai «grandi», al punto che uno studioso inglese, Robin Allan, ha recentemente dedicato a lui e agli altri personaggi della banda Disney una tesi di dottorato all'università di Exeter. «Paperino - dice il critico americano John Grant - tocca una corda in quella parte del cuore che rimane per sempre bambina. Anche noi vorremmo., adesso e sempre, comportarci come Paperino, se solo pensassimo di potercela cavare...». Guido Tiberga La sua immagine ceduta gratis per la campagna di arruolamento 16. Lunedì 6 Giugno 1994 Società' e Cultura

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