Gli psicologi: «Quel ragazzo mortifica la virilità del padre»

Gli psicologi: «Quel ragazzo mortifica la virilità del padre» Gli psicologi: «Quel ragazzo mortifica la virilità del padre» Forse ha ragione la psicologa Maria Rita Parsi quando lo definisce «un disabile dell'anima». Forse è vero che quel fabbro, violento con il figlio menomato, «non vuole vedere materializzato un handicap che ha dentro di sé». O, forse., il fenomeno non è altro che «un rifiuto primitivo del diverso», come propone lo psichiatra Vittorino Andreoli. Bisognerebbe scavare a fondo nelle ragioni di quell'anima, nella storia di quell'uomo, dei suoi condizionamenti, prima di giudicare. E adesso che Gianluigi è al sicuro dalle botte cattive di suo padre, si può soltanto cercare di capire «perché», lasciando il violento alla giustizia. «Quel figlio colpito negli arti, impedito nella forza, nell'autonomia, nella virilità, quell'unico figlio maschio - commenta Maria Rita Parsi - deve aver offeso l'uomo che, mi sembra abbia grossi problemi d'identità e, magari, a sua volta, avrà alle spalle storie di violenze subite». Un attacco al narcisismo del padre, alla sua immagine maschile. «Tant'è vere - continua la psicologa - che l'uomo unisce figlio e moglie in un unico disprezzo («mongoloide, sei scemo come tua madre»), forse perché, come certi soggetti, ritiene la donna nient'altro che un maschio svirilizzato e, di conseguenza, un maschio menomato gli sembra una donnetta». Il fabbro di Palese, dunque, picchiava soprattutto la propria delusione rappresentata in quel povero ragazzo e invece di sentire pena e desiderio di protezione, per lui provava soltanto rabbia. Ignoranza? Mancanza di istinto paterno? Nella società moderna gli istinti, materno e paterno, non esistono più, si tratta ormai di «comportamenti acquisiti». Le percosse agli handicappati, purtroppo, sono molto più diffuse di quanto si pensi. «E anche il ceto sociale non c'entra poi molto», dice Vittorino Andreoli che preferisce parlare dell'argomento «in generale», non conoscendo i termini precisi della vicenda di Palese. Gli istituti, rivela lo psichiatra, sono pieni di disabili che le famiglie non vogliono vedere neppure per pochi giorni, neppure se messe nelle condizioni di provvedere loro materialmente. Il disagio psicologico che molti genitori avvertono nei confronti del figlio handicappato sembra di difficile soluzione: è l'incapacità di sapersi identificare con una creatura che non riescono a sentire come proiezione di se stessi. E non c'è aiuto psicologico che possa sostituire la capacità di amare. [d. dan.] Vittorino Andreoli

Persone citate: Maria Rita, Palese, Vittorino Andreoli